A parole le rinnovabili non hanno avversari. A parole, però.
Nella realtà, invece, le vogliamo solo sui tetti delle case e perdipiù non sulle facciate; i pannelli fotovoltaici li vogliamo montati in modo orizzontale, perché quelli obliqui, posizionati così per inseguire il sole e produrre di più, deturpano; se si tratta di pale eoliche offshore, beh, che siano installate rigorosamente al largo e non si vedano da riva nemmeno per un centimetro. In ogni caso, sì totale alle rinnovabili, come detto, ma nel rispetto del paesaggio. Già, nel rispetto del paesaggio. Una bella frase di attenzione e tutela con un significato amministrativo inequivoco: nel rispetto del Piano paesaggistico. Giusto. Ovvio. Applausi. Cosa dice allora il Piano paesaggistico a proposito? Dice cose semplici. Vieta la localizzazione di impianti fotovoltaici su suolo agricolo e privilegia l’installazione sui tetti; circa l’eolico, lo tiene lontano dalla costa per quattro chilometri, ma – c’è sempre un ma – i chilometri diventano illimitati se il paesaggio costiero è tutelato. E dove mai c’è un paesaggio costiero non tutelato? Non ce n’è. Appunto. Viva le rinnovabili e viva il Piano paesaggistico che le vieta e che nessuno vuole modificare. Due cose che vengono incredibilmente messe assieme anche se l’una significa il contrario dell’altra. Provare per credere.
Si pensi alla Puglia, la regione del sole, del mare e del vento, ossia il motivo per cui siamo quelli che sulle rinnovabili possono dare di più, detto a coloro che su tutto hanno sempre da rispondere “abbiamo già dato”. In altre parole, se non installi in Puglia le tecnologie che catturano il sole, galleggiano sul mare e si fanno cullare dal vento, dove potresti installarle?
In Puglia, si diceva. Oltre quattrocento pratiche per rinnovabili, di potenza complessiva vicina a 15 miliardi di watt, ferme per divieti paesaggistici. Ma noi, come detto, siamo per le rinnovabili senza se e con tanti ma. O, detto meglio, senza ma e con tanti se.
Siamo d’accordo “solo se”: SE si mettessero sui tetti; SE si allontanassero dalla costa; SE fossero posizionati in orizzontale; SE non riducessero le aree coltivabili. E avanti così. Di SE in SE, ognuno per sé e Dio per tutti.
E se volessimo dare credito ai tanti SE che succederebbe? Proviamo. Facciamo parlare i numeri, entità silenziosi ma fonte d’insegnamenti rumorosi.
Se decidessimo, allora, di installare pannelli sui tetti, facendo pure finta che un posizionamento orizzontale produce quanto quello obliquo, avendo la cura di non prestare attenzione ai particolari, cioè alle giornate assolate e a quelle nuvolose, tra l’inesorabile scansione giorno-notte e tante altre “tecnicaglie” che nascondono il diavolo nei dettagli, ebbene, se decidessimo di installare solo pannelli sui tetti avremmo un risultato inaspettato: non riusciremmo a raggiungere l’obiettivo fissato per il 2026, cioè 70GW di capacità aggiuntiva da rinnovabili.
Davvero? Sì, davvero.
In Italia abbiamo 763,53 chilometri quadrati di edifici residenziali e agricoli, potenzialmente disponibili per il fotovoltaico: attenzione, potenzialmente, avverbio di per sé sempre eccessivo quanto a generosità. Riempire completamente i testi dei quasi 770 chilometri quadrati disponibili in Italia, produrrebbe una potenza di circa 50GW. Meno 20 GW rispetto al grande appuntamento ambientale del 2026.
E tutto questo senza portare in contabilità l’ulteriore capacità necessaria per affacciarsi al mondo dell’idrogeno verde: occorrerebbe raddoppiare l’obiettivo del 2026.
Senza mettere nel conto, ovviamente, gli ulteriori 40GW circa, che servirebbero solo per trasformare a idrogeno l’ILVA di Taranto. È chiaro il conto? Abbiamo bisogno di 70GW per l’obiettivo 2030, 40GW per l’idrogeno verde, 40GW solo per l’ILVA, che fa un totale di 150GW, e proponiamo il fotovoltaico sui tetti per una potenza di circa 50GW. E gli altri 100GW? Fingendo di non sapere che tutta questa potenza risulterebbe utile a soddisfare solo il 45 per cento delle necessità elettriche. Difatti se volessimo davvero affrancarci dal gas e dal petrolio, considerato che anche su rigassificatori o serbatoi GNL ci sono i soliti NO, dovremmo spingere sull’elettrificazione dei consumi e occorrerebbero quindi ancora maggiori capacità, ben superiori ai 150GW e ai 50GW da pannelli su tutti i tetti d’Italia.
E come si fa? Come al solito. Parlando chiaro, con numeri alla mano e smettendola di dirsi favorevoli alle rinnovabili, ma solo sui tetti e nel rispetto del paesaggio, e all’eolico offshore posto sempre altrove. Opzioni, queste, che non possono essere prese sul serio non per cattiveria, ma perché non tornano i conti.
E quando non tornano i conti vincono le parole al vento, che però non fanno girare le pale.
Fabiano Amati, articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 15 marzo 2022