Radiologia interventistica BR, Amati: “Letto protocollo con LE e TA. Peggio mi sento. I non trasportabili sono condannati a morte? E perché rischiare anche a LE e TA?”

Dichiarazione del Consigliere regionale Fabiano Amati.

“Sulla Radiologia interventistica di Brindisi ho letto stamattina il protocollo sottoscritto con le ASL di Lecce e Taranto, dopo aver sollecitato la pubblicazione sul sito. Risultato? Peggio mi sento. A parte numerose eccezioni di maggior dettaglio, quel protocollo significa che i pazienti arrivati al Perrino, in condizioni instabili e quindi non trasportabili a Lecce e Taranto, sono condannati a non usufruire dell’intervento di radiologia interventistica salva-vita e quindi avviati a non si sa cosa. Forse alla morte?
Ma che ci vuole a comprendere che il sistema prescelto dai burocrati regionali e aziendali non funziona e che si rischia di mettere in crisi anche la Radiologia interventistica di Lecce e Taranto? Non voglio nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere in caso di sovrapposizione di casi gravi, con tutte le conseguenze rischiose anche a carico dei pazienti di Lecce e di Taranto.
Lo ripeto ancora una volta ai burocrati regionali e aziendali, e lo faccio dopo 42 giorni passati senza ottenere la soluzione più plausibile: bisogna riaprire Radiologia interventistica a Brindisi per le patologie tempo-dipendenti, applicando (con gli indennizzi previsti) i radiologi interventisti di ospedali non rientranti nei Centri di trauma, ovvero con specialisti anche in servizio presso altri Centri di trauma della Puglia, così da formare rapidamente i radiologi in servizio a Brindisi – o prossimi a farlo – e avviare il tutto a soluzione ragionevole.
Nel frattempo la ASL di Brindisi dovrebbe adottare un atto aziendale organizzativo, a stralcio di eventuali atti d’organizzazione in corso di redazione, per istituire l’Unità operativa complessa (UOC) di Radiologia interventistica, declassando magari altre UOC di non eguale grado di priorità assistenziale, così da rendere appetibile la sede di Brindisi.
Per fare tutto questo c’è solo bisogno di un minimo di applicazione e di lavoro, sgomberi dai condizionamenti diretti a districarsi tra mille equilibrismi politico-organizzativi, esercitati non dalla classe politica, ormai quasi estranea a queste antiche modalità, ma dalle burocrazie sanitarie, sensibili alla potestà e senza il problema di dover rispondere al voto.”

Radiologia interventistica BR, Amati: “Accade in queste ore. Pazienti trasferiti a Bari a causa dell’inerzia dei burocrati. Chiedo aiuto ai media”

Dichiarazione del Consigliere regionale Fabiano Amati.

“Accade in queste ore al Perrino di Brindisi. Pazienti salvati e stabilizzati grazie all’eccellente lavoro dei neurochirurghi e rianimatori, a cui va la mia profonda gratitudine, ma poi trasferiti a Bari per l’assenza della radiologia interventistica e quindi della possibilità di effettuare studi angiografici di dettaglio, nonostante al Perrino ci sia l’angiografo più moderno della Puglia. Un paradosso tragico e addirittura pazzesco, da denunciare attraverso l’aiuto di tutti i media e con ogni mezzo.
38 giorni fa era stato assicurato il riavvio della radiologia interventistica nel giorno di due giorni. Ancora niente. Una cosa pazzesca e con una chiara responsabilità addebitabile ai burocrati regionali e aziendali, i quali convocano riunioni su riunione e costruiscono, esperti falegnami, tavoli su tavoli, per non chiuderli mai o per partorire al più un foglio di carta – chiamati, a seconda delle condizioni meteo, protocolli, verbali, intese, addendum, circolari, direttive, editti, rescritti, proclami ecc. – per mettere nero su bianco ciò che da qualche anno già avviene e colpevolmente: il trasferimento dei pazienti in altri ospedali.
La responsabilità dei burocrati, che forse non sanno di essere in posizione di garanzia e quindi con l’obbligo giuridico d’impedire gli eventi dannosi, consiste dunque nel fatto di non attivare l’unica soluzione plausibile, al cospetto della principale esigenza di garantire il servizio di radiologia interventistica negli ospedali di II livello e Centri di trauma, come lo è il Perrino.
Tale soluzione è la formazione immediata di un’équipe, provvisoria, destinando al Perrino i radiologi interventisti in servizio negli ospedali di I livello e perciò non rientranti nella rete dei Centri di trauma. Insomma, un provvedimento a valore interaziendale, con pagamento di speciali indennità, adottato al duplice fine di riattivare provvisoriamente il servizio e formare il personale destinato a gestirlo nell’ordinario.
Ma di questa soluzione non v’è traccia, inviluppati nelle antiche e sempre vive logiche corporativistiche, inclini ad adattare le esigenze dei malati agli ingranaggi dell’organizzazione.
E intanto i pazienti, peraltro gravissimi, vengono portati in giro per la Puglia, nonostante si disponga del miglior angiografo della regione, dotato di tecnologia biplanare e con scarsissima emissione di radiazioni.
L’unica fortuna che abbiamo è di poter contare su ottimi medici nei reparti – tra gli altri – di neurochirurgia e rianimazione, grazie alla cui scienza ed esperienza molti casi si risolvono al meglio pur in stato di privazione delle tecnologie necessarie. E a loro va tutta la mia gratitudine.”

