Quando ci si occupa dei soldi dei cittadini bisogna farlo come se fossero propri e con saggezza e severità. Come dice l’abate Abbone: «Se mai fossi saggio, lo sarei perché so di essere severo».

Nell’intervista di oggi a Michele De Feudis del La Gazzetta del Mezzogiorno, racconto la Puglia e la salute dei suoi conti pubblici.

Qui l’intervista completa

L’amore e l’intelligenza artificiale. Il mio articolo per La Gazzetta del Mezzogiorno

Ma l’amore potrà essere aiutato e controllato dall’Intelligenza Artificiale?

È un’ipotesi plausibile e forse vicina: app capaci di leggere i battiti, interpretare gli sguardi, consigliare una pausa o suggerire se vale ancora la pena restare insieme. Come nel film “Quello che le donne vogliono”, ma con l’algoritmo al posto del pensiero magico.
Ma allora, cosa resterà di davvero umano?
Forse un’unica cosa: restare. Anche quando tutto sembrerà andare a rotoli e l’’AI ci dirà “fuggi”.
Perché l’amore non è solo ciò che si sente. E anche ciò che si decide di non smettere di sentire. Nonostante tutto.

Questo e altro nel mio articolo di oggi su La Gazzetta del Mezzogiorno.

 

L’IA, una scuola di giudizio per leader e partiti – Il mio articolo su Corriere del Mezzogiorno

L’intelligenza artificiale (IA) sta per entrare in politica, riformando i partiti e i loro leader.

Niente più giochi di parole: tra poco si giocherà con i dati, alla portata di tutti. Tutti potranno giudicare, con un clic, la verità e la bugia.
Non si potranno dire più schiocchezze e non ci saranno leader eletti per aver detto la migliore schiocchezza, o per aver eccitato il consenso su opinioni prive di realismo,
L’IA sarà ritenuta attendibile perché non chiederà voti ma pretenderà coerenza.
È il probabile addio ai leader che non sanno nulla, che eccitando le paure sulla base di un “secondo me” che esiste solo nella loro mente.
Sta per arrivare il clic che giudica, senza avere simpatia.
E chi non sarà vero, sarà fuori.

Questo e altro nel mio articolo “L’IA, una scuola di giudizio per leader e partiti”, pubblicato oggi sul Corriere del Mezzogiorno.

Riflessioni – IL MIRACOLO “ARTIFICIALE”: NON MORIRE DI MALATTIA

Articolo pubblicato sul Nuovo Quotidiano di Puglia del 28 marzo 2025

di Fabiano Amati.

Il tempo Costas l’aveva già condannato. Affetto da una rara malattia del sangue chiamata Sindrome di Pens, non era più idoneo né a nessuna terapia nota, né a un trapianto. I medici gli avevano lasciato due opzioni: morire a casa o morire in ospedale. Poi è accaduto qualcosa.

Il miracolo…

Un medico di Philadelphia, David Fajgenbaum, ha proposto al comitato etico una terapia mai testata prima. Il suggerimento non veniva da un’intuizione personale, ma da un algoritmo. Un’intelligenza artificiale, addestrata a combinare farmaci già esistenti, aveva identificato una combinazione di due medicinali. Non nuovi, non straordinari. Semplici. Nuova, inedita, l’idea di associarli. Poi fu decisa la somministrazione.

Oggi Costas cammina. Sorride. Vive.

Per la prima volta, la speranza non è arrivata da una nuova scoperta o da una nuova scienza: è arrivata da una nuova logica, capace di dare un nuovo senso alle scienze già esistenti. Un primo esperimento, sì. Ma un esperimento riuscito. Il test su una sola persona non è scienza, ma non è nemmeno un caso se una persona senza speranza ora sorride.

Il medico che ha proposto la terapia, David Fajgenbaum, è egli stesso sopravvissuto a una malattia considerata incurabile. Ha fondato il Centro per la riprogrammazione dei farmaci presso l’Università della Pennsylvania e oggi dirige la rete internazionale di collaborazione scientifica “Every Cure”.

