di Lucia Portolano
La centrale termoelettrica a carbone di Cerano, a Brindisi, riprenderà a marciare a pieno regime per tamponare la crisi del gas dopo il conflitto Russia-Ucraina. E il consigliere regionale pd Fabiano Amati attacca il governo regionale e le amministrazione locali, a suo dire responsabili di quella «politica dei no» che avrebbe contribuito a questa emergenza energetica.
Consigliere Amati a cosa si riferisce?
«In tutti questi anni c’è stata una politica che ha detto no a tutto: al rigassificatore a terra a quello in mare, ai serbatori Girl, al gasdotto Tap, persino alle rinnovabili, al fotovoltaico, alle biomasse, di recente anche all’agrovoltaico e alle rinnovabili offshore. La somma di tutti questi no, basati soltanto su motivi ideologici, ci hanno portato a questa situazione. Torna il carbone a Cerano proprio quando la centrale era in spegnimento. Questa politica per ideologie ha giocato sulle paure della gente e ora paghiamo un caro prezzo».
Chi è responsabile di questa politica?
«Personaggi, diventati amministratori, che bazzicavano dalle parti delle ideologie sconfitte dalla storia, che poi decidono di riciclarsi nell’ideologismo ecologico e mettono in piedi forme antagoniste di resistenza all’innovazione tecnologica, funzionale all’ambiente. Politiche inquinatrici camuffate da ideologismo: se non accetti il gas poi ti ritrovi il carbone e il petrolio».
Si riferisce anche agli amministratori regionali?
«La Regione ha lisciato il pelo per paura e per convenienza a questi movimenti. Ci sono dichiarazioni e atti abbondanti. Per cui alla fine l’unica opera che si è fatta è il gasdotto Tap, ma soltanto perché il procedimento era nelle mani del governo centrale. Fosse stato per Comune e Regione staremmo alla canna del gas, più di quanto già non siamo. Io che ero uno dei pochi a sostenere Tap ho trascorsi momenti difficile, di ostruzionismo, e ho dovuto difendermi da uno squadrismo verbale. Sono democratici soltanto se sei d’accordo con loro, altrimenti si trasformano nei peggiori fascisti».
Quale sarebbe quindi la soluzione secondo lei?
«Purtroppo ora dobbiamo accettare la produzione al massimo carbone e confidare sulle grandi capacità degli uomini Enel nel ridurre al massimo i rischi. Enel ha deciso che nel 2025 la centrale sarà spenta: per quella data dobbiamo essere pronti e avere le rinnovabili, con eolico offshore in particolare — strutture di altissima compatibilità ambientale — un rigassificatore offshore, il raddoppio di Tap e il funzionamento del gasdotto Poseidon. Soltanto così ce la possiamo cavare».
Ma il gas è pur sempre un combustibile fossile? Non ritiene che la Puglia abbia già dato tanto al Paese in campo energetico?
«Il gas è un combustibile fossile, ma è pulito ed è una fonte di transizione. Proprio perché abbiamo già dato con le infrastrutture inquinanti. ora vogliamo quelle non inquinanti con le compensazioni territoriali chieste ed ottenute per tempo e non con il cappello in mano».
Che cosa pensa dell’andamento di questa campagna elettorale?
«E una campagna elettorale che si sta svolgendo per sancire i parlamentari già eletti all’atto di presentazione delle liste, perché queste sono state fatte a piacimento dei leader politici, senza che i cittadini potessero dire la loro. E la legge elettorale per i raccomandati».
Lei ha attaccato il suo partito in un momento delicato: non ritiene di aver favorito gli avversari?
«Le cose si dicono quando accadono. Dire questo non è il momento è il modo di chi comanda per farsi legittimare dalle persone alle quali hai inflitto una pena. Il Pd ha bisogno di un grande spavento per cambiare, distruggendo così la soggezione per il sistema di potere del presidente Michele Emiliano».
Articolo pubblicato su Repubblica Bari del 08 settembre 2022