Screening diabete 1 e celiachia, Amati: “Governo approva legge pugliese. E ora siamo a 63 e consolidiamo il primato”

“Il Governo nazionale ha approvato la legge pugliese (bilancio 2024) con cui s’istituisce lo screening per il diabete di tipo 1 e la celiachia. E ora siamo a quota 63 malattie da sottoporre agli screening rivolti ai neonati e ai bambini. Si consolida ulteriormente, dunque, il primato pugliese in Italia e ora spero nella pronta attivazione da parte del Laboratorio di Genetica dell’ospedale Di Venere di Bari, al cui direttore e al suo staff rivolgo ancora una volta la mia gratitudine.”

Lo dichiara il Presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Oggi si definisce un’altra pagina di attività virtuosa e unanime del Consiglio regionale.
Nel dettaglio, le norme approvate suddividono il programma di screening in fase genetica preliminare e fase ordinaria. La fase ordinaria è gestita sulla base di programmi afferenti all’età pediatrica, anche differenziati per tipologia di malattia.
Sul test genetico preliminare alla nascita o nei mesi successivi, comunque sulla base del protocollo tecnico di prossima approvazione, s’innesta un procedimento per certi versi organizzativi sovrapponibile con quello ben collaudato per la SMA e ciò può rappresentare un contenimento a monte della popolazione pediatrica interessata e quindi una maggiore facilità (con minori costi) di realizzare per davvero l’ambizioso programma.
In concreto, il programma consiste nell’esame dei geni DQ2 e DQ8, o altri geni ritenuti utili, al fine di verificare l’indizio di malattia per il diabete di tipo 1 e la predisposizione per la celiachia. L’esito negativo del test comporterà l’esclusione del bambino dalla fase ordinaria e periodica del programma di screening, fatta salva la decisone dei rispettivi specialisti di branca, comunicata al Dipartimento di prevenzione della Azienda sanitaria territoriale di riferimento.
Lo spot ematico per il test genetico preliminare sarà prelevato dal Punto nascita interessato o in fase successiva, su un cartoncino dedicato (Dried Blood Spot, DBS). Al prelievo è preliminare l’informativa sulla facoltà di rinuncia al test, formulata agli esercenti la responsabilità genitoriale.
I cartoncini devono essere raccolti e inviati al Laboratorio di Genomica della Asl Bari, Presidio Ospedaliero Di Venere, “Dipartimento per la gestione avanzata del rischio riproduttivo e delle gravidanze a rischio”, accompagnati da un modulo sottoscritto, rispettivamente, dagli operatori addetti alla preparazione, alla consegna e alla recezione.
In caso di bambini con fattori di predisposizione alle malattie, il risultato dovrà essere comunicato alla famiglia e il bambino indirizzato presso un’unità di endocrinologia o gastroenterologia dell’età pediatrica, ovvero unità di pediatria con ambulatori dedicati e specifica competenza, attivi presso le strutture pubbliche di tipo ospedaliero o territoriali della Regione, per l’effettuazione di una completa consulenza specialistica e l’avvio delle procedure alla fase ordinaria dello screening, attraverso una comunicazione al Dipartimento di prevenzione delle Azienda sanitaria territoriale di riferimento.
Per quanto riguarda la fase ordinaria del programma di screening, invece, essa è avviata e gestita, sino al compimento del quattordicesimo anno d’età, dal Dipartimento di prevenzione della ASL competente, oppure sulla base della decisione assunta e comunicata dagli specialisti di branca.”