Con l’aiuto di Amgen (sì, quella dei farmaci per l’osteoporosi) ha messo in piedi una task force capace di individuare nuovi utilizzi per farmaci già esistenti. In collaborazione con l’intelligenza artificiale.

Ecco cos’è il miracolo: non più un evento inspiegabile. Ma un’organizzazione del sapere che trasforma la speranza in possibilità; che trasforma la medicina in “addestratore” sapiente della macchina.

E anche la narrazione (dall’uomo solo per farsi addestrare dal più saggio) si rovescia: ora è l’uomo a usare l’intelligenza per potenziare l’intelligenza. I progetti si intrecciano, i contratti si rivedono, le vite si salvano. Con un farmaco semplice. Due pillole.

Con tutte le malattie gravi – e non solo – potremmo guadagnare tempo e vita se l’intelligenza artificiale accedesse agli archivi mondiali di ricerca e conoscenza. Potremmo trasformare ciò che oggi è “uso compassionevole” in un pezzo nuovo di scienza.

Perché in questo caso, l’intelligenza artificiale ha scoperto ciò che già c’era, ma non vedevamo più. È questo il vero miracolo, il miracolo artificiale. Ma del tutto umano.

E se davvero è possibile “non morire di malattia”, serve allora tutto l’impegno possibile per inseguire questa speranza. Serve una nuova politica della scienza. Serve una visione che metta al centro la conoscenza, il sapere, l’umiltà della scoperta. E servono scelte.

Perché il vero miracolo, oggi, è sempre più scientificamente spiegabile.

Fabiano AMATI

 

