Polizia di Stato, Amati: “Sicurezza a briciole e disparità evidenti con altre province italiane. Il piano firmato Piantedosi è ingiusto per la Puglia. Altro che potenziamento”

Comunicato stampa del consigliere e assessore regionale Fabiano Amati

“Tre agenti a Bari, uno a Brindisi, dodici a Foggia, dieci a Taranto. Nessuno a Lecce, nessuno alla Bat. Questo è il piano di potenziamento firmato dal ministro Piantedosi per la Polizia di Stato in Puglia. Una brutta notizia per le comunità che ogni giorno chiedono sicurezza, tra cittadini esasperati e sindacati che denunciano la carenza cronica di personale.E la disparità diventa ancora più evidente se confrontiamo i numeri pugliesi con quelli di altre province italiane. A Roma sono stati assegnati ben 230 agenti, di cui 166 solo per la Questura. In provincia di Latina le unità sono 36, di cui 34 distribuite nei commissariati distaccati di Aprilia, Formia e Gaeta, e due alla Stradale. In provincia di Livorno sono stati destinati 17 agenti, tra Cecina, Piombino e la Stradale. In provincia di Nuoro addirittura 37 agenti, distribuiti in sei località: Lanusei (8), Macomer (4), Orgosolo (8), Ottana (10), Tortolì (6) e uno per la Stradale. Anche in provincia di Modena ne arrivano 20, equamente divisi tra i commissariati di Mirandola e Sassuolo. Tutto questo mentre in intere province pugliesi non arriva neppure un agente. E quando arriva, si tratta spesso di numeri simbolici, non strutturali.A Bari arrivano tre agenti, distribuiti tra Stradale, Postale e Reparto Volo: niente per la Questura, niente per i Commissariati. A Brindisi ne arriva uno, alla Stradale. A Lecce e alla provincia di Barletta-Andria-Trani, niente. A Foggia dodici unità, così suddivise: otto a Lucera, due a Manfredonia, uno alla Stradale e uno agli uffici tecnici di supporto. Nessun agente destinato al capoluogo. A Taranto dieci agenti al Reparto Mobile, impiegati esclusivamente per l’ordine pubblico: nessun rinforzo per la Questura e i Commissariati, che dovrebbero garantire il controllo quotidiano di un territorio flagellato da reati contro il patrimonio, come i furti in abitazione e le truffe agli anziani. Senza parlare della criminalità organizzata, che proprio in questa fase sta cercando di riorganizzarsi, approfittando della prossima uscita dal carcere di molti boss storici.

Potremmo anche discutere di potenziamento, se prima si fosse garantita almeno la sostituzione di chi è andato in pensione. Invece, in molte specialità della Polizia di Stato, i pensionamenti non sono stati seguiti da nuove assegnazioni. E questo non è un dettaglio, ma il presupposto minimo: prima di rafforzare, bisognerebbe almeno ristabilire l’organico di base. Al contrario, si sono lasciati scoperti ruoli fondamentali, con ripercussioni evidenti sulla tenuta dei turni, sull’operatività quotidiana e sulla tenuta psicofisica degli agenti già in servizio. Di cosa stiamo parlando, allora, quando diciamo ‘potenziamento’?

È difficile anche solo commentare un piano del genere senza provare un forte dissenso. Taranto è in emergenza conclamata e riceve solo tre allievi. Bari, città metropolitana con oltre un milione di abitanti, riceve tre agenti che non rafforzano né la Questura né la capacità investigativa. Lecce e Bat restano completamente escluse. E Foggia, pur ricevendo il numero più alto di agenti in regione, non ne vede nemmeno uno operativo nel capoluogo.

È evidente che non c’è nessun disegno nazionale sulla sicurezza che includa la Puglia. Le interrogazioni parlamentari rivolte al ministro Piantedosi sono rimaste senza risposte, come gli appelli dei sindacati e degli amministratori locali. Così non si governa, così si ignora.

