Vaccini con AstraZeneca, Amati: “Il programma vaccinale non può somigliare al gioco dell’oca”

“Migliaia di dosi in frigorifero del vaccino AstraZeneca e fascia 79-70 rinviata a dopo il 12 aprile. La ragione? Gli uffici regionali riferiscono che quelle dosi servono per coloro che assistono le persone fragili e i disabili, i caregiver, i quali a loro volta riferiscono che i medici di medicina generale, cioè quelli che dovrebbero vaccinarli, non hanno dosi e hanno rimandato il tutto a data da destinarsi. Ma cos’è questo il gioco dell’oca?”.

Lo dichiara il presidente della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Ancora stamattina il sito del ministero riporta una disponibilità di vaccini AstraZeneca per la Puglia pari a circa 80.000, ma su questo gli uffici regionali dichiarano una minore provvista, pari a circa 39.000.
Prima domanda: perché il Ministero sbaglia così clamorosamente i dati e la Regione non chiede un’immediata correzione? Si attende risposta.
Andiamo avanti. Queste dosi dovrebbero essere usate per la fascia d’età 79-70, ma il sistema informatico abilita le ASL alla prenotazione solo per data successiva al 12 aprile.
Seconda domanda: perché perdere tanti giorni, considerato che il tempo perso miete vittime? A questa domanda la risposta è che quelle dosi, 39.000 o 80.000 (prima o poi capiremo) servono per vaccinare gli assistenti, caregiver, delle persone fragili o disabili.
E qui sorge spontanea la terza domanda: cosa dicono sull’argomento i vaccinatori di questi assistenti, cioè i medici di medicina generale?
Dicono che non hanno certezze sul calendario delle inoculazioni e che ancora non hanno ricevuto in distribuzione nemmeno una fiala.
Se dunque le notizie servono per conoscere la verità e dando per buone tutte queste risposte, qual è la conclusione? Che abbiamo circa 80.000 o 39.000 dosi di vaccino AstraZeneca da inoculare ai 79-70enni, oppure agli assistenti dei fragili o disabili, e che per clamorose difficoltà organizzative le teniamo in frigorifero. Ecco tornati al punto di partenza, come nel gioco dell’oca, ma con la differenza che questo non è un gioco.
Mia domanda: ma la vogliamo smettere di fare i burocrati, quelli delle carte da mettere a protocollo, e cominciare, senza perdere nemmeno un minuto, la più grande campagna vaccinale che ci sia? Aggiornamento a domani”.

SMA, Amati: “Notizia meravigliosa. La Puglia prima regione italiana con obbligo generalizzato di screening neonatale”

“Una notizia meravigliosa. Da oggi la Puglia è l’unica regione italiana in cui è obbligatorio sottoporre tutti i neonati a screening per diagnosticare la SMA e così offrire loro la possibilità di accedere tempestivamente a tutte le cuore disponibili. Ho visto così tanto dolore da diagnosi tardiva, che tutto questo mi sembra solo un primo passo e una promessa di maggiore impegno”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati, promotore della proposta di legge Screening obbligatorio per l’atrofia muscolare spinale – SMA.