Pdl, 7 Consiglieri: “Strategia d’urto per debellare papilloma con vaccino e bronchiolite con monoclonali. Vogliamo avere i ragazzi più sani d’Italia”

È stata presentata oggi una proposta di legge per conseguire la più ampia vaccinazione contro il Papilloma virus umano e la somministrazione in fase neonatale di anticorpi monoclonali contro la bronchiolite.
Una strategia d’urto mai utilizzata in Italia, poiché subordina a un colloquio informativo finalizzato alla vaccinazione anti-HPV l’iscrizione a scuola dei ragazzi da 11 a 25 anni e autorizza la somministrazione degli anticorpi monoclonali contro la bronchiolite a tutti i neonati.
La proposta di legge è stata promossa dai Consiglieri Fabiano Amati e Pierluigi Lopalco, e sottoscritta da Sergio Clemente, Sebastiano Leo, Ruggero Mennea, Saverio Tammacco e Mauro Vizzino.

“La lunga sequenza di leggi regionali fondate sulla prevenzione e cura dei bambini pugliesi – ha commentato Fabiano Amati – potrebbe restituirci, nel giro di qualche anno, il titolo di Regione con i ragazzi più sani d’Italia e forse d’Europa. La proposta di legge per debellare, non solo dunque combattere, il papilloma virus umano e la bronchiolite, mi pare un altro tassello nella più grande strategia della prevenzione, impostata sullo screening neonatale super esteso obbligatorio (61 malattie, compresa la SMA), il sequenziamento dell’esoma (diagnosi dell’85% delle malattie dall’1% del DNA), il progetto genoma “Carta d’identità genetica” (verificare alla nascita 450 condizioni di malattia esaminando un pannello di 407 geni) e la verifica genetica sulla predisposizione o sugli indizi del diabete di tipo 1 e della celiachia. La proposta di legge presentata oggi l’abbiamo scritta con il collega Pierluigi Lopalco, spingendoci al massimo possibile sul versante giuridico, in bilico su quanto può legiferare una regione, e sul versante clinico, in estrema apertura verso tutte le nuove tecnologie, provando a ridurre il solito scarto temporale tra l’innovazione disponibile e le procedure che le mettono a disposizione. Argomento questo su cui le amministrazioni pubbliche, in particolare quella statale, sono state già rimbrottate dalla Corte costituzionale, in occasione della sentenza sulla legge pugliese relativa al sequenziamento dell’esoma.”