Per questo chiedo ai parlamentari di tutti i gruppi di sottoscrivere un’intesa di revisione totale del piano, perché la sicurezza non si garantisce con un elenco numerico su una circolare, ma con uomini, donne, pattuglie, presenza reale. E con rispetto”.

Mattia torna a casa. Dalla sua storia la mia “battaglia” per il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica

Mattia torna a casa.
Mattia, il mio giovane amico, oggi torna a casa… dopo quattro lunghi mesi.
E sta molto meglio, grazie al reparto di Medicina Fisica e Riabilitativa del Policlinico Riuniti di Foggia. Così dobbiamo fare nel Centro di Ceglie Messapica, istituendo anche il Centro risvegli.

Mattia ha aperto i miei occhi – sino ad allora chiusi – sulla grande “battaglia” per riportare alla gestione pubblica il Centro di Riabilitazione di Ceglie Messapica.
Mi ha fatto capire, in modo profondo, cos’è e a cosa serve davvero la riabilitazione intensiva: troppo spesso relegata ai margini delle priorità politiche e civili.
Grazie a lui ho conosciuto storie tragiche e commoventi, pazienti lasciati senza le cure che avrebbero meritato.
Grazie a lui ho incontrato e abbracciato circa 150 persone, i lavoratori di quel Centro di Ceglie, colonne silenziose della sanità.
Ma soprattutto, grazie a lui, ho conosciuto l’efficienza, la dedizione e l’umanità del reparto di Foggia guidato da Andrea Santamato, che quattro mesi fa lo ha preso in carico.
Mattia vive una condizione durissima: stato di minima coscienza, tetraparesi spastica, tracheostomia, nutrizione enterale.
Eppure, in questi mesi, gli è stato restituito molto: è stata ridotta la spasticità, corretta la deformità, eseguita – dopo quattro lunghissimi anni – una cranioplastica.
Un lavoro quotidiano, preciso, fatto di trattamenti riabilitativi, stimolazioni elettriche e magnetiche.
Un lavoro fatto di dignità. Perché senza queste cure, quella vita sarebbe rimasta chiusa in un letto.
La situazione resta complessa. Nulla potrà tornare com’era prima di quel maledetto incidente.
Ma qualcosa è cambiato: la possibilità di stare seduto in una carrozzella, di guardare il mondo da un’altra angolazione, e non solo nel soffitto.
Mattia non è un numero. È una persona, una storia, una promessa di umanità.
E oggi quella promessa torna a casa.
La racconto, la sua storia, perché ci ricordi che ogni persona ha una storia.
E ogni storia – se le si dà ascolto – promette umanità.

Oltre ad Andrea Santamato, ringrazio
Loredana Amoruso, Salvatore Facciorusso, Stefania Spina, Luigi Santoro, Nicoletta Cinone, Maria Assunta Mimmo, Luciana Stuppiello, Vito Rastelli, Antonio Turitto, gli specializzandi, i fisioterapisti, le logopediste, tutta l’equipe infermieristica e gli O.S.S.
Hanno fatto sentire Mattia – e la sua splendida mamma – come in una famiglia.
Già, sua mamma, Antonella. Senza togliere nulla a Gino, il papà di Mattia, Antonella è un gran personaggio!
In un corpo esile, contiene una forza capace di spostare una montagna.
E grazie alla sua volontà incrollabile, Mattia ha incontrato le persone giuste per ottenere maggiore dignità.
E noi abbiamo imparato cos’è davvero la riabilitazione intensiva, e a cosa serve occuparsene seriamente.
È per questo che continuo a immaginare il Centro di Ceglie come un grande Centro pubblico di riabilitazione intensiva, unità spinale e centro risvegli: paragonabile – se non superiore – a molti dei più noti centri nazionali ed europei.
Cosa abbiamo noi di meno, per non essere almeno pari? Nulla.
Serve solo impegno e consapevolezza, senza rifugiarsi nei linguaggi e nelle pratiche burocratiche che assicurano movimento senza spostamento, oppure il non fare facendo finta di fare.
Un grande Centro pubblico sarà dunque la continuità del mio impegno.
Nel nome di Mattia.
E di tutti i malati che ho incontrato dal vivo o attraverso il racconto tragico dei loro “orfani”.