“Ringrazio tutti i colleghi consiglieri che hanno sottoscritto e votato la proposta di legge.
Lo screening neonatale per tutti i neonati e per le malattie neuromuscolari è in Italia un livello essenziale di assistenza dalla fine del 2018, con la legge statale di bilancio per il 2019. È davvero ingiustificabile, dunque, che da oltre due anni si attenda l’aggiornamento dell’elenco degli screening da parte dal Ministero della Salute, nonostante si sappia che per queste malattie la diagnosi precoce è strettamente collegata alla possibilità di poter accedere o meno alle più innovative cure, a partire dalle terapie geniche.
E in questo senso spero che la decisione pugliese possa servire anche da sollecitazione, affinché l’obbligo di screening sia esteso all’intero Paese.
L’atrofia muscolare spinale – SMA è una malattia causata dalla degenerazione dei motoneuroni, prima causa di mortalità infantile e definita rara per la sua incidenza compresa tra 1/6000 a 1/10000.
La diagnosi molecolare di SMA può essere realizzata mediante un test che metta in evidenza l’assenza di funzione di un gene e interpelli un gene omologo a quello che ha subito la perdita di funzione, così da stabilire la gravità della malattia. Poiché la SMA si presta bene a programmi di screening neonatale è più facile con diagnosi precoce l’utilizzo di diverse terapie, ma tutte comunque con maggiore efficacia di successo in base alla precocità dell’avvio del trattamento. Se diagnosticata in tempo diverse possono essere le terapie a cui poter sottoporre i neonati entro i 6 mesi di vita. Un esempio per tutti, la possibilità di poter ottenere il farmaco Zolgensma nome che abbiamo imparato a conoscere con le storie di Melissa, Federico, Paolo e Marco che hanno superato i 6 mesi e che non possono accedere a questa terapia in base alle norme AIFA. Per questo lo screening neonatale diventa una possibilità di riconoscere in tempo la malattia e la proposta di legge approvata oggi renderà obbligatorio lo screening con un test genetico effettuato dal laboratorio di genomica dell’Ospedale Di Venere entro e non oltre l’arco temporale di 2-5 giorni dall’accettazione del campione prelevato e con le modalità stabilite dal centro di riferimento. In caso d’identificazione di un neonato affetto da SMA, il risultato dovrà essere confermato su un nuovo campione di DNA estratto dallo stesso materiale prelevato, comunicato al Punto nascita di riferimento e da questo alla famiglia, che verrà indirizzata presso un servizio di Genetica medica della Regione per effettuare una completa consulenza specialistica. La legge approvata è auto esecutiva e dichiarata urgente, per questo si potrà partire subito.
Ovviamente lo screening neonatale è solo una tappa. In questi anni la genetica medica sta mettendo a punto tecnologie che il sol pensiero reclama ottimismo. Stiamo andando infatti verso il sequenziamento esomico, cioè analisi del 1-2% del genoma che codifica i geni, filtrato ad evitare che possano essere registrate variazioni di significato incerto, ovvero mutazioni in geni che lascerebbero presagire diagnosi per malattie indesiderate ad esordio in età adulta, per le quali al momento non vi è alcuna cura”.

Vaccinazioni con AstraZeneca, Amati: “I giorni passano, dosi aumentano a 80mila e non si capisce perché attendere il 12 aprile. Tempo perso miete vittime”

“Oggi sono 80mila le dosi disponibili di AstraZeneca per la fascia d’età 79-70, che però non saranno somministrate sino al 12 aprile. I giorni passano, le dosi aumentano e non si capisce perché attendere. Il tempo perso miete vittime”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Non c’è alcuna giustificazione per ritardare l’inoculazione del vaccino AstraZeneca e nemmeno quella che bisogna terminare le vaccinazioni degli ultra ottantenni, dei fragili e super fragili. Abbiamo hub vaccinali e organizzazione di personale da mandare a regime e che ben potrebbero fare almeno il doppio dell’attività svolta sinora.
Sarebbe plausibile la giustificazione data solo se i centri vaccinali stessero lavorando h24 o almeno per 12 ore al giorno.
Nella campagna per raggiungere l’immunità di popolazione nel più breve tempo possibile, non c’è nessuna giustificazione nel tenere le dosi vaccinali nel frigorifero e una coorte di persone esposte a maggiori rischi di quelli che già devono fronteggiare”.

