Intelligenza Artificiale, Amati: “Finisce la corruzione. Avviata costruzione di un modello per appalti e acquisti”

Comunicato stampa dell’Assessore regionale Fabiano Amati.

“Con l’intelligenza artificiale potrà finire il rischio di corruzione negli appalti e negli acquisti di beni e servizi, sempre in agguato quando si tratta di decidere le cose con l’intelligenza naturale e il suo carico di umane tentazioni, visibilissime sia nella vita della pubblica amministrazione che nell’esperienza di ogni cittadino.
Per questo, e sulla scia dei modelli già avviati nella nostra Regione per la gestione del bollo auto e del bilancio regionale, abbiamo avviato la costruzione di un modello d’intelligenza artificiale da offrire a tutte le Pubbliche amministrazioni della Puglia, ossia Regione, Province, Comuni, ASL e amministrazioni pubbliche periferiche.
Il modello, addestrato nel giro di qualche settimana con la mera acquisizione delle leggi e linee guida di settore, offrirà in prima battuta un supporto alla decisione di dirigenti e funzionari pubblici, in modalità di autocontrollo. Si spera che in poco tempo, non più di qualche mese, il modello possa essere testato per raggiungere livelli di affidabilità idonei a trasferirgli sia l’esame di tutte le fasi della procedura, sia la decisione finale, compresa ovviamente l’aggiudicazione delle gare.
È ovvio che la decisione del modello non potrà prestarsi a nessuna forma di condizionamento o di corruzione, perché la fase dell’addestramento ha caratteristiche neutre, priva cioè di ogni riferimento a procedure amministrative in concreto e quindi priva di ogni interesse specifico.
Questa iniziativa è inoltre coerente con il progetto della Presidenza del Consiglio dei ministri (Hub/Centri regionali I.A. per la Pubblica Amministrazione), ove la Puglia svolge il ruolo di capofila nell’area funzionale Appalti e contratti.
Il modello di IA è realizzato in casa, dal Dipartimento della Transizione digitale, con la collaborazione del Dipartimento d’Informatica dell’Università di Bari.
Ringrazio per il lavoro avviato il Responsabile regionale della Transizione digitale Cosimo Elefante e il professore ordinario di linguaggio artificiale Giovanni Semeraro, con i loro gruppi di collaboratori e di ricerca.”

IA e il modello Puglia – Articoli di Gazzetta del Mezzogiorno

Oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno due articoli raccontano la sfida pugliese sull’intelligenza artificiale.

Da un lato l’accordo tra Regione Puglia, Treccani e Università di Bari per sperimentare un modello linguistico open source capace di tradurre, valorizzare e rendere accessibile la cultura italiana.
Dall’altro l’ambizione scientifica: con “LLaMantino-3-Anita”, primo grande schema generalista in lingua italiana, l’Università di Bari punta a superare i colossi internazionali, offrendo un’IA trasparente e sicura.

È il modello made in Puglia che innova i processi amministrativi, rafforza la lingua italiana e apre una finestra sul futuro digitale della cultura.

L’IA, una scuola di giudizio per leader e partiti – Il mio articolo su Corriere del Mezzogiorno

L’intelligenza artificiale (IA) sta per entrare in politica, riformando i partiti e i loro leader.

Niente più giochi di parole: tra poco si giocherà con i dati, alla portata di tutti. Tutti potranno giudicare, con un clic, la verità e la bugia.
Non si potranno dire più schiocchezze e non ci saranno leader eletti per aver detto la migliore schiocchezza, o per aver eccitato il consenso su opinioni prive di realismo,
L’IA sarà ritenuta attendibile perché non chiederà voti ma pretenderà coerenza.
È il probabile addio ai leader che non sanno nulla, che eccitando le paure sulla base di un “secondo me” che esiste solo nella loro mente.
Sta per arrivare il clic che giudica, senza avere simpatia.
E chi non sarà vero, sarà fuori.

Questo e altro nel mio articolo “L’IA, una scuola di giudizio per leader e partiti”, pubblicato oggi sul Corriere del Mezzogiorno.

