Corriere del Mezzogiorno Puglia di giovedì 11 marzo 2021, pagina 2
Fuori lista e imbucati, Amati accusa i politici «Non hanno vigilato»
INTERVISTA di Fatiguso Vito
BARI «Sui furbetti dei vaccini leggo dichiarazioni scandalizzate di politici e amministratori. Ma se ci sono violazioni, di qualsiasi natura, queste riguardano l’operato di chi eroga le dosi e dovrebbe controllare gli aventi diritto. E poi bisognerebbe smetterla di nascondersi dietro la privacy e rendere noti i nominativi perché la vaccinazione è un trattamento sanitario collettivo non individuale». Fabiano Amati, presidente della prima commissione Bilancio e consigliere regionale del Pd, interviene sugli imbucati delle somministrazioni. Sin dal 27 dicembre scorso, inizio della campagna nazionale, fu ben chiaro che le dosi non erano sufficienti. E per questo avrebbero dovuto essere gestite con “onestà”. Mala realtà non ha fatto sconti. La gara alle dosi “abusive” è partita con tanti soggetti del mondo della sanità che poco hanno a che fare con i malati: i direttori delle Ml di Bari, Antonio Sanguedolce, di Foggia, Vito Piazzolla, di Lecce, Rodolfo Rollo, di Taranto, Stefano Rossi, e anche lo stesso assessore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco. Anche personale delle agenzie della Regione (l’Asset), o ex parlamentari come Gero Grassi (che si è giustificato con «c’era un buco nell’elenco e mi è stato chiesto se lo volessi fare»). Per proseguire dell’edilizia ospedaliera e professionisti di ogni categoria.
Amati, gli imbucati dei vaccini hanno commesso un reato?
«Non credo proprio. Vedo politici e amministratori a caccia di vaccinati privi di diritto. Ma questi non considerano che se violazione c’è stata è addebitabile a loro nella catena della delega di funzioni».
In che senso?
«La condotta eventualmente impropria è di chi ha il compito di erogare e controllare gli elenchi: dai dirigenti delle Asl ai capi dipartimento e ai responsabili delle somministrazioni. I vaccinati? Potrebbero essere accusati a tutto concedere di concorso in peculato, ma non farebbero fatica a difendersi dichiarando di aver agito in stato di necessità».
Perché i politici o gli stessi amministratori si scandalizzano? La filiera del potere che lingua parla?
«Perché si pensa che urlare la colpa di non meglio specificati altri produca effetti di distrazione ed escluda le proprie mancanze. La tecnica del fumo negli occhi».
Ma se non c’è un reato, per i furbetti c’è un problema di coscienza.
«Certo, ma è un aspetto soggettivo e non è ciò che riguarda il giudizio pubblico. I vaccini sono pochi e bisogna privilegiare chi è a rischio. Pare che debbano immunizzare gli avvocati. Le dico già da ora che in questa prima fase rifiuterò il vaccino perché credo sia prioritario aiutare prima le persone fragili».
Si sono vaccinati l’assessore Lopalco e i direttori generali di quattro Asl. Le sembra opportuno?
«Non mi è sembrato opportuno estendere la vaccinazione a chiunque fosse incasellato in un’organizzazione sanitaria, senza avere nulla a che fare con le attività a rischio perché a contatto con la malattia. E questo ha creato insostenibili ingiustizie. Non è ragionevole lasciare senza coperture le persone fragili o gli over 80».
Perché non si rendono pubblici i nomi dei vaccinati? In estate si parla anche di passaporto sanitario per i viaggi internazionali.
«Si afferma la tutela della privacy, ma la vaccinazione è un trattamento sanitario a valore collettivo e non individuale. La sua protezione funziona se lo fanno tutti e si raggiunge l’immunità di popolazione ed è questo che si può obbligare ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione cioè sul parametro fondamentale della solidarietà sociale. La privacy dovrebbe valere solo sul motivo dell’esenzione. Ma c’è un altro aspetto».
Dica pure.
«Se c’è un calendario delle vaccinazioni, con tanto di parametri di età o di categoria, siamo di fronte a un procedimento amministrativo e ognuno è titolare di un interesse legittimo ad accedere alle liste per verificare se quel calendario è stato violato a suo discapito ed eventualmente ottenere giustizia. Con la segretezza si rischia di violare diritti e interessi senza nemmeno la possibilità d’insorgere».