“Abbiamo come primaria necessità quella di riuscire a spendere tutte le risorse destinate agli interventi previsti nel Piano d’Ambito e nel Piano operativo triennale; su questo obiettivo incombe in questo momento un’unica difficoltà legata all’interpretazione dell’articolo 55 del Regolamento della Comunità Europea 1083 del 2006, che determina le disposizioni da applicare su progetti di interventi generatori d’entrata, ovvero su opere che producono un incremento delle entrate, incrociando il sistema tariffario”: lo ha sottolineato questa mattina l’assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati, riferendosi al Regolamento Cee 1083/2006 del Consiglio dell’11-7-2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione, nel corso dell’assemblea dell’Autorità d’ambito territoriale ottimale Puglia (Aato), che si è svolta presso la sala consiliare del comune di Bari, alla presenza dei sindaci pugliesi e dei vertici dell’Autorità pugliese, proprio allo scopo di affrontare alcune problematiche legate all’applicazione del Piano d’ambito.
“Sull’argomento – ha spiegato Amati nel corso del suo intervento – abbiamo instaurato un dibattito ancora in corso con la Comunità europea perché non possiamo rischiare che la quota di finanziamento sia definita non assegnabile, costringendoci così a mettere mano alla tariffa. Prima di rimodulare il Piano stiamo vagliando una serie di possibilità per cercare di trovare la strada giusta che incontri il parere favorevole della Comunità europea. Prima di tutto cercheremo di instaurare un dibattito politico – istituzionale con la Comunità europea di fronte alla quale esporremo il nostro punto di vista e le esigenze legate al territorio. A differenza di altri paesi europei inoltre, l’Italia ed in particolar modo la regione Puglia, che appartiene alle regioni che rientrano nell’Obiettivo 1, la tariffa non completamente remunerativa, parliamo quindi di progetti parzialmente generatori d’entrata. Si potrebbe dunque interrogarsi su quanto effettivamente i progetti previsti siano generatori d’entrata, quanto un impianto di depurazione in realtà sia in grado di creare entrate e, valutando ogni singolo progetto da questo punto di vista, andare in Giunta e creare precise distinzioni tra le singole opere”.