Intervista di Vito Fatiguso, “Corriere del mezzogiorno”, 31 dicembre 2021
BARI «La Protezione civile regionale che avevamo costituito con la giunta Vendola era fondata sulla sobrietà e sulla consapevolezza che bisognava indossare le stesse scarpe di chi aiuti. Purtroppo, gli eventi degli ultimi giorni ci dicono che alcuni funzionari non hanno camminato con le scarpe dei malati, dei terremotati, degli alluvionati, degli sfollati o di chi è in difficoltà ma con le scarpe di chi vende lavori e servizi per le persone da aiutare. Emiliano avvii una riflessione politco-amministrativa». Fabiano Amati (Pd), presidente della Commissione regionale bilancio, è stato il fondatore della Protezione civile regionale negli anni 2010-2014. Poi il testimone è passato ad Antonio Nunziante, fino al 2020, e attualmente a Michele Emiliano con il dirigente Mario Antonio Lerario (arrestato con l’accusa di aver intascato una presunta tangente da 10 mila euro) scelto dallo stesso Emiliano.
Amati, c’è amarezza per quella maglia blu della protezione civile che ora sembra stinta e grigia. Cosa ne pensa?
«Non è un bel momento, è triste vedere come tutto si sia fermato alla corsa agli appalti e alle forniture. Non era questa la missione iniziale».
Prima non si lavorava con il budget?
«Certo, ma evitando al massimo assegnazioni di commesse con procedure di selezione diretta. Le faccio un esempio. Nel 2011 il prefetto Franco Gabrielli chiese di poter utilizzare la struttura ex base Usaf di Brindisi-San Vito per allestire un grande hub d’accoglienza degli immigrati. Con Vendola demmo il via libera a una condizione».
Qual era?
«Che tutti gli affidamenti dei lavori dovessero essere gestiti dalla struttura nazionale. Proprio per lasciare l’unità regionale libera di lavorare senza la fila di questuanti alla porta».
Come andò a finire?
«Alcuni amministratori del posto, capendo che non c’era la possibilità di attivare catene di fornitura privilegiata, gridarono al pericolo immigrato. Non se ne fece più nulla».
Come organizzaste il servizio?
«Ci fu prima il dirigente Giuseppe Tedeschi, successivamente Luca Limongelli e Lucia Di Lauro. Tre splendide e oneste persone. Lo staff era formato prevalentemente da personale interno e un esercito di volontari. A loro il mio pensiero grato in questo momento difficile».
Controllava l’azione dei dirigenti?
«Certo, continuamente. La Protezione civile è un settore impegnativo che richiede verifiche frequenti. L’emergenza Covid, inoltre, ha ampliato il raggio d’azione della struttura assegnando competenze gestionali che alla fine hanno distolto dalla missione originaria».
Perché non si realizza la rotazione tra i dirigenti?
«È un principio sacrosanto che è contenuto nelle leggi anticorruzione ma si fa tanta fatica ad attuarlo. Si dovrebbe fare proprio per evitare corruzioni, appunto, e pure “deliri” di potenza, come per esempio il recente proliferare di comunicazione celebrativa a pagamento. Filmati, documentari e calendari. Non certo sobrietà e volontariato. A ciò si aggiungano le gigantografie stile Corea del Nord sulle pareti della fabbrica delle mascherine».
Lerario ha ricevuto da Emiliano una quantità impressionante di incarichi. È mai successo in passato?
«Non ricordo di casi così eclatanti e di settori così rilevanti ed eterogenei gestiti dallo stesso dirigente. Già la Protezione civile richiede un impegno esclusivo. Che dire: in Regione ci sono eletti del popolo, i consiglieri, che pur tra mille difetti non si permettono licenze, mentre diverse camarille, gruppi di pressione, spendono il nome di Emiliano per fare intermediazione nella gestione dei poteri pubblici. Basta avere gli occhi aperti e osservare frequenti capannelli che si creano con andamento trafelato tra anticamere, corridoi e parcheggi. Non proprio un contegno istituzionale».
Cosa suggerisce?
«Di questa situazione Emiliano deve prenderne atto e fare piazza pulita, convincendosi che il sistema di proliferazione del consenso con liste varie, comitati a non finire e acquisizione di classe politica senza arte e figurasi parte, e il tutto in chiave elettorale, porta con se alti rischi di deviazione. Il gioco non vale la candela».
Perché ha annunciato una verifica sulla congruità delle spese della Protezione civile?
«È nostro dovere capire ciò che è accaduto nella gestione amministrativa e contabile negli ultimi anni, per una tutela anticipata e ampia della Regione e a prescindere dai reati che potranno essere addebitati a singoli a conclusione di un processo».