”A dispetto di quanto ci si sforzi di far emergere dall’aspro dibattito politico sulla questione assunzioni in deroga nella sanità, il senso di realtà suggerirebbe di evidenziare la buona attività compiuta dal governo regionale, senza occultare l’utile collaborazione dei consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione nel raggiungimento dell’obiettivo.”
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento alle polemiche politiche sul servizio sanitario regionale, innestate dalle annunciate 1600 assunzioni fra medici e infermieri.
”È noto – dice – che dopo un primo periodo di ostilità e colpi bassi tra maggioranza e opposizione, da qualche anno su questi argomenti in Consiglio regionale si è respirata sempre l’aria della grande coalizione che oggettivamente ha portato qualche proficuo risultato da accreditare a tutti. Ricordo pochi provvedimenti approvati a maggioranza e senza una previa elaborazione, discussione e mediazione comune.”
Per questo – continua Amati – trovo che la polemica rumorosa sui meriti e demeriti sia imprigionata nel ‘gioco’ delle parti in ‘commedia’, che avrebbe avuto un minimo di senso qualora avessimo goduto in generale di buona salute elettorale, con prospettive di nuove e progressive vittorie.
Non so gli altri colleghi, ma da qualche mese sto avvertendo uno stato di carente credibilità politica di tutti, nessuno escluso, che dovrebbe indurre il governo regionale e noi consiglieri a dismettere la retorica del vanto o della critica in ossequio alle ragioni della ‘parrocchia’ politica. I voti da ottenere non hanno proporzione con il numero di appuntamenti con la stampa o di comunicati ed i confini delle ‘parrocchie’ si fanno e disfano con la velocità di un tweet o di un post.
Si aprono ogni giorno focolai di crisi, rispetto ai quali le parole sono flebili. Ad ogni soluzione corrisponde sempre l’insorgenza di almeno altri due problemi. Ogni esigenza appagata fa risalire nella scala delle priorità e con maggiore credito un bisogno non ancora esaudito, ampliando nella coscienza della gente il senso di uno stato di ingiustizia che le nostre parole, figuriamoci le polemiche peraltro infondate, non sono in grado di sedare.
E’ un tempo difficile, in cui si procede ad assumere personale in sanità mentre si è costretti ad approfondire tagli di posti letto e di strutture ospedaliere; a salutare giustamente con gioia la quasi conclusione del procedimento per l’ammodernamento e messa in sicurezza della SS. 172 mentre altre strade altrettanto insicure attendono il reperimento dei fondi e l’avvio del processo; ad inaugurare l’avvio all’esercizio di nuovi treni riscoprendo l’insufficienza e la sporcizia di quelli esistenti e la relativa sofferenza dell’esercito di pendolari. E potrei continuare a lungo.
Ma chi di noi, maggioranza ed opposizione, non vorrebbe essere accompagnato da due ali di folla plaudente? Fatto sta che la realtà ci restituirà sonori fischi almeno per i prossimi anni, sperando al più in un minimo di comprensione e sapendo che per ottenerla bisogna chiudere al più presto la fabbrica delle parole, quelle che mal combinate trasformano la lotta alle povertà nella contemplazione inerte delle miserie e le critiche in infruttuosi pregiudizi.”