Nel gran “teatro” dell’IA l’unico posto fisso lo avrà il consumatore

da La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 marzo 2025


di Fabiano Amati

Se “gli ultimi saranno i primi” (Matteo 20:16), allora il futuro è chiaro: il consumatore, per secoli considerato passivo, diventerà l’unico vero lavoratore. Dimenticatevi giornalisti, avvocati, notai, giudici, medici e professori: l’intelligenza artificiale farà tutto e meglio, più velocemente, senza scioperi o recriminazioni di casta. Ma niente paura: nessuno resterà senza stipendio. Semplicemente, saremo tutti pagati per fare ciò che l’umanità ha sempre sognato di fare licenziando ogni senso di colpa: leggere, viaggiare, guardare, ascoltare e, in generale, consumare. Insomma, l’economia del futuro sarà una sorta di all-you-can-eat retribuito.
Dal verbo al click: l’intelligenza artificiale sta riscrivendo la storia
Nell’inizio fu il verbo, alla fine sarà il click.
Per far funzionare l’IA serve una cosa sola: dati, centinaia e migliaia di dati. E chi glieli fornisce? Pochi manutentori del cervello artificiale, super giornalisti giuristi medici e manager, pagatissimi e privi di sentimenti o risentimenti, e noi tutti, inconsapevoli ma infaticabili addestratori. Ogni articolo letto, ogni video guardato, ogni recensione lasciata è un mattoncino che rende l’IA più intelligente. Così, mentre lei impara, noi passiamo dal ruolo di lavoratori a quello di raffinati consumatori-professionisti, pagati non per produrre, ma per scegliere, interagire e godere del prodotto finito, suggerendo alle macchine di produzione i nostri gusti, le nostre virtù e pure i nostri vizi.
I mestieri tradizionali? Destinati all’estinzione. Il giornalista sarà sostituito dal lettore di giornali, l’avvocato e il giudice dal lettore di sentenze, il medico dal paziente che consulta il referto generato dall’algoritmo, il fabbricatore di beni da un robot efficientissimo. Perché pagare qualcuno per scrivere un articolo quando il lettore stesso, nel leggere lo scritto della IA, valida, interpreta e fornisce dati?
Ma attenzione: non tutti i mestieri sono destinati a scomparire. Alcuni mestieri, essendo così antichi, sono probabilmente destinati a essere eterni. Se c’erano all’inizio della storia, continueranno a esistere fino alla fine.
I politici, per esempio, non potranno mai essere rimpiazzati: “Date a Cesare quel che è di Cesare” (Matteo 22:21) perché, alla fine, qualcuno dovrà pur decidere. L’IA potrà consigliare, suggerire, elaborare scenari complessi, ma la scelta, le regole dell’addestramento dell’IA, resterà sempre nelle mani di chi sarà scelto alle elezioni. E diciamocelo, anche l’errore è un’arte, quasi sempre di decisione, e nessuna macchina riuscirà mai a sbagliare con la stessa creatività di un essere umano, sia esse elettore o eletto.
Anche i religiosi resteranno saldi al loro posto, perché “la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio” (Giacomo 12:13) e nessuna IA potrà mai dispensare misericordia, perché la macchina sarà addestrata alla giustizia. Potrà simulare empatia, certo, ma il perdono non è un’operazione matematica e la speranza non si calcola con un algoritmo. Finché l’uomo avrà domande senza risposta, servirà qualcuno che le ascolti, senza affidarsi a un database.
E poi ci sono loro, i lavoratori del corpo: atleti, danzatori, artisti del movimento. L’intelligenza artificiale può prevedere il risultato di una partita, ma non può segnare un goal. Potrà generare la coreografia perfetta, ma non potrà danzare con l’anima. Il sudore, l’adrenalina, la fatica. Sono cose che nessuna macchina potrà mai provare.
Il mondo si sta trasformando in un gigantesco “teatro”, dove il pubblico viene pagato per assistere. Gli intellettuali del passato dicevano che il potere era nelle mani di chi possedeva i mezzi di produzione, ma nel futuro la ricchezza sarà distribuita a chi possiede il mezzo più potente di tutti, l’attenzione.
Benvenuti nella nuova era: addio alla fatica, benvenuto al piacere. Il lavoro sarà solo un lontano ricordo e l’unico sforzo richiesto sarà quello di scegliere cosa guardare.
Non c’è più scelta: il futuro ha già cliccato per noi.
Sarà davvero così? Non proprio così, ma forse più esagerato di così, perché alla creatività di un uomo non c’è limite, anche quando si mette a fare l’addestratore di macchine.

 

Lavori in corso per PTA di Fasano e Casa della Salute di Cisternino / rassegna stampa

Al via oggi i lavori di realizzazione degli impianti per i gas medicali nella nuova Casa della salute di Cisternino. Martedì 16 giugno, invece, inizieranno i lavori di ristrutturazione totale del blocco operatorio del PTA di Fasano.

Come promesso negli ultimi mesi, il post Covid consegna l’avvio dei lavori per rendere all’avanguardia l’assistenza territoriale nel distretto di Fasano-Cisternino-Ostuni.

 

Serve fiducia nei vaccini e nella scienza soltanto così la nostra civiltà progredisce / su Gazzetta del Mezzogiorno di oggi

 

Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 1 giugno 2020, pagina 4

«Serve fiducia nei vaccini e nella scienza soltanto così la nostra civiltà progredisce»

di m.s.

BARI. Mettere in fila le idee per provare a spiegare, ancora una volta, che i vaccini salvano vite e non sono una congiura delle multinazionali. Chi tre anni fa era in Consiglio regionale – quando in Puglia una maggioranza politica trasversale provò a introdurre l’obbligo vaccinale per i minorenni, mentre il governatore Michele Emiliano strizzava l’occhio ai no-vax – ha vissuto quel conflitto sulla propria pelle: la proposta di legge pugliese fu accantonata quando a introdurre l’obbligo ci pensò il ministro Lorenzin, eppure qualcuno (i grillini) portò sedicenti esperti a dirci che mangiare noci è meglio che vaccinarsi.