Vaccini, Amati: “Perché attendere 12 aprile per iniettare 60mila dosi AstraZeneca? Tempo perso miete vittime”

“Non capisco per quale motivo bisogna aspettare il 12 aprile per cominciare a vaccinare la fascia 79-70 anni con il vaccino AstraZeneca. Salvo che non ci sia un motivo più grave della pandemia stessa, ogni giustificazione mi sembra impropria perché il tempo perso miete vittime”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Mi pare di capire che abbiamo 60 mila dosi di vaccino AstraZeneca nei frigoriferi, in attesa di essere inoculati ai cittadini nella fascia anagrafica 79-70 anni. E che la disponibilità di dosi aumenterà nei prossimi giorni.
Sento dire, però, che tali vaccinazioni saranno avviate dal 12 aprile e che i prossimi giorni serviranno alle prenotazioni. Se fosse questo il motivo, mi pare che una procedura burocratica alquanto farraginosa non può interferire con una superiore necessità di salute pubblica, cioè raggiungere l’immunità di popolazione nel più breve tempo possibile.
Per questo invito le Aziende sanitarie a procedere con le vaccinazioni, utilizzando tutte le dosi disponibili di AstraZeneca e senza sottostare a ogni qualsivoglia regolamentazione burocratica contrastante per logica e necessità alla missione che abbiamo da affrontare”.

Vaccinazione sanitari, Amati: “Decreto nazionale non sia meno severo della legge pugliese”

“Per far rispettare un obbligo servono sanzioni che abbiano una chiara finalità dissuasiva. Per questo auspichiamo che il decreto legge del Governo nazionale non contenga sanzioni meno dure della disciplina pugliese già vigente: un modello che andrebbe replicato su tutto il territorio nazionale e che vorremmo esporre ai ministri Cartabia, Speranza e Gelmini”.

Lo dichiarano l’onorevole Alberto Losacco e il consigliere regionale pugliese Fabiano Amati, quest’ultimo promotore della legge vigente in Puglia sull’obbligo degli operatori sanitari alla vaccinazione anti-Covid.

“In Puglia è già vigente una legge che prevede, a prescindere dall’eventuale intervento del Governo nazionale, pesanti sanzioni sugli operatori sanitari che rifiutano le vaccinazioni ordinarie e quella anti-Covid.
La legge pugliese, dichiarata costituzionale con sentenza n. 137 del 2019 – relatrice Marta Cartabia, stabilisce il trasferimento dei sanitari obiettori dai reparti a rischio, il procedimento disciplinare e la sanzione pecuniaria sino a 5.000 euro. E il tutto contemporaneamente e senza alcun margine di discrezionalità.
È altamente improbabile che si possa affermare l’efficacia della forte raccomandazione vaccinale anti-Covid, limitando l’apparato sanzionatorio al trasferimento dai reparti a rischio del sanitario obiettore, perché tale sanzione a ben vedersi potrebbe trasformarsi addirittura in un espediente per ottenere l’alleggerimento del carico di lavoro, cioè un comodo passaggio dalla corsia alla scrivania. A questo si aggiunga che detto trasferimento dai reparti a rischio aggraverebbe la difficoltà per le aziende sanitarie di formare i turni, al punto da determinare l’eventuale chiusura dei reparti. Un vero paradosso.
Per questi motivi la disposizione di profilassi, cioè il trasferimento dai reparti a rischio, non può essere disgiunta da un rigoroso procedimento disciplinare e da severissima pena pecuniaria, o comunque da un apparato sanzionatorio e dissuasivo non meno potente di quello contenuto nella legge pugliese vigente”.

Vaccinazione sanitari, Amati: “Applicare subito sanzioni previste da legge regionale per 400 a Brindisi e Lecce”

“Bene la linea dura annunciata dalle Asl di Brindisi e Lecce nei confronti dei circa 400 operatori sanitari che rifiutano la vaccinazione. Ma non basta. Ora bisogna irrogare le sanzioni previste dalla legge regionale, che si applicano a prescindere da un’eventuale legge statale, come peraltro sancito dalla Corte costituzionale con sentenza n. 137 del 2019, relatrice Marta Cartabia”.

Lo dichiara Fabiano Amati, presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione della Puglia, nonché promotore della legge regionale sull’obbligo vaccinale approvata dal Consiglio regionale qualche settimana fa.