La proposta di legge riguarda misure per conseguire l’aumento della copertura della vaccinazione anti Papilloma virus umano (HPV) e la prevenzione delle infezioni da Virus respiratorio sinciziale nel neonato (VRS – bronchiolite).
Nello specifico.
Vaccinazione anti-HPV.
Si tratta di una strategia per rendere la rete informativa a maglie strettissime, così da ridurre i non vaccinati alla sola percentuale di ragazzi e famiglie che scelgono il rifiuto in piena consapevolezza.
Per rendere dunque capillare il dovere d’informazione a carico delle autorità sanitarie e scolastiche sull’utilità della vaccinazione anti papilloma virus umano, così da debellare le infezioni e prevenire le relative conseguenze cancerose, nell’esclusivo interesse dei giovani pugliesi a una vita di relazione quanto più libera e affidabile, si stabilisce che l’iscrizione ai percorsi d’istruzione previsti nella fascia d’età 11-25 anni, compreso quello universitario, è subordinata alla presentazione di documentazione, già in possesso degli interessati, in grado di certificare l’avvenuta vaccinazione anti-HPV (quindi nessun aggravio per le strutture di certificazione), ovvero un certificato rilasciato dai centri vaccinali delle ASL di riferimento, attestante – a scelta degli interessati – la somministrazione, l’avvio del programma di somministrazione oppure il rifiuto alla somministrazione del vaccino. Non è dunque previsto un obbligo vaccinale, ovviamente, ma l’attestazione di una scelta, finalizzata solo ed esclusivamente al diritto di essere informati dei ragazzi. Quale ulteriore prova che si tratti del diritto dei ragazzi (e famiglie) a essere informati, vi è l’ulteriore previsione di un’attestazione – alternativa alle prime tre ipotesi (somministrazione/avvio programma di somministrazione/rifiuto della somministrazione) – limitata al mero riferimento sull’avvenuto espletamento del colloquio informativo sui benefici della vaccinazione, senza dunque dover costringere gli interessati a prendere implicitamente posizione.
I dati raccolti nell’applicazione della disposizione, come riferita, rientreranno nella gamma dei dati sensibili in materia di salute e perciò dovranno essere protetti con le garanzie e le tutele previste dalla legge.
Prevenzione delle malattie da VRS – bronchiolite.
Si tratta della proposta di rendere disponibile un’efficace strategia di prevenzione delle malattie causate dal Virus respiratorio sinciziale (VRS) nei bambini, attraverso la somministrazione degli anticorpi monoclonali umani approvati dalle autorità regolatorie.
La somministrazione sarà effettuata: in ambito ospedaliero, prima delle dimissioni dal reparto di maternità, per tutti i bambini nati nel periodo epidemico ottobre-marzo; a cura dei servizi territoriali, possibilmente nel mese di ottobre e comunque prima della conclusione del periodo epidemico, per i bambini nati nel periodo aprile-settembre.
Le modalità di somministrazione, i dosaggi e la periodicità, saranno quelli stabiliti dai documenti approvati dalle autorità di regolazione e dalle linee guida più aggiornate.
La strategia preventiva andrà integrata e resa complementare ad altre modalità di prevenzione primaria qualora si rendessero disponibili.

Radiologia interventistica BR, Amati e Vizzino: “Ancora nulla. L’impegno alla riattivazione era in pochi giorni. Ne sono passati 36. Burocrazie responsabili”

Comunicato dei Consiglieri regionali Fabiano Amati e Mauro Vizzino.

“La Radiologia interventistica del Perrino di Brindisi è ancora sospesa. Dopo il più recente fatto tragico era stata comunicata la riattivazione entro due giorni. Ne sono passati 36. Invano. A questo punto è chiarissima la responsabilità dei burocrati regionali e aziendali, i quali convocano riunioni e riunioni per partorire al più un foglio di carta, chiamato protocollo, per mettere nero su bianco ciò che da qualche anno già avviene e colpevolmente: il trasferimento dei pazienti di Brindisi a Lecce o Taranto.
Questa soluzione, e quindi le relative responsabilità dei burocrati, consistono dunque nel fatto di non attivare l’unica soluzione plausibile, al cospetto della principale esigenza di garantire il servizio negli ospedali di II livello, nonché Centri di trauma, come il Perrino.
Tale soluzione è la formazione immediata di un’équipe, provvisoria, destinando al Perrino i radiologi interventisti in servizio presso gli ospedali di I livello e perciò non rientranti nella rete dei Centri di trauma. Insomma, un provvedimento a valore interaziendale, con pagamento di speciali indennità, adottato al duplice fine di riattivare provvisoriamente il servizio e formare il personale destinato a gestirlo nell’ordinario.
Ma di questa soluzione non v’è traccia, inviluppati nelle antiche e sempre vive logiche corporativistiche, inclini ad adattare le esigenze dei malati agli ingranaggi dell’organizzazione.
Nell’attesa che riprenda i lavori la Commissione Sanità, ove pende una richiesta urgente di audizione, continueremo a mettere in risalto la questione, nella speranza di un ravvedimento – auspicabile – oppure per puntualizzare a chi appartiene la responsabilità qualora dovesse accadere ancora una volta – Dio non voglia – ciò che è accaduto qualche tempo fa.”

Azione: “Mozione per Alexei Navalny cittadino onorario della Puglia. Per onorare memoria e sostenere dissidenza al dittatore sanguinario Putin”

Dichiarazione del consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati e dei consiglieri Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.

“Una mozione del Consiglio regionale per nominare Alexei Navalny cittadino pugliese.
È il nostro modo per onorare la sua memoria, per tenere alta l’attenzione contro il regime sanguinario di Vladimir Putin, per solidarizzare con la dissidenza al suo regime dittatoriale e per respingere con forza ogni riedizione dei tempi più bui della Russia.
Invitiamo tutti i partiti e i colleghi consiglieri regionali a sottoscriverla”.