Per non dimenticare, dunque, il consigliere regionale Fabiano Amati (con Maria Giovanna Cappelli, Elena Cattaneo, Michele Conversano, Cinzia Germinario, Andrea Grignolio, Nicola Laforgia e Francesca Zampano) ha scritto «Vaccini e minori tra dinsinformazione e falsi miti (Codice edizioni, 8 euro, prefazione di Mario Loizzo). «Non bisogna avere paura dei vaccini – dice Amati – e bisogna avere fiducia nella scienza. Ed è sbagliato dire “dimostrami che i vaccini non fanno male”, perché non si può pensare che il mondo giri intorno a continui complotti». Certo, il contesto mondiale della pandemia spingerà, inevitabilmente, verso la vaccinazione di massa.

«Dal punto di vista culturale – analizza Amati – abbiamo avuto ragione, al prezzo però di una mega-pandemia. Se noi avessimo oggi il vaccino per il covid, ci sarebbe una fila lunghissima ogni giorno: poi magari tra una settimana qualcuno comincerà a eccepire, visto che già si comincia a dire che il coronavirus non esiste e che le malattie sono una congiura di politica e industria». Il libro ripercorre anche la storia delle vaccinazioni. «Le persone si sono dilaniate intorno all’obbligo sin dai dai tempi di Jenner e dai primi sieri contro il vaiolo. Ma il libro nasce proprio dall’esperienza fatta in Consiglio: quando proponemmo una legge per l’obbligo e ogni martedì si scatenava la protesta dei movimenti no-vax. In quella occasione ci fu un seminario con Elena Cattaneo, Michele Conversano, Cinzia Germinario e Michele Laforgia proprio per discutere dell’argomento e far capire come l’obbligo fosse una necessità per ottenere una copertura vaccinale di almeno il 95%». La Puglia, va detto, su questo tema è all’avanguardia anche grazie a Dipartimenti di prevenzione (in particolare quello di Taranto, guidato da Michele Conversano) che lavorano con le famiglie per sensibilizzarle all’importanza delle vaccinazioni.

«Siamo una delle pochissime Regioni ad aver introdotto l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari», ricorda Amati. Anche se c’è da chiedersi se questo traguardo – un traguardo di civiltà, perché protegge sia il personale che i pazienti – sarebbe stato raggiunto se non si fosse scatenata la bufera dell’epidemia. «Non lo so – risponde Amati -, so soltanto che a volte la realtà ci si presenta dinanzi e ci aiuta a fare dei passi avanti: penso alla peste di Milano, oppure al colera che in Puglia ha portato la fognatura. Queste tragedie deflagrano eppure aiutano gli uomini a migliorare. Forse la pandemia da coronavirus ci ha resi ancora più attenti rispetto a questi argomenti, l’importante è non perdere la memo- ria. Ed è per questo che servono i libri».

 

Emergenza Coronavirus: le persone cominciano ad avere fame, così si ribellano. Dalla Regione Puglia legge per 10 milioni ai più fragili / rassegna stampa

Coronavirus: non era difficile immaginare che i provvedimenti di contenimento sociale avrebbero ben presto portato all’aumento delle povertà e della fame, con seri rischi di ribellione.

Per questo avevamo pensato per tempo a rivolgere un appello al Governo nazionale e a presentare una proposta di legge regionale per 10 milioni da utilizzare come rimedio immediato.

Offriamo la nostra piena disponibilità a uscire di casa, raggiungere il Consiglio e approvare o sostenere la nostra o qualsiasi altra proposta diretta a occuparsi con urgenza del problema. 

RassegnaStampa_29marzo2020

 

Emergenza Coronavirus: proposta di legge per distribuire 10milioni di euro agli autonomi e ai più poveri \ rassegna stampa

Rassegna Stampa di oggi >>

10 milioni ai comuni per distribuirli alle persone in estrema fragilità e agli autonomi non considerati dai provvedimenti statali. Abbiamo presentato una proposta di legge. Subito in Commissione e Consiglio regionale.

Rassegna Stampa_19 Marzo 2020 (PDF da scaricare)