Amati: «Gli esami anti tumorali sono eseguiti solo sulla metà della popolazione interessata»

La battaglia contro le liste d’attesa: «La mia proposta rinviata ogni volta che si discute»

La notizia delle circa 1300 donne salentine da tre mesi in attesa del referto dello screening mammografico, diventa un caso politico nel quale ilpresidente della commissione regionale Bilancio, Fabiano Amati, interviene con una serie di riflessioni critiche, a cominciare dal «mancato adeguamento dei sistemi organizzativi e informatici per attuare la legge sul potenziamento del test per il tumore al seno».

Presidente Amati, vuol dire che la legge non trova concreta o completa applicazione?

«Questo avviene forse anche per non rendere evidenti le falle storiche del sistema, lasciando in piedi una gestione della sanità meramente “burosaurica”, perché altrimenti, verrebbe da chiedere di cosa possiamo occuparci che non sia più importante della lotta ai tumori. I metodo dell’immedesimazione nel dolore delle persone dovrebbe portarci a non accettare I’inerzia e a reagire».

Vuole ricordare cosa contiene la legge?

«Poche ma essenziali disposizioni, allo stato in larga parte non applicate per molteplici motivi. Non è stata attivata la metodica degli inviti estesi al 100 % della popolazione femminile da 45 a 74 anni; prima la fascia d’età era 50-69 anni. E soprattutto non è attiva la prenotazione automatica allo screening successivo all’atto della consegna del referto.

Non è stato attivato il sistema di preselezione da parte dei medici di medicina generale all’eventuale consulenza oncogenetica per persone sane ma con storia familiare di carcinoma mammario, nella fascia d’età compresa tra 40 e 44 anni».

Quali sono le conseguenze?

«Ci sono tappe importanti da superare per salvare la vita alle nostre madri, mogli, sorelle e figlie. Spesso si usa la complessità per prendere tempo e si prova a combatterla organizzando tavoli e tavolini per complicare la complessità e rimandare la decisione. La pubblica amministrazione, proprio per l’uso seriale dei tavoli, è diventata una grande falegnameria e lo dico con buona dose d’ironia perché solo il ridicolo è in grado di scuoterci».

Secondo la Asl di Lecce le 1300 donne che non hanno ricevuto il referto dello screening eseguito a maggio, non devono allarmarsi.

«Anzitutto la popolazione target non è quella indicata dalla Asl di Lecce, cioè quella tra 50 e 69 anni, ma quella tra 45 e 74 anni. Quindi stanno escludendo un certo numero di donne. Inoltre, dicono di avere attuato una estensione degli inviti del 50 %. La legge stabilisce, invece, che gli inviti vanno estesi fino al 100% della popolazione target e sara impossibile per loro raggiungere questo risultato entro dicembre. Il dato di partenza è sbagliato perché non deriva dalla legge. Ma la cosa grave è che non stanno consegnando i referti».

Referti che dovrebbero essere stilati con il criterio del “doppio cieco”, ossia con valutazione di due medici, mentre invece, si starebbero convocando donne con sospettodi tumore in base alla valutazione di un solo radiologo.

«Questo è un problema di mancanza di efficienza, ma il danno vero è non riuscire a chiamare il 100 % delle donne target. Inoltre, partendo da un target sbagliato, stanno omettendo di chiamare donne che dovrebbero essere incluse nel- id Ni lo screening».

Stanno facendo molto discutere compensi elevati ai medici che praticano I’intramoenia. Un primario barese è arrivato a percepire circa 95mila euro in un mese, un altro a Brindisi ha guadagnato più di 18mila euro nel maggio scorso.

«Sono sette anni che combatto su questo tema proponendo l’uovo di Colombo, cioè che la legge va rispettata. L’attività libero professionale deve essere allineata, come tempistica di attesa, all’attività istituzionale. Se non lo è bisogna sospenderla. Da noi, nonostante il disallineamento sia ora confermato dai dati nessuno sospende nulla. Il Consiglio regionale ha iscritto all’ordine del giorno da mesi una legge con la quale si stabilisce che occorre rispettare la legge. Fa anche ridere ma è così. L’esame di questa legge viene sistematicamente sabotato perché nessuno ha voglia di rispettare e far rispettare la legge».

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Fabiano Amati

Nato a Fasano, in provincia di Brindisi, il 18 ottobre 1969. Laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bari, svolge la professione di Avvocato. E’ attualmente Assessore Bilancio, Ragioneria, Finanze, Affari Generali della regione Puglia.