Nel gran “teatro” dell’IA l’unico posto fisso lo avrà il consumatore

da La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 marzo 2025


di Fabiano Amati

Se “gli ultimi saranno i primi” (Matteo 20:16), allora il futuro è chiaro: il consumatore, per secoli considerato passivo, diventerà l’unico vero lavoratore. Dimenticatevi giornalisti, avvocati, notai, giudici, medici e professori: l’intelligenza artificiale farà tutto e meglio, più velocemente, senza scioperi o recriminazioni di casta. Ma niente paura: nessuno resterà senza stipendio. Semplicemente, saremo tutti pagati per fare ciò che l’umanità ha sempre sognato di fare licenziando ogni senso di colpa: leggere, viaggiare, guardare, ascoltare e, in generale, consumare. Insomma, l’economia del futuro sarà una sorta di all-you-can-eat retribuito.
Dal verbo al click: l’intelligenza artificiale sta riscrivendo la storia
Nell’inizio fu il verbo, alla fine sarà il click.
Per far funzionare l’IA serve una cosa sola: dati, centinaia e migliaia di dati. E chi glieli fornisce? Pochi manutentori del cervello artificiale, super giornalisti giuristi medici e manager, pagatissimi e privi di sentimenti o risentimenti, e noi tutti, inconsapevoli ma infaticabili addestratori. Ogni articolo letto, ogni video guardato, ogni recensione lasciata è un mattoncino che rende l’IA più intelligente. Così, mentre lei impara, noi passiamo dal ruolo di lavoratori a quello di raffinati consumatori-professionisti, pagati non per produrre, ma per scegliere, interagire e godere del prodotto finito, suggerendo alle macchine di produzione i nostri gusti, le nostre virtù e pure i nostri vizi.
I mestieri tradizionali? Destinati all’estinzione. Il giornalista sarà sostituito dal lettore di giornali, l’avvocato e il giudice dal lettore di sentenze, il medico dal paziente che consulta il referto generato dall’algoritmo, il fabbricatore di beni da un robot efficientissimo. Perché pagare qualcuno per scrivere un articolo quando il lettore stesso, nel leggere lo scritto della IA, valida, interpreta e fornisce dati?
Ma attenzione: non tutti i mestieri sono destinati a scomparire. Alcuni mestieri, essendo così antichi, sono probabilmente destinati a essere eterni. Se c’erano all’inizio della storia, continueranno a esistere fino alla fine.
I politici, per esempio, non potranno mai essere rimpiazzati: “Date a Cesare quel che è di Cesare” (Matteo 22:21) perché, alla fine, qualcuno dovrà pur decidere. L’IA potrà consigliare, suggerire, elaborare scenari complessi, ma la scelta, le regole dell’addestramento dell’IA, resterà sempre nelle mani di chi sarà scelto alle elezioni. E diciamocelo, anche l’errore è un’arte, quasi sempre di decisione, e nessuna macchina riuscirà mai a sbagliare con la stessa creatività di un essere umano, sia esse elettore o eletto.
Anche i religiosi resteranno saldi al loro posto, perché “la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio” (Giacomo 12:13) e nessuna IA potrà mai dispensare misericordia, perché la macchina sarà addestrata alla giustizia. Potrà simulare empatia, certo, ma il perdono non è un’operazione matematica e la speranza non si calcola con un algoritmo. Finché l’uomo avrà domande senza risposta, servirà qualcuno che le ascolti, senza affidarsi a un database.
E poi ci sono loro, i lavoratori del corpo: atleti, danzatori, artisti del movimento. L’intelligenza artificiale può prevedere il risultato di una partita, ma non può segnare un goal. Potrà generare la coreografia perfetta, ma non potrà danzare con l’anima. Il sudore, l’adrenalina, la fatica. Sono cose che nessuna macchina potrà mai provare.
Il mondo si sta trasformando in un gigantesco “teatro”, dove il pubblico viene pagato per assistere. Gli intellettuali del passato dicevano che il potere era nelle mani di chi possedeva i mezzi di produzione, ma nel futuro la ricchezza sarà distribuita a chi possiede il mezzo più potente di tutti, l’attenzione.
Benvenuti nella nuova era: addio alla fatica, benvenuto al piacere. Il lavoro sarà solo un lontano ricordo e l’unico sforzo richiesto sarà quello di scegliere cosa guardare.
Non c’è più scelta: il futuro ha già cliccato per noi.
Sarà davvero così? Non proprio così, ma forse più esagerato di così, perché alla creatività di un uomo non c’è limite, anche quando si mette a fare l’addestratore di macchine.