Nel gran “teatro” dell’IA l’unico posto fisso lo avrà il consumatore

da La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 marzo 2025


di Fabiano Amati

Se “gli ultimi saranno i primi” (Matteo 20:16), allora il futuro è chiaro: il consumatore, per secoli considerato passivo, diventerà l’unico vero lavoratore. Dimenticatevi giornalisti, avvocati, notai, giudici, medici e professori: l’intelligenza artificiale farà tutto e meglio, più velocemente, senza scioperi o recriminazioni di casta. Ma niente paura: nessuno resterà senza stipendio. Semplicemente, saremo tutti pagati per fare ciò che l’umanità ha sempre sognato di fare licenziando ogni senso di colpa: leggere, viaggiare, guardare, ascoltare e, in generale, consumare. Insomma, l’economia del futuro sarà una sorta di all-you-can-eat retribuito.
Dal verbo al click: l’intelligenza artificiale sta riscrivendo la storia
Nell’inizio fu il verbo, alla fine sarà il click.
Per far funzionare l’IA serve una cosa sola: dati, centinaia e migliaia di dati. E chi glieli fornisce? Pochi manutentori del cervello artificiale, super giornalisti giuristi medici e manager, pagatissimi e privi di sentimenti o risentimenti, e noi tutti, inconsapevoli ma infaticabili addestratori. Ogni articolo letto, ogni video guardato, ogni recensione lasciata è un mattoncino che rende l’IA più intelligente. Così, mentre lei impara, noi passiamo dal ruolo di lavoratori a quello di raffinati consumatori-professionisti, pagati non per produrre, ma per scegliere, interagire e godere del prodotto finito, suggerendo alle macchine di produzione i nostri gusti, le nostre virtù e pure i nostri vizi.
I mestieri tradizionali? Destinati all’estinzione. Il giornalista sarà sostituito dal lettore di giornali, l’avvocato e il giudice dal lettore di sentenze, il medico dal paziente che consulta il referto generato dall’algoritmo, il fabbricatore di beni da un robot efficientissimo. Perché pagare qualcuno per scrivere un articolo quando il lettore stesso, nel leggere lo scritto della IA, valida, interpreta e fornisce dati?
Ma attenzione: non tutti i mestieri sono destinati a scomparire. Alcuni mestieri, essendo così antichi, sono probabilmente destinati a essere eterni. Se c’erano all’inizio della storia, continueranno a esistere fino alla fine.
I politici, per esempio, non potranno mai essere rimpiazzati: “Date a Cesare quel che è di Cesare” (Matteo 22:21) perché, alla fine, qualcuno dovrà pur decidere. L’IA potrà consigliare, suggerire, elaborare scenari complessi, ma la scelta, le regole dell’addestramento dell’IA, resterà sempre nelle mani di chi sarà scelto alle elezioni. E diciamocelo, anche l’errore è un’arte, quasi sempre di decisione, e nessuna macchina riuscirà mai a sbagliare con la stessa creatività di un essere umano, sia esse elettore o eletto.
Anche i religiosi resteranno saldi al loro posto, perché “la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio” (Giacomo 12:13) e nessuna IA potrà mai dispensare misericordia, perché la macchina sarà addestrata alla giustizia. Potrà simulare empatia, certo, ma il perdono non è un’operazione matematica e la speranza non si calcola con un algoritmo. Finché l’uomo avrà domande senza risposta, servirà qualcuno che le ascolti, senza affidarsi a un database.
E poi ci sono loro, i lavoratori del corpo: atleti, danzatori, artisti del movimento. L’intelligenza artificiale può prevedere il risultato di una partita, ma non può segnare un goal. Potrà generare la coreografia perfetta, ma non potrà danzare con l’anima. Il sudore, l’adrenalina, la fatica. Sono cose che nessuna macchina potrà mai provare.
Il mondo si sta trasformando in un gigantesco “teatro”, dove il pubblico viene pagato per assistere. Gli intellettuali del passato dicevano che il potere era nelle mani di chi possedeva i mezzi di produzione, ma nel futuro la ricchezza sarà distribuita a chi possiede il mezzo più potente di tutti, l’attenzione.
Benvenuti nella nuova era: addio alla fatica, benvenuto al piacere. Il lavoro sarà solo un lontano ricordo e l’unico sforzo richiesto sarà quello di scegliere cosa guardare.
Non c’è più scelta: il futuro ha già cliccato per noi.
Sarà davvero così? Non proprio così, ma forse più esagerato di così, perché alla creatività di un uomo non c’è limite, anche quando si mette a fare l’addestratore di macchine.