Cardiologia Perrino, Amati: “Dopo scossa procedono lavori per emodinamica. Il 26 arriva nuovo angiografo. Sbrigarsi per evitare trasferimenti a Lecce”

Dichiarazione del Consigliere regionale Fabiano Amati.

“Dopo la scossa di due settimane fa, procedono i lavori di ristrutturazione della nuova sala di emodinamica dell’ospedale Perrino di Brindisi. E intanto il prossimo 26 febbraio è prevista la consegna del nuovo angiografo e risulta sbloccata la procedura per l’acquisto del poligrafo, strumento indispensabile per consentire la piena funzionalità dell’intero sistema.
I lavori dovevano terminare il 19 dicembre scorso, ma purtroppo sono stati accumulati vari ritardi di varia natura, colmati nelle ultime settimane grazie all’impegno quotidiano del direttore dei lavori Daniele Paladini e dell’impresa.
La nuova sala di emodinamica del Perrino e la disponibilità del nuovo angiografo sono indispensabili per evitare il trasferimento di alcuni pazienti infartuati a Lecce, come spesso capita per la contestuale indisponibilità dell’unico angiografo attualmente in funzione e posto al servizio anche dei chirurghi vascolari. Aggiornamenti al prossimo 26 febbraio.”

L’ASSASSINIO DI ALEXEI E L’OCCIDENTE PRO PUTIN CHE ODIA IDEOLOGICAMENTE DEMOCRAZIA E MERCATO

E ora? Dopo l’omicidio di Alexei Navalny possiamo smetterla di fare i putiniani? Lo dico a intellettuali, politici à la carte e alte sfere ecclesiastiche, impegnati per mesi a confonderci, a farci credere che la resa possa portare pace e non altra guerra. A farci credere che Putin avesse invaso l’Ucraina per difendere con maggiore efficacia i suoi confini. No. Non è cosi. Putin ha attaccato l’Ucraina per attaccare noi. Si, noi, Noi italiani, europei e occidentali. Tutti assieme. Ha attaccato l’Ucraina per fermare il vento di libertà che spira forte e rischia di spazzare via la sua dittatura. Il vento che nasce per fortuna, ancora, in Occidente, e che moltissimi pacefondai, impegnati a farci scegliere la resa per avere altra guerra e disonore (Churchill), non vogliono riconoscere. Non vogliono riconoscere perché in trisi di avversione per una coppia indissolubile: la democrazia politica e l’economia di mercato. Una coppia capace di correggere tempestivamente anche i propri difetti e quindi espellere per tempo tutti i guai (Putin) che dovessero germogliare. La simpatia per Putin serve per non ammettere l’errore fatale di non credere nell’Occidente e quindi nella democrazia politica e nell’economia di mercato; un errore con tanti erranti, a cominciare per esempio da Stalin e Mao, qui chiamati in causa per suggerire la lettura dell’ultimissimo libro memorabile sull’argomento-“Lapidi-La Grande Carestia in Cina” di Yang Jisheng-per cogliere il senso el’essenzadi questa garanzia di libertà duratura. All’infuori dalla democrazia politica e dall’economia di mercato non ci sono altre dottrine o altre buone intenzioni in grado di fare meglio. Altro che simpatie per Putin e dei suoi metodi per rielaborare lo status di orfani di ideologie morte e sepolte.

Putin ha ucciso Alexei Navalny. Lo ha ucciso con modalità che non sappiamo, ma lo ha ucciso. E irrilevante se abbia ordinato di premere il grilletto o fiaccando la sua salute con torture e privazioni. Impegnarsi su questo punto equivarrebbe a creare un diversivo per offrire ancora una volta una scusa al dittatore.

Putin ha ucciso Navalny perché aveva esposto la sua vela contro il vento della libertà proveniente da Occidente per spingere forte la barca della Russia nel porto di una nuova speranza di democrazia.

Putin ha ucciso Navalny per la stessa ragione per cui ha invaso l’Ucraina: il vento di libertà alle porte di casa per l’Ucraina e il vento di libertà in casa per Navalny.

Putin sente prossima la fine della sua storia. E come tutti quelli che stanno in scena con la forza, in preda a paranoie e bipolarità, è disposto a tutto pur di non calare il sipario. Putin sente la fine del suo potere e dei suoi giorni, la capitolazione, e perciò aggredisce fuori dai suoi confini e riduce al silenzio la dissidenza interna. Senza alcuna pietà o umanità.

