BARI. L’iter congressuale del Pd è appena avviato ma in Puglia si iniziano a affilare le armi per un confronto interno che riguarderà non solo la nuova dimensione politica ma anche il rapporto tra partito e amministrazione regionale di Michele Emiliano. Dopo la decadenza degli organismi collegiali, allo stato, i dem hanno in carica solo il segretario regionale Marco Lacarra, che non si ricandiderà alla guida del partito pugliese.
Tra i falchi per un vero cambio di passo c’è Fabiano Amati, consigliere regionale Pd: «Qui – spiega – più che un congresso, c’è da riavviare il Pd, che non c’è mai stato. Dopo le elezioni i seguaci di Emiliano hanno preso quello che c’era da prendere e nessuno li ha più sentiti. C’è quindi da “fare il Pd”, sperando di farlo con primarie aperte e evitando che al capezzale del malato si metta la malattia». Fuori di metafora: «Chi ha fatto ammalare il Pd, cioè Emiliano e i suoi, da Boccia a Lacarra, in queste ore ha buone ricette per salvare il partito, dopo averlo affondato. Parlano a Roma, in tv…».
Sul piano pratico cosa c’è da fare? «Bisogna rapidamente attivare le primarie aperte – argomenta Amati – per poter salvare il Pd, tenendolo sulla strada del suo gruppo consiliare che ha deciso, a dispetto del governatore, sull’Arpal, che si occupa delle malattie genetiche, che si occupa del Piano casa e si impegna per offrire ai pugliesi più screening sui tumori». L’effetto delle primarie per Amati «aiuterà a commissariare la Regione di Michele Emiliano Emiliano, per “fare” le cose.
Aspettiamo la riunione sui dieci punti proposti in vista del chiarimento tra il gruppo dem e la presidenza regionale». «Dobbiamo ancora riunirci per discutere delle ragioni della sconfitta alle politiche, dal momento che non c’è stata alcuna riunione post-elettorale. Come nel film di Woody Allen “Prendi i soldi e scappa”, prese candidature e seggi sono spariti…», conclude il presidente della Commissione Bilancio. Michele Mazzarano, consigliere regionale del Pd, offre questa lettura: «Un congresso costituente deve riguardare l’intero paese, e anche tutte le articolazioni territoriali, compresa quella regionale. Non si può lasciare le cose invariate nella regione e nelle province. La discussione deve riguardare anche la tanta sinistra diffusa rimasta a rasa, lontana dalla militanza e dalla partecipazione politica.
L’intento che si vela dietro il percorso annunciato da Enrico Letta è questo. Va ora interpretato anche a livello locale». «Ci sarà bisogno – puntualizza il consigliere di Massafra – di una fase di profonda discussione sul futuro della sinistra, non limitandoci ad immaginare che i nostri problemi si risolvano apparecchiando qualche banchetto delle primarie (stoccata ad Amati, ndr). 11 Pd al momento è rappresentante di una parte residuale della società e non parla alla parte subalterna e più fragile del paese». Poi un appello ad allargare la partecipazione alla sfida congressuale: «Chi ha qualche responsabilità a livello regionale e locale – attacca Mazzarano – deve fare in modo che ci sia una discussione aperta alle associazioni, ad Articolo Uno, a pezzi del sindacato che non si sono sentiti rappresentati, o ai cittadini che per le involuzioni del partito hanno smesso di dare il proprio contributo.
Non bastano le primarie di marzo, o la conta su singoli nomi». «La segreteria regionale della Puglia? Se si fa un congresso nazionale su un manifesto e una fase costituente, ci devono essere – chiarisce in merito alla prossima contesa tutta pugliese per il post Lacarra – profili corrispondenti a questo percorso. Bisogna evitare di mettere in campo candidature frutto del bilancio dei rapporti tra le personalità del Pd, come nell’ultima fase. Ci vuole chi avvii una nuova storia. Dobbiamo rifondare il Pd. Bisogna immaginare che una parte della storia del Pd è finita il 25 settembre.
Ci vuole una rifondazione profonda, anche con cambio del simbolo e del nome. Letta non ha presentato il percorso di un congresso normale, ma di un congresso costituente, per aprire porte e finestre delle nostre anguste stanze a persone, gruppi e realtà finora non iscritti al Pd». «Emiliano e Decaro in questa fase? Saranno padri nobili che favoriranno questa fase.
Sono convinto che dovendo costruire anche una opposizione nelle istituzioni e nella società al governo delle destre, ci vorranno figure istituzionali che difendano il Mezzogiorno davanti al ministro Calderoli e al progetto scellerato di autonomia differenziata», conclude Mazzarano.