Vaccini, Amati: “Perché attendere 12 aprile per iniettare 60mila dosi AstraZeneca? Tempo perso miete vittime”

“Non capisco per quale motivo bisogna aspettare il 12 aprile per cominciare a vaccinare la fascia 79-70 anni con il vaccino AstraZeneca. Salvo che non ci sia un motivo più grave della pandemia stessa, ogni giustificazione mi sembra impropria perché il tempo perso miete vittime”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Mi pare di capire che abbiamo 60 mila dosi di vaccino AstraZeneca nei frigoriferi, in attesa di essere inoculati ai cittadini nella fascia anagrafica 79-70 anni. E che la disponibilità di dosi aumenterà nei prossimi giorni.
Sento dire, però, che tali vaccinazioni saranno avviate dal 12 aprile e che i prossimi giorni serviranno alle prenotazioni. Se fosse questo il motivo, mi pare che una procedura burocratica alquanto farraginosa non può interferire con una superiore necessità di salute pubblica, cioè raggiungere l’immunità di popolazione nel più breve tempo possibile.
Per questo invito le Aziende sanitarie a procedere con le vaccinazioni, utilizzando tutte le dosi disponibili di AstraZeneca e senza sottostare a ogni qualsivoglia regolamentazione burocratica contrastante per logica e necessità alla missione che abbiamo da affrontare”.

Vaccinazione sanitari, Amati: “Decreto nazionale non sia meno severo della legge pugliese”

“Per far rispettare un obbligo servono sanzioni che abbiano una chiara finalità dissuasiva. Per questo auspichiamo che il decreto legge del Governo nazionale non contenga sanzioni meno dure della disciplina pugliese già vigente: un modello che andrebbe replicato su tutto il territorio nazionale e che vorremmo esporre ai ministri Cartabia, Speranza e Gelmini”.

Lo dichiarano l’onorevole Alberto Losacco e il consigliere regionale pugliese Fabiano Amati, quest’ultimo promotore della legge vigente in Puglia sull’obbligo degli operatori sanitari alla vaccinazione anti-Covid.

“In Puglia è già vigente una legge che prevede, a prescindere dall’eventuale intervento del Governo nazionale, pesanti sanzioni sugli operatori sanitari che rifiutano le vaccinazioni ordinarie e quella anti-Covid.
La legge pugliese, dichiarata costituzionale con sentenza n. 137 del 2019 – relatrice Marta Cartabia, stabilisce il trasferimento dei sanitari obiettori dai reparti a rischio, il procedimento disciplinare e la sanzione pecuniaria sino a 5.000 euro. E il tutto contemporaneamente e senza alcun margine di discrezionalità.
È altamente improbabile che si possa affermare l’efficacia della forte raccomandazione vaccinale anti-Covid, limitando l’apparato sanzionatorio al trasferimento dai reparti a rischio del sanitario obiettore, perché tale sanzione a ben vedersi potrebbe trasformarsi addirittura in un espediente per ottenere l’alleggerimento del carico di lavoro, cioè un comodo passaggio dalla corsia alla scrivania. A questo si aggiunga che detto trasferimento dai reparti a rischio aggraverebbe la difficoltà per le aziende sanitarie di formare i turni, al punto da determinare l’eventuale chiusura dei reparti. Un vero paradosso.
Per questi motivi la disposizione di profilassi, cioè il trasferimento dai reparti a rischio, non può essere disgiunta da un rigoroso procedimento disciplinare e da severissima pena pecuniaria, o comunque da un apparato sanzionatorio e dissuasivo non meno potente di quello contenuto nella legge pugliese vigente”.