La ricerca dell’autonomia energetica prima, la necessità assoluta di questa in seguito alle vicende belliche nel cuore dell’Europa che si sommano, attraverso di essa alla creazione di una strada possibile per la la pace Brindisi polo italiano di eolico offshore. Che ne pensa?
«Ho sempre detto che a Brindisi si può fare di tutto tranne una pista da sci. Il problema sono i professionisti del No ideologico, che nel nuovo mondo verde sono diventati i sostenitori dell’inquinamento, della povertà. e della guerra. Brindisi potrebbe dunque diventare capitale italiana dell’eolico offshore, ma una capitale non ha una sola città».
Che significa?
«Significa che lo specchio di mare di Brindisi non può contenere tutto l’eolico offshore di cui abbiamo bisogno, per cui potremo essere davvero capitale se si faranno anche gli altri parchi eolici, a cominciare da quello del sud Salento, con Brindisi che si batte per insediare nel suo porto tutte le attività per la costru -zione e la manutenzione di tutti i parchi offshore d’Italia. Insomma, capitale italiana dell’offshore non significa che i parchi si realizzano solo al largo di Brindisi, perché a tacer d’altro non c’è specchio di mare sufficiente per contenere tutta la capacità di cui abbiamo bisogno, per imporre, lo ripeterò a sfinimento, la sicurezza ambientale, la prosperità e la pace».
Ma perché non sarebbe sufficiente solo la costa di Brindisi per l’offshore?
«Tenendo sullo sfondo la questione del gas su cui mi piacerebbe che le associazioni datoriali e tutti i cittadini “coraggiosi” dicessero qualcosa di chiaro chiaro Torneremo su questo, non tema in Italia dobbiamo raggiungere una capacità aggiuntiva da rinnovabili di 70 GW entro il 2026. Premesso che siamo la capitale italiana del sole, del vento e del mare, dove vuole che si ritrovino le condizioni e standard migliori per le rinnovabili? Da noi, ovvio. Se questo è, e senza aggiungere la ulteriore capacità che servirebbe per l’idrogeno e la riconversione di Ilya, probabilmente ulteriori 70GW, ne viene fuori la necessità di utilizzare gran parte della costa pugliese per dare un piccolo contributo a quegli obiettivi, nell’attesa della tanto auspicata fusione nucleare, ma chissà quando la vedremo».
Perché l’offshore è un piccolo contributo sugli obiettivi totali da rinnovabili?
«Per motivi numerici e i numeri non possono essere massaggiati a piacimento. 70 GW come obiettivo italiano al 2026, a cui aggiungere ulteriori 70GW solo per idrogeno e riconversione Uva e senza fare calcoli più complessi sul sempre crescente fabbisogno elettrico al netto dei risparmi, vuol dire che ci serve anche fotovoltaico e biomasse. Anche sul fotovoltaico e sulle biomasse si osservano intenti favorevoli sulla carta e contrasti nei fatti. Ci sono 400 istanze ferme, relative alla Puglia, per circa 15GW di capacità. Chi si oppone dice che basterebbe mettere i pannelli sui tetti, ma i numeri dicono altro. Dicono cioè che se pur pensassimo di mettere pannelli su tutto il costruito italiano non potremmo avere più di 1/4 della capacità necessaria in tempi brevi».
Vuol dire che è necessario accettare tutto?
«L’ambientalista vero e non di facciata, il così detto greenwashing, dice “Sì alle proposte di rinnovabili dove le normative e le linee tecniche lo consentono”. E siccome si rende conto che le rinnovabili non bastano, s’interroga su cos’altro fare per far vivere le persone con le comodità che hanno e con quelle che verranno senza però ricevere bollette salatissime. Ed evitare le bollette salatissime è una cosa di sinistra, perché in grado di ridurre le disuguaglianze.
Ma questo «cos’altro» a cui fa riferimento cos’è? Il gas?
«Esatto. Brindisi è una città che ha dato tanto per la produzione energetica da fonti inquinanti, con tutte le conseguenze anche in termini di esposizione alle malattie. Ora che invece abbiamo l’opportunità di avere cose migliori, per esempio le infrastrutture per il carburante di transizione, ciòè il pulitissimo gas, si può capire perché dobbiamo dire No? Abbiamo detto Si a cose terribili perché dobbiamo dire No a cose in grado di risarcirci da quel passato terribile? Aggiungendo che le infrastrutture per il gas possono pure portare investimenti da responsabilità sociale, quelli che chiamiamo compensazioni, che le imprese devono ai territori in virtù delle normative vigenti.
Ma precisamente che significa gas?
«Per Brindisi significa serbatoio costiero Gnl e rigassificatore offshore – nave Fsru. Due argomenti su cui vorrei vedere tutti impegnati nel combattere le opinioni contrarie, perché foriere di politiche inquinanti. E invece su questi argomenti vedo tante timidezze.
Insomma, Brindisi capitale dell’industria ambientale?
«Si. Mi piace la definizione. Perché valorizza la cultura industriale, l’ambientalismo, la prosperità e la pace. E si apre pure, come fatto assolutamente lo- gico, alla città del turismo. Perché la città con un’industria pulita e a servizio dell’ambiente, diventa una città con un brand innovativo in grado di poggiarsi benissimo sulla città storica, sul paesaggio della sua campagna e nella narrazione pugliese di questi anni. Ma anche qui, purtroppo, c’è un problema…
Quale sarebbe, il problema?
«A Brindisi anche la costruzione di un resort alta gamma o un campo da golf, vengono passati nel tritacarne del professionismo del No. Ma come si fa turismo, cioè un settore industriale molto pesante, senza l’accoglienza e gli stravizi per istigare alla spesa chi ha di più e quindi generare effetti di lavoro più vantaggiosi in favore di chi ha di meno? Anche questa è una cosa di sinistra. Ma purtroppo se arriva un imprenditore con l’idea di un resort viene mandato via e mi pare che nel nuovo Pug non vi sia alcuna tendenza diretta a favorire questo tipo di iniziative. E siccome i professionisti del No ragionano per abbrivio mi è capitato che anche sui resort mi abbiamo detto, per dileggiarmi, fatteli a casa tua. E su questo ho sorriso perché il 10 agosto 2000 proposi al Consiglio comunale di Fasano 31 varianti puntuali al Piano regolatore, che sono più o meno gli attuali e tanto decantanti resort. Mi verrebbe da dire: a casa mia già fatto, perché non proviamo a farli anche a Brindisi?»
Brindisi quindi ha un grande potenziale?
«Immenso, da capitale pugliese di industria ambientale, cultura e turismo. Io adoro Brindisi e non come fatto retorico ma perché ha caratteristiche largamente compatibili per aprirsi al nuovo modo. E purtroppo anestetizzata da una parte di classe dirigente la cui statura massima è quella sviluppata stando seduti a sonnecchiare, raccontando luoghi comuni, totem e tabù».
Intervista di ANGELO SCONOSCIUTO pubblicata su Gazzetta del Salento del 01 maggio 2022