“La richiesta di rendere possibile lo scarico in falda dei reflui depurati è un’idea avanzata al Governo e Parlamento nazionale da tutti i governi regionali che si sono succeduti almeno negli ultimi quattro lustri, con il consenso tecnico-scientifico dell’ARPA, dell’Autorità di Bacino, delle associazioni ambientaliste e dei principali istituti di ricerca pubblici.
Purtroppo nessun Governo nazionale ha mai preso in considerazione la proposta, che si fonda sulle particolari condizioni geomorfologiche della Puglia e sui contrasti che inesorabilmente sorgono in una regione in cui è il mare – sostanzialmente – l’unico corpo idrico superficiale per lo scarico .”
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento alla proposta di costituzione di un gruppo di lavoro, avanzata al Presidente della V Commissione Donato Pentassuglia assieme ai colleghi consiglieri Negro e Longo.
“La concessione dell’eventuale deroga, inoltre – dice – comporterebbe la possibilità concreta di ricaricare la falda acquifera pugliese, provata da fenomeni di stress e salinizzazione. Sul punto vi sono autorevoli studi scientifici che dimostrano l’opportunità della proposta, assieme alle indicazioni tecniche del servizio regionale di Tutela delle acque.
Inoltre: qualora tale deroga dovesse essere concessa, si risolverebbero con facilità e notevole risparmio i problemi e le contestazioni relativi agli scarichi dei depuratori, tra gli altri, di Sava-Manduria, Gallipoli, Carovigno, Rutigliano e Nardò-Porto Cesareo.
E’ chiaro che l’immissione in falda potrebbe avvenire, così come prescritto dalla legge, solo qualora la qualità del refluo fosse compatibile, utilizzando l’attuale tecnologia che è in grado di interrompere il rilascio del refluo qualora gli impianti di depurazione entrassero in disfunzionalità, causata generalmente dagli scarichi anomali (diversi dai reflui urbani) e dalla carenza diffusa di reti delle acque meteoriche, che attualmente alimentano in sovraportata il sistema fognario esistente e gli impianti di depurazione.”