 

Anche Churchill andò a Washington in tuta…

Oggi a Londra potrebbe resuscitare l’insegnamento di Winston Churchill: “Credo che nelle prossime settimane dovremo scegliere tra la guerra e la vergogna”. All’epoca non ascoltarono Churchill, scelsero la vergogna ed ebbero la guerra.
Oggi a Londra potrebbe finire il secolo americano, per colpa di un americano (Trump) che ha scelto di non fare l’americano ma il super patriota e sovranista per divorarsi tutti i patrioti europei in miniatura.
Oggi a Londra si potrebbe riportare in Europa la forza della giustizia e quindi della pace. Perché senza giustizia – a favore dell’Ucraina aggredita, contro Putin l’aggressore e pure con la fornitura di armi – non ci sarà mai la pace, ma solo la guerra e la vergogna.
“Lo Stato non si governa con i paternostri” disse Cosimo de’ Medici o non si tiene “co’ paternosti in mano”, incalzò Niccolò Machiavelli. In un caso o nell’altro e a parte l’eresia di quelle frasi, il continente europeo non si difende dal vicinissimo aggressore senza reagire e senza giustizia. È una questione di democrazia e di pace.

Nella foto Winston Churchill in visita dal Presidente degli Stati Uniti a Washington con la tuta di “battaglia”. Si, anche sir Winston si presentò in tuta.

Usa, curata per la SMA prima ancora di nascere

Eccola… questa bambina è la prima al mondo a essere stata curata per la SMA prima ancora di nascere!

La SMA è una grave malattia e in Puglia l’abbiamo fermata (i bambini stanno tutti bene) con la diagnosi immediata alla nascita e con la somministrazione di una terapia all’avanguardia (terapia genica attraverso infusione).
In America stanno provando a fare una cosa ancora più rivoluzionaria: somministrare a una bambina ancora nel grembo materno un farmaco, diverso dalla terapia genica, che si assume come fosse uno sciroppo.
La mamma ha quindi assunto questo “sciroppo” in gravidanza e oggi, a due anni e mezzo, la bambina sta bene e non ha sintomi della malattia.
Questo è un altro tassello per la migliore conoscenza e cura delle malattie genetiche e il nostro impegno deve essere alto per tenere la Puglia sempre sul tetto del mondo in questo ambito.
Il futuro della medicina passa anche da noi. Basta volerlo e perseverare.

Credit: la piccola con il dott. Richard Finkel, direttore del St. Jude Center for Experimental Neurotherapeutics del St. Jude Children’s Research Hospital
I risultati sul sito del Centro

Il commento di oggi sul fine vita

Sulle leggi regionali sul fine vita non c’entra la coscienza di chi deve decidere… c’entra la legge e la dignità di chi soffre.