“La legge regionale – continua Amati – prevede un apparato sanzionatorio che non si limita solo ad allontanare l’operatore dai reparti a rischio, o ad aprire un procedimento disciplinare, ma anche (e soprattutto) una sanzione pecuniaria fino a 5 mila euro. Sanzione che deve essere immediatamente irrogata, per non rendere vano lo sforzo del legislatore regionale e per evitare che il solo allontanamento dai reparti a rischio possa essere considerato addirittura un premio, lasciando alle aziende sanitarie pure il problema di dover coprire i turni nella cronica carenza di personale. L’applicazione delle sanzioni – conclude – è inoltre un atto dovuto, senza alcuna discrezionalità, per cui l’eventuale omissione potrebbe integrare il reato di abuso d’ufficio”.

Furbetti e vaccini, Amati: “Ho diritto agli elenchi. Accolto reclamo”

“Gli uffici regionali devono consegnarmi gli elenchi dei vaccinati, al fine di controllare eventuali violazioni. L’ufficio di presidenza del Consiglio regionale ha accolto il mio reclamo”.

Lo comunica il Presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione Fabiano Amati.

“Ringrazio la Presidente Loredana Capone e i componenti dell’Ufficio di Presidenza per l’approfondita e immediata risposta al mio reclamo.
Una volta ottenuti gli elenchi mi atterrò alla riservatezza, così come stabilito dalla decisione.
È davvero curioso dover innescare un meccanismo di ‘carte bollate’ nell’ambito della stessa amministrazione, i cui componenti dovrebbero in teoria collaborare per raggiungere meglio e più in fretta il medesimo obiettivo.
Lo ripeto ancora una volta. Se la decisione scientifica ha dato priorità vaccinale ad alcuni soggetti rispetto ad altri è normale che ognuno di noi debba impegnarsi per impedire distorsioni o violazioni di diritti o interessi legittimi.
La materia vaccinale, costituzionalmente orientata dagli articoli 32 e 2, così come detto ripetutamente dalla Corte costituzionale, è da ricondursi a un trattamento sanitario a valore collettivo, nel senso che la vaccinazione di tutti o di particolari categorie comporta la riduzione del rischio contagio su altre persone con cui si viene in contatto.
Da ciò deriva l’importanza di una verifica puntuale sull’andamento della campagna vaccinale e del suo valore pubblicistico”.

200 sanitari non vaccinati nell’Asl di Lecce, Amati: “Ricorrere subito alla sanzione pecuniaria, altrimenti è abuso d’ufficio”

“Pare che siano addirittura duecento gli operatori sanitari nell’Asl di Lecce, che hanno rifiutato di sottoporsi alla somministrazione del vaccino contro il Covid. Se i dirigenti responsabili dell’Asl leccese non li sanzionano con i provvedimenti previsti dalla legge regionale approvata dal Consiglio regionale da poco più di un mese, potrebbero essere accusati di abuso d’ufficio. La legge e il regolamento sono così precisi in proposito, che non residuano margini di discrezionalità”.

È quanto dichiara il presidente della Commissione bilancio e programmazione Fabiano Amati, promotore della legge sull’obbligo vaccinale anti-Covid a carico degli operatori sanitari.

“Non può esistere efficacia di un obbligo senza che vengano disposte le sanzioni. Ricordo inoltre, che in Puglia da qualche settimana è stato ampliato alla vaccinazione anti Covid, l’obbligo già introdotto nel 2018 per tutte le altre vaccinazioni. In più, l’operatore sanitario che si rifiuti di vaccinarsi è assoggettato al giudizio di inidoneità per i reparti a rischio, al procedimento disciplinare e alla sanzione pecuniaria fino a 5.000 euro. Dunque, per quanto possa essere inimmaginabile che un operatore sanitario invece di curare può essere causa di contagio, in questa circostanza è necessario intervenire pesantemente.
Di conseguenza non può essere consentito, da parte dell’autorità sanitaria, di concedere la libertà di decidere la sorte sanitaria degli altri e di ritrovarsi dinanzi a situazioni in cui, a causa di sanitari irresponsabili, interi reparti ospedalieri vengano chiusi per la presenza di focolai Covid”.

