Una definitiva decisione sulle soluzioni da adottare per porre rimedio al movimento franoso di Melfi, che rischia di rompere la condotta “Ofanto” dell’Acquedotto Pugliese e provocare danni alle reti viarie, sarà presa domani, venerdì 11 dicembre, nel corso di una tavola rotonda, aperta alla stampa, convocata dall’assessore regionale alle Opere Pubbliche Fabiano Amati.
Durante l’ultima riunione, sono stati individuati sei interventi, dei quali quattro prevedono la variante al tracciato, uno il consolidamento del versante di frana e uno una galleria di valico. Domani tutti i soggetti coinvolti, convocati dall’assessore Amati, saranno chiamati ad esprimere il loro punto di vista e ad assumere una decisone condivisa sull’intervento ottimale per arginare il rischio.
La necessità di un intervento urgente e risolutivo nasce a seguito di una relazione esaminata dall’assessore Amati e redatta dai tecnici dell’AQP che, dopo aver eseguito analisi e sopralluoghi con studiosi del Politecnico di Bari, hanno individuato una grossa frana sul territorio di Melfi che, spostandosi a velocità sostenuta, rischia di travolgere la condotta “Ofanto”, bypass della galleria Pavoncelli che potrebbe non riuscire più a sopperire ad eventuali cedimenti della stessa.
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L’acquedotto dell’Ofanto fu costruito in fase di emergenza idrica e fu realizzato dalla Snamprogetti in due lotti, nel 1982 e nel 1986. Venne progettato come vettore alternativo al Canale Principale nel tratto Appenninico a partire da Padula, in agro di Calitri (AV), e come vettore per il trasporto verso la Puglia centrale delle acque potabili dell’impianto di Conza, attualmente in fase di realizzazione. Oggi la portata del Canale Principale e dell’Acquedotto dell’Ofanto è di circa 5.000 l/sec, pari alla portata prelevata dalle sorgenti del Sele-Calore.
Il primo lotto, finanziato con i fondi per l’Emergenza Idrica Pugliese, fu realizzato, su progetto del 1982, come by-pass del Canale Principale nel tratto che va da Padula a Venosa per consentire i lavori di ripristino dei tratti di canale interessati da dissesti verificatisi a causa del terremoto dell’Irpinia del 1980. L’acquedotto, del diametro di 2000 millimetri in acciaio per una lunghezza di 63 km, si stacca dal Canale Principale presso la camera di carico di Padula, al termine della Galleria Pavoncelli, per reimmettersi nello stesso Canale a Contista, in agro di Venosa (PZ). Il progetto prevedeva la costruzione di una condotta della capacità massima di l/s 6.500 pari alla portata di concessione delle sorgenti di Caposele e Cassano Irpino. Un tratto di circa 1 km di questo primo lotto, in agro di Melfi (PZ), è quello interessato dal fenomeno franoso che riguarda anche la Strada Statale Ofantina e la limitrofa linea ferroviaria.
Il secondo lotto, realizzato in prosecuzione del primo per completare lo schema di trasporto dell’acqua del potabilizzatore di Conza, fu finanziato con la legge 64 del 1986; ha una lunghezza di 45 km e un diametro di 2.400 millimetri in acciaio. Ha inizio dal nodo di Venosa e termina alla vasca di carico di Monte Carafa, in agro di Canosa di Puglia, nodo di partenza e arrivo anche della condotta Casamassima – Canosa (acquedotto del Pertusillo-Sinni), che completa così l’interconnessione tra i vari schemi idrici.