In attesa del Parlamento, la legge regionale sul fine vita è necessaria, perché la sentenza additiva della Corte costituzionale del 2019 rende obbligatoria la prestazione a carico del servizio sanitario regionale.
Non farlo equivale a “violare” la legge.
In Puglia siamo stati i primi a presentare un testo (nel 2022) ed è all’ordine del giorno del Consiglio regionale da 35 sedute, ininterrottamente.
I motivi della mancata approvazione sono due:
– c’è chi dice “serve una legge nazionale”; il che sarebbe auspicabile ma non è ostativo alle leggi regionali, considerato che ogni giorno d’attesa condanna un uomo a non avvalersene e a soffrire per dolore e dignità perduta;
– ⁠c’è chi dice “la vita è sacra”; dimenticando però gli insegnamenti del cardinale Carlo Maria Martini e di Jurgen Moltman, teologo della speranza, quello de “Nella fine, l’inizio”.
Queste sono le considerazioni poste alla base del racconto di Francesco Strippoli per il Corriere della Sera

Pagina del Corriere della Sera del 16/02/2025

Un primato negato in Puglia da due anni…

Firenze, 11 febbraio 2025

“Fine vita”, la Toscana è la prima regione in Italia a regolamentare la procedura per accedere al suicidio assistito.

IL COMMENTO

Una cocente delusione… spettava alla Puglia e al popolo pugliese il “primato” e ce lo siamo fatti sfuggire.

Sul fine vita spettava alla Puglia il posto di campione d’Italia dei diritti civili, se solo il Consiglio regionale avesse approvato la mia vecchia proposta di legge, depositata il 7 ottobre del 2022 e iscritta dal 17 gennaio 2023 all’ordine del giorno.
E a chi ha contrastato questa proposta di legge con questioni di carattere religioso ed etico, vorrei ricordare ancora una volta gli insegnamenti del cardinale Carlo Maria Martini e del teologo tedesco della speranza Jürgen Moltmann quello del “Nella fine, l’inizio”.

Mi scoccia molto non poter dire che la Puglia poteva essere, da oltre due anni, la prima regione italiana ad aver approvato una legge conforme a una sentenza della Corte costituzionale, riparando a clamorosi ritardi del Parlamento nazionale.
Le leggi regionali sul fine vita trovano il presupposto nelll’osservanza di una sentenza della Corte costituzionale, ritenuta anche dal Ministero della salute auto-applicativa e fonte di obblighi esecutivi a carico delle regioni, per cui è già da escludere in partenza il rischio di una sentenza d’incostituzionalità.
Nel merito, la sentenza della Corte costituzionale, la numero 142 del 2019, ha sottratto dall’alveo della
responsabilità penale la condotta di assistenza alla morte in presenza di determinate condizioni e fatto salvo il diritto di obiezione di coscienza, facendo scaturire – anche in termini di rispetto della dignità della persona umana – il dovere delle strutture sanitarie e del personale sanitario di prestare tutta la più adeguata assistenza per conseguire uno scopo, la morte, fonte di minore afflizione e sofferenza rispetto ad ogni cura e senza aver rinunciato prematuramente alle cure palliative.
Così posta la questione e riaffermando la competenza concorrente delle regioni in materia di tutela della salute, emerge dunque l’obbligo per le strutture sanitarie italiane, la cui gestione avviene com’è noto a livello regionale, di fornire il livello di assistenza riveniente dall’applicazione di norme statali, così come derivate da un giudizio di costituzionalità con cui è stata ampliata la sfera di non punibilità di una condotta sanzionata dall’art. 580 del codice penale e perciò aggiungendo una nuova prestazione assistenziale a carico del servizio sanitario nazionale e regionale.
La sentenza additiva di prestazioni della Corte costituzionale risulta peraltro bilanciata anche con riferimento all’articolo 81 della Costituzione, poiché la nuova prestazione è abbondantemente coperta dai Livelli essenziali di assistenza sia nella prospettiva delle cure comunque necessarie previste per i malati terminali e cronici, sia per la sua assimilabilìtà sotto il profilo meramente finanziario alle cure palliative.
E tutto questo era oggetto della mia proposta di legge presentata il 7 ottobre 2022 e ancora all’ordine del giorno del Consiglio regionale.

