Relativamente alla pericolosità idraulica del fiume Ofanto, il territorio in cosiddetta “sinistra idraulica”, ovvero quello relativo al territorio di Margherita di Savoia, presenta rischi di allagamento con tempi di ritorno di 30 anni su un territorio di circa 25 chilometri quadrati che comprende anche la zona abitata; alla luce di questo, l’Autorità di Bacino (AdB) della Puglia ha individuato interventi di mitigazione del rischio per un investimento complessivo di 20 milioni di euro: è quanto emerso dallo studio idrologico e idraulico eseguito dall’Adb della Puglia finalizzato alla individuazione delle aree a diversa pericolosità di inondazione del tratto terminale del fiume Ofanto e dei conseguenti provvedimenti di mitigazione del rischio che è stato illustrato oggi ai Sindaci di tutti i comuni coinvolti dall’assessore regionale alle Opere Pubbliche e Presidente dell’AdB della Puglia Fabiano Amati e dal Segretario Generale dell’AdB Antonio di Santo.
Lo studio è propedeutico alla variazione dei vincoli di pericolosità idraulica presenti nel Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) attualmente vigente e riguarda l’area compresa tra il ponte romano, sito in agro di Canosa di Puglia, e la foce, comprendendo i comuni di Barletta, Canosa, Cerignola, Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia, Trinitapoli. In particolare, è emerso che il territorio in “destra idraulica”, ovvero quello che riguarda i comuni di Barletta e Canosa di Puglia, si trova in una condizione di relativa sicurezza non presentando rischio di inondazione nei centri urbani, mentre in quello di Mergherita di Savoia, che comprende anche i Comuni di Cerignola, San Ferdinando e Trinitapoli, le esondazioni già a partire dal Comune di San Ferdinando di Puglia propagano verso il mare, inondando vaste aree agricole ed urbane, nonché importanti infrastrutture di trasporto e insediamenti produttivi e commerciali. In base ai risultati ottenuti, la Segreteria Tecnica Operativa dell’AdB della Puglia ha stabilito la possibilità di ottenere un graduale annullamento delle inondazioni attraverso la realizzazione di interventi di miglioramento del deflusso idrico, di manutenzione straordinaria degli argini esistenti e di realizzazione di nuovi argini. “Da questo momento – ha detto Amati – proponiamo un percorso di condivisione con i Comuni interessati dallo studio dell’Autorità di Bacino, i quali dovranno, entro il termine di 30 giorni, determinare il proprio punto di vista. Di lì, avvieremo tutte le procedure utili ad ottenere i finanziamenti necessari per intervenire sulla mitigazione del rischio, cercando eventualmente di attingere anche a risorse comunitarie e nazionali. Siamo coscienti del fatto che un nostro atto amministrativo potrebbe innescare un inevitabile contrasto tra diritti edificatori e piani sovraordinati, ma la teorica sofferenza inflitta ad alcuni diritti pone i presupposti per poter poi affermare quegli stessi diritti provvisoriamente negati proprio in virtù della realizzazione delle opere. Facendo una riflessione di alta amministrazione – ha concluso – credo che questo studio sia la modalità più straordinaria per prendersi cura della terra nei tempi giusti, senza aspettare l’arrivo di una tragedia; in un momento in cui la pubblica amministrazione è solita intervenire solo di fronte alle emergenze, l’attività dell’Autorità di Bacino rappresenta il destarsi in tempo di pace”.