Attacca Paesi sovrani per stimolare nei Paesi liberi e democratici l’idea della resa illusoria in nome della pace altrettanta illusoria. Uccide cittadini russi per informare eventuali imitatori sulla fine che potrebbe toccargli.

Se si ragiona con linearità, senza i furori tossici dell’ideologia e del pregiudizio, i conti tornano. E tornano pure osservando il conto di sangue che pagò l’Europa per aver creduto di fermare un altro aggressore, Hitler, con cedendogli la resa di Monaco nella speranza di avere una pace che ben presto si trasformò in una guerra ancora più feroce. All’epoca si volle garantire la pace per pochissimi giorni (“i nostri tempi”, disse Chamberlain) senza capire che la pace si accetta di farla quando il negoziato la garantisce “per tutti i tempi”, come corresse J.F. Kennedy a Berlino negli anni immediatamente successivi.

Con l’Ucraina in guerra e Putin al potere, dobbiamo capire e al più presto, che l’unica garanzia di Pace in ogni parte di mondo e “per tutti i tempi” non è la resa a Putin, ma la sua cacciata dall’Ucraina e dal Cremlino. Costi quel che costi. Senza arrendersi. Per far vivere oltre la tomba l’invito semplice e magnifico di Navalny a non arren dersi. Perché “l’unica cosa che serve al male pertrionfare è che il bene non faccia nulla. Quindi non siate inerti”.

Quella della cacciata di Putin merita manifestazioni rumoroso e prese di posizioni decise ed eclatanti. Perché sembra una faccenda lontana, utile a esercitare i nostri tic intellettuali sbagliati e illusori, ma riguarda invece anche noi. Tutti noi. Non dirlo significherebbe associare ai tic, un rischiosissimo tabù.

Nuovo Piano casa, Amati: “Governo nazionale non impugna. Le quattro micro modifiche non mutano nulla. Smentiti profeti di sventura e politici vestiti da giuristi. Avanti tutta”

“Il Governo nazionale non ha impugnato la nuova legge sul Piano casa. Smentiti i profeti di sventura e i politici vestiti da giuristi, che reclamano l’idea tecnicamente infondata che i comuni dovrebbero inserire gli interventi edilizi sui singoli edifici in un atto complessivo di pianificazione (l’avvenire di un’illusione, direbbe Freud) e che tale atto dovrebbe essere co-pianificato (parola usata impropriamente a cantilena) con il Ministero.
Le quattro piccolissime modifiche su cui si è impegnato il Presidente Emiliano con il Governo nazionale, invece, non mutano per niente o intaccano l’iniziativa legislativa regionale e la sua portata edilizia. Si potranno perciò ampliare e demolire-ricostruire tutti gli immobili esistenti nelle zone B e C (o nelle zone D e F inserite all’interno delle zone B e C) con premio volumetrico – rispettivamente – fino al 20 per cento e fino al 35 per cento, rispettando ovviamente le prescrizioni del Piano paesaggistico. Gli ampliamenti e le demolizioni-ricostruzioni si potranno realizzare anche in zona E, purché gli immobili abbiano destinazione iniziale di tipo residenziale. E tutto questo sarà possibile con un’unica delibera dei Consigli comunali, da approvare in variante ai suoi strumenti urbanistici. Circa le zone A, invece, si potranno presentare piani di recupero in variante, presentati anche dai privati e con oggetto riferito a singoli compendi immobiliari, da approvare dai Consigli comunali sempre con procedura semplificata. Resta in piedi, infine, la deroga ai limiti di densità e agli standard previsti dal DM n. 1444 del 1968. Invito ora i comuni ad approvare nel più breve tempo possibile le delibere di competenza.”

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati.