Fabiano Amati 

Stephen Kingsmore, il genio dello screening genomico che stiamo “battendo”

Questo signore si chiama Stephen Kingsmore… chi è? È un genio che noi vogliamo “battere”. Anzi, ci stiamo riuscendo!
Vi racconto la storia.
Kingsmore è un genetista americano pioniere e “inventore” dello screening genomico, utile a individuare precocemente centinaia di malattie nei primi giorni di vita di ogni bambino e ha in programma di fare il test a 10.000 bambini entro il 2026.
Lui è un pioniere di quel metodo e noi tanto di cappello; anzi vorrei conoscerlo al più presto, visitare il suo centro di San Diego e ringraziarlo per la meravigliosa idea.
Ma a lui vorrei dire che noi, in Puglia, siamo quelli che stanno eseguendo con molta convinzione il suo metodo e che tra poche settimane finiremo l’analisi di 4.421 bambini (ad oggi 3.514). Quasi la metà di quelli che lui vorrebbe fare sino al 2026.
Ma c’è di più. Noi entro fine 2026 ci siamo obbligati con legge ad analizzare parte del genoma di tutti i nati del 2025 e 2026, ossia circa 46.000 bambini, che sommati a quelli già esaminati determina il numero di circa 50.000 bambini.
Si, esatto, 50.000 bambini, cinque volte in più di quelli programmati da
Stephen Kingsmore, e per di più nell’ambito della sanità pubblica e con fondi del bilancio autonomo.
Kingsmore potrebbe sentirsi orgoglioso di noi e verrebbe da dire che anche in Puglia siamo in grado di fare l’America.
Grazie sempre a tutti i miei colleghi della Giunta regionale e del Consiglio regionale, pionieri di un metodo amministrativo fortemente innovativo, e grazie a Mattia Gentile, con il suo meraviglioso staff e alla Azienda Sanitaria Locale Bari.

Qui l’articolo interessantissimo che ha ispirato questo post: https://tinyurl.com/4vvxe567

Amati: “Più sport e strutture ad hoc per migliorare la qualità della vita e il senso di appartenenza di una comunità”

Una candidatura per tante buone ragioni | #09
“Mi candido perché ho dimostrato che alle promesse possono seguire i fatti. Un esempio concreto è il cantiere del palazzetto dello sport di Fasano: è davvero il sogno che si realizza per una città che lo ha desiderato per 30 anni, anni in cui tanti atleti e appassionati sportivi hanno dimostrato sacrificio e impegno pur di portare a casa altrettante vittorie nonostante la carenza di impianti sportivi adeguati. Ed è a loro che va il merito di questa vittoria: avere presto un nuovo palazzetto per accrescere il senso di appartenenza alla città”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione bilancio della regione Puglia Fabiano Amati, candidato alle prossime Elezioni regionali, presentando il punto 9 del programma “Una candidatura per tante buone ragioni”.
“Oggi il cantiere è aperto, ci sono operai e tecnici al lavoro per portare a termine ciò che la volontà ha messo in atto con una serie di provvedimenti nel 2016: il palazzetto è stato finanziato per 2 milioni di euro dal Governo nazionale e per la restante parte – ovvero 1 milione di euro – dalla Regione Puglia, finanziamento disposto con un mio emendamento alla legge di bilancio del 2016. Tutto questo è stato reso possibile da una straordinaria unità di intenti tra Comune di Fasano, Regione Puglia, Governo nazionale e Coni.
Ma la città di Fasano non è l’unica che ha potuto gioiere per questo importante traguardo. Gli altri comuni  interessati dal finanziamento sono Cisternino, Monopoli, Specchia, Turi,  San Giorgio Jonico, Tricase, Grumo Appula, San Severo, Ugento, Gioia del Colle”.