“Se alla fine si aggiungesse la frase ‘e dopo che abbiamo ascoltato e deciso non è più possibile riparlarne con tavoli, vertici e caminetti’, sarebbe perfetta la delibera che contiene la ‘Dichiarazione d’intenti sui processi partecipativi”.
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, commentando la presentazione odierna – tenuta dal Presidente Vendola e dall’Assessore Minervini – della “Dichiarazione d’intenti sui processi partecipativi”, deliberata dalla Giunta Regionale lo scorso 22 Ottobre 2013, relativa ai progetti TAP – Trans Adriatic Pipeline, Uso delle risorse idriche e Programmazione dei Fondi Strutturali 2014-2020.
“La partecipazione nei procedimenti amministrativi per la realizzazione di opere pubbliche è già ora ampiamente tutelata dalle leggi comunitarie, nazionali e regionali. Il Governo regionale ha ritenuto, tuttavia, di aggiungere un’ulteriore procedimentalizzazione della partecipazione, che in ogni caso appare sostenibile alla condizione che non diventi un ulteriore elemento di rallentamento.
L’importante è chiarire che se è vero, pur nella sua formulazione un tantino retorica, che la democrazia è un processo cognitivo, altrettanto utile è sapere che dopo la cognizione democratica si giunge ad una decisione che può essere rimessa in discussione solo a seguito di straordinari ed imprevedibili fatti nuovi. Riaprire un procedimento che ha scontato un processo di ‘cognizione democratica’ giungendo ad una decisione amministrativamente vincolante, significherebbe limitare la democrazia al solo processo di formazione della decisione, come se Itaca non fosse la meta ma il percorso: più o meno come in una bellissima poesia.
Per questo, condividendo la deliberazione adottata dalla Giunta regionale, spero che sia chiaro a tutti che alla fine, dopo aver promosso confronti, ascoltato e deciso, c’è solo l’esecuzione dell’opera nel rispetto della decisione, quale che sia, e nessuna pubblica amministrazione potrà accettare di cambiarla, magari soggiogata dallo psicodramma dei voti che si perdono, sulla base di spinte di protesta di qualsiasi rango. È questo un fatto di legalità, prima ancora che di celerità, imparentato strettamente alla democrazia”