di Francesco G. Gioffredi su Nuovo Quotidiano di Puglia del 12 febbraio 2022.
«Candidarmi alla segreteria regionale Pd? Lo valuterei solo in caso di primarie aperte». Fabiano Amati, consigliere regionale Pd e Presidente Commissione Bilancio: il futuro del partito si intreccia con le fibrillazioni in Regione. Al momento, tanto rumore per nulla: critiche, proteste dopo la nomina di Palese, ma il Pd resta all’ombra di Emiliano.
«Io aspetto la riunione del gruppo consiliare di martedì: lì farò la mia proposta».
E qual è? L’appoggio esterno?
Si, per far comprendere a Emiliano che abbiamo un punto di vista diverso dal suo. E vedrò cosa ne pensano i colleghi. Mi aspetto una presa di coscienza su qualsiasi ipotesi in grado di raccogliere lo stato di disagio diffuso».
E le altre proposte sul piatto quali sono?
«Alcune più mitigate: per esempio, la verifica politica. E altre invece all’insegna di “Emiliano ha fatto bene”, posizione che viene espressa con fatica, anche per senso del pudore, perché è ormai chiaro a tutti che la nomina di Palese è un’iniziativa insostenibile».
La sensazione è che nel Pd in molti stiate sfruttando la vicenda Palese per una manovra di posizionamento.
«lo no: lavoro per i cittadini della Repubblica. E mi interessa meno il resto. Ed è pensando ai cittadini che ho contestato la nomina di Palese. Nel quadro difficile della sanità, che è frutto anche del Piano voluto da Palese nel 2002, ci sarebbe bisogno di un tecnico esperto di diritto sanitario, contabilità e organizzazione di strutture complesse. Palese non ha queste caratteristiche, è un politico con tanti errori nel curriculum e avrà difficoltà a mettersi in sintonia con i tanti problemi che abbiamo».
Ma nel Pd in tanti dicono esattamente l’opposto: contestano la provenienza politica di Palese, ma quanto al merito delle questioni c’è chi ritiene sia giusto aspettare prima di valutare.
«Emiliano presenta Palese come un super-tecnico, che però deve avere quelle caratteristiche che le elencavo e che viceversa non ha. Quando sarà svelata la finzione, e cioè sarà chiaro che Palese è un politico, allora avrà ragione chine contesta la provenienza dal centrodestra».
A questo punto non poteva essere nemmeno lei l’assessore alla Sanità O ritiene di essere un super-tecnico?
«Non ho mai posto la mia “candidatura” ad assessore e non spetta a me dire se sono un super-tecnico o meno. Fermo restando che non esistono uomini “super”, a cominciare da me».
Su tutto ciò si innesta il nodo del congresso Pd: il partito, evidentemente, nel rapporto con Emiliano resta sempre subalterno, succube. E tutto ciò conduce, appunto, al cambio di passo per la segreteria dem.
«I casi sono tantissimi, non solo la nomina di Palese: il segretario Pd asseconda Emiliano, e lo fa all’apice non di un dibattito, ma di decisioni prese da qualche luogotenente. Questo dimostra che il Pd non è un partito aperto nella sua libertà di decidere: bisogna cambiare e occorre un congresso con primarie aperte, come avevo proposto in estate. Bocciarono la mia proposta perché volevano il congresso delle tessere per poter preordinare il risultato gradito».
Lei si candiderebbe, in caso di primarie aperte?
«Per poter avere le primarie aperte bisogna cambiare il regolamento: non essendoci più un’Assemblea del partito pugliese, occorre un commissario nominato da Roma. E allora sì, in quel caso potrei valutare di candidarmi, o magari potrebbero farlo anche altri con la mia stessa idea di partito. A questo punto, chiedo alla segreteria nazionale un commissario che deliberi un congresso con primarie aperte».
L’area del dissenso interno al Pd si amplia, ma siete sfilacciati, procedete in ordine sparso. C’è rl margine per organizzare e coagulare questo dissenso?
«Già è una bella cosa che ci siano circoli e federazioni provinciali che segnalano uno stato di disagio. Poi, certo: bisogna dare un bandolo a questa matassa. Ma già solo discutere della possibilità di un partito aperto e libero, senza condizioni di vantaggio preordinate, è un segnale importante. Dopodiché è chiaro che, qualora si arrivasse a primarie aperte, sarei il primo a sottolineare la necessità di una candidatura alternativa unica. E il terreno fertile c’è».
Cosa intende?
«Non è un caso che tutte le più grandi riforme di queste ultime consiliature siano di iniziativa consiliare. Emiliano sa citare solo due riforme-manifesto: registro delle lobby e partecipazione, nel primo caso quasi non esiste, nell’altro ci sono non pochi problemi. Questo vuol dire che nel Pd c’è un grande potenziale per avere un partito libero e che lavora per i cittadini pugliesi».
Lei invoca l’intervento della segreteria nazionale, della quale fa parte Francesco Boccia: non È Proprio un fiero oppositore di Emiliano…
«Sulla carta la presenza di Boccia dovrebbe essere un acceleratore, visto che conosce meglio di chiunque altro il Pd pugliese e dovrebbe favorire questo percorso di “liberazione”. Se poi vuol essere il sostenitore del mantenimento del Pd in questo stato di libertà vigilata, gli chiedo di cambiare idea».
Lei è stato assessore con Vendola: come valuta il silenzio dell’ex governatore in questo frangente?
«Per me c un dolore. Nel 2010 facemmo una campagna elettorale nella quale Palese ci accusò di malversazione, corruzione, mancato utilizzo dei fondi: disse cose non vere. E Vendola cosa fa? Sta ancora in silenzio e il suo partito non si pone il problema della presenza in giunta: io ho conosciuto, stimato tra mille traversie e voluto bene a un Vendola diverso».