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Comunicato stampa del Consigliere e Assessore regionale Fabiano Amati
«Il Castello di Oria è uno dei monumenti più importanti della Puglia, ma da troppi anni vive una condizione inaccettabile: vincolato, chiuso al pubblico e dunque sottratto alla sua funzione civile e culturale.
Pur ringraziando i proprietari privati che sino a questo momento se ne sono presi cura, credo sia giunto il momento di riportarlo nella piena disponibilità della collettività, utilizzando gli strumenti che la legge statale già prevede. Per questo, prendendo a riferimento il prezzo di mercato stabilito dall’Agenzia delle Entrate – circa 4,5 milioni di euro –, o altro ritenuto più congruo, proporrò una legge regionale di dotazione finanziaria per consentire la richiesta di autorizzazione al Ministero della Cultura, così da mettere la Regione nelle condizioni di attivare la procedura di espropriazione per pubblica utilità, prevista dal Testo unico dei beni culturali. La norma consente l’esproprio dei beni culturali quando ciò risponde a un importante interesse pubblico, al fine di migliorare le condizioni di tutela e garantire la fruizione pubblica del bene. È il caso esatto del Castello di Oria.
L’immobile, come documentato nella relazione del 24 settembre 2021 dell’Agenzia delle Entrate – Ufficio Territorio di Lecce, è un complesso monumentale di straordinaria rilevanza storica e architettonica, vincolato dal 1955, che domina la città con le sue torri e la corte, circondato da un parco ricco di testimonianze archeologiche. Oggi è di proprietà privata ed è oggetto di un lungo confronto urbanistico, legato a vari tentativi di mutamento di destinazione d’uso compatibili con attività ricettive o di spettacolo.
L’esproprio rappresenta uno strumento legale di tutela e restituzione alla fruizione pubblica. Il Castello di Oria deve tornare a essere museo, luogo di visita, studio e vita cittadina. L’articolo 95 del Codice dei beni culturali distingue chiaramente i beni di interesse culturale che possono essere espropriati per garantire la fruizione pubblica, come nel nostro caso, da quelli che, ai sensi dell’articolo 96, riguardano solo immobili limitrofi, funzionali alla valorizzazione. Qui, invece, parliamo del bene stesso: il Castello, oggetto diretto del pubblico interesse. Quella dell’esproprio, per farlo rientrare nella proprietà regionale o comunale, è una scelta coerente con la giurisprudenza del Consiglio di Stato, che riconosce l’esproprio come strumento legittimo per assicurare la tutela e la fruizione dei beni di rilevante valore culturale.
È tempo che le mura di Federico II tornino a raccontare la nostra storia, non a nasconderla dietro cancelli chiusi».