Amati: “Promulgata la legge regionale, il Piano casa è salvo”

“È stata promulgata poco fa la legge regionale che salva il Piano casa dall’impugnativa del Governo nazionale deliberata il 26 febbraio 2021, cioè un mese fa. Ora si attende, come formalizzato dai ministeri della cultura e degli affari regionali, il ritiro del ricorso”.

Lo comunica il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“In data 26 febbraio 2021 il Governo nazionale impugnava l’art. 15 della legge regionale di bilancio per l’anno 2021, avente a oggetto la proroga del Piano casa a tutto il 2021.
Qualche giorno prima era stata avviata una proficua interlocuzione con i Ministri Franceschini e Gelmini, per il tramite dei deputati Alberto Losacco e Mauro D’Attis, conclusasi con l’impegno a proporre l’abrogazione della lettera c bis) dell’art. 6 comma 2 della legge sul Piano casa.
In virtù di tanto depositai la proposta di legge e con l’aiuto del mio capogruppo Filippo Caracciolo, della Presidente del Consiglio regionale Loredana Capone e di tutti i colleghi Consiglieri regionali fu approvata il 9 marzo scorso.
Nella nota di richiesta d’impugnativa il Ministero della cultura aveva formalmente puntualizzato ‘che, qualora la proposta di legge venga approvata dal Consiglio regionale, questo Ministero provvederà a richiedere la rinuncia all’impugnazione’.
La legge è stata dunque approvata e oggi promulgata, per cui si sono avverate tutte le condizioni per il ritiro del ricorso e per conseguire il salvataggio della legge sul Piano casa.
La legge sul Piano casa è un provvedimento di eco-edilizia, perché fa conseguire il risparmio di suolo, l’utilizzo di materiali per il risparmio energetico e la riqualificazione di aree degradate e abbandonate. Un provvedimento di salute economica di un importante comparto produttivo, cioè in grado di assicurare migliaia di piatti a tavola, e idoneo a ridurre i rischi di corruzione per l’assenza di attività discrezionale.
E come tutti i provvedimenti di vera cura ambientale e di legalità è purtroppo sottoposto alla dura critica dai narcisisti etici, come avrebbe detto il compianto Franco Cassano, cioè quelle persone che si attribuiscono arbitrariamente la facoltà di distinguere tra il bene e il male per pensare a rendere inaccessibile agli altri la loro condizione di garantiti e di agiatezza”.

Covid e scuola, Amati: “La penso come Decaro. Scuole aperte al più presto soprattutto per esigenze famiglie meno abbienti”

“La penso come Antonio Decaro. Bisogna riaprire al più presto le scuole, considerato che gli operatori scolastici sono stati tutti vaccinati e che la Dad crea tantissimi problemi sociali e d’apprendimento, soprattutto se si tengono a mente le famiglie prive di baby sitter, insegnanti privati per doposcuola e collaboratori domestici”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“La scuola non è un focolaio di contagio ma il luogo teoricamente più sicuro, se si considera l’avvenuta vaccinazione di tutti gli operatori e le dotazioni di sicurezza messe a disposizione. Continuare a tenerle chiuse per tutelarsi da eventuali omissioni organizzative o per declinare ogni forma di responsabilità, equivale al rischio concreto di consegnare al mondo un’intera generazione di ragazzi con problemi di conoscenza e di socializzazione.
Il Covid e le relative misure di contenimento riguardano le scuole solo in coincidenza con una decisione di lockdown e non per coprire insufficienze organizzative.
Infine. L’idea che la scuola in Dad sia parzialmente in grado di supplire la modalità in presenza, vale solo se si ha come riferimento l’immagine di famiglie dotate di qualità di vita confortevole; qualora lo sguardo si allargasse alla maggior parte delle famiglie, cioè quelle che non hanno grandi possibilità economiche per assicurare tutta l’assistenza necessaria nello svolgimento da casa del percorso scolastico, sarebbe molto più chiaro il motivo per cui bisogna riprendere al più presto l’attività scolastica in presenza”.