“Per rendere la portata delle quattro piccole modifiche e contestare le previsioni di un cataclisma avanzate senza la prudenza di contare sino a dieci, segnalo il dettaglio.
La prima modifica comporta la soppressione di un inciso (art. 3, comma 2, lettera a) introdotto con un emendamento durante i lavori del Consiglio regionale, con cui si prevedeva la possibilità, qualora l’ampliamento in contiguità fisica non fosse stato tecnicamente o fisicamente realizzabile, oppure qualora avesse potuto compromettere le caratteristiche tipologiche e architettoniche del fabbricato esistente, di utilizzare il premio volumetrico con la costruzione di un corpo edilizio separato, di carattere accessorio e pertinenziale, da collocarsi sullo stesso lotto dell’edificio esistente e a una distanza non superiore a dieci metri da quest’ultimo.
La seconda modifica riguarda l’eliminazione di un “pur” di troppo all’art. 5, comma 1, lettera b.
La terza modifica riguarda l’art. 5, comma 1, lettera g, e in particolare la necessità di ottenere una nuova autorizzazione paesaggistica sulla parte in ampliamento o sulla demolizione-ricostruzione, anche qualora l’immobile da ampliare o da demolire-ricostruire sia stato realizzato sulla base di un’autorizzazione paesaggistica favorevole.
La quarta modifica riguarda la precisazione (all’art. 5, comma 2) che gli incentivi volumetrici per ampliamento o di demolizione-ricostruzione non possono eccedere i limiti indicati dal PPTR.
Insomma, in larga misura si chiede di ribadire in più punti ciò che già era scritto nella norma e già riconosciuto fondato dalla Corte costituzionale, ossia che tutti gli interventi devono rispettare il Piano paesaggistico.”

Nuovo Piano casa, Amati: “È sempre la stessa canzone. Ministero Cultura non riconosce Corte costituzionale, viola leggi e affastella ideologia contro l’ecologia. Intervenga Meloni”

Dichiarazione del Consigliere regionale Fabiano Amati.

“Anche sul nuovo Piano casa il Ministero della Cultura manda in onda la stessa canzone e obiezioni. I dirigenti e funzionari ministeriali se ne infischiano, in fila, delle norme vigenti, delle sentenze della Corte costituzionale (non riconoscendole), dei Governi e dei ministri (di qualsiasi colore) e della necessità ecologica di portare a efficienza energetica il patrimonio edilizio italiano. Si sentono, in buona sostanza, un potere superiore alle stesse leggi statali, non dotati di compiti di amministrazione attiva, ma di un ruolo da giuria su tutte le condotte umane, anche a mezzo delle locali Soprintendenze, in preda a un narcisismo etico da fare spavento.
Se si esclude, infatti, l’obiezione minima e ragionevole sugli incrementi volumetrici in zona agricola, tutte le otto pagine di osservazioni servono a dire che ogni iniziativa sul territorio deve passare dall’esame preliminare di Ministero/Soprintendenze, a dispetto delle leggi che invece invocano, nell’ambito del concetto di legalità, la conformità al Piano paesaggistico, come riconosciuto più e più volte dalla Corte costituzionale.
I dirigenti del Ministero della Cultura mettono in rilievo le stesse obiezioni avanzate sulla vecchia legge eco-Casa, riconoscendone (l’unica cosa reale che scrivono) la chiara sovrapponibilità, con l’intento di padroneggiare e bloccare uno dei settori più produttivi del nostro Paese, anche in controtendenza con l’opinione favorevole del Governo italiano alla proposta di direttiva Case green. Insomma, ideologia affastellata sotto l’egida di osservazioni tecniche, per coltivare la supremazia culturale del paesaggio rispetto a ogni necessità ambientale.
Spero che il Governo nazionale voglia approfondire le questioni, cosi da evitare il ricorso alla Corte costituzionale, e sottrarre al iMinistero della Cultura questioni che a rigore dovrebbero essere appannaggio del Ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente, risolvendo peraltro un problema di contrasto nell’amministrazione centrale che i vari Governi nazionali sono costretti ad affrontare anche con riferimento alla più vasta problematica degli insediamenti energetici. Insomma, far capire ai dirigenti del Ministero della Cultura che non gli è riconosciuta la possibilità di sabotare e violare le leggi vigenti, mantenendosi per conseguenza nella sfera dell’illegale, al fine di esercitare la tirannia del paesaggio anche sulla protezione ambientale.
Ma la cosa gravissima è che nel frattempo perdiamo tempo, generiamo incertezza nei comuni e negli uffici tecnici, fiacchiamo la vena ecologica ed ambientalista delle amministrazioni pubbliche e riduciamo i piatti a tavola, come se tutti in Italia fossero stipendiati e le risorse per pagare gli stipendi non venissero da chi produce.”