“Sul punto c’è già una mozione approvata per un soffio dal Consiglio regionale pugliese il 19 marzo 2019 e dice che in realtà ci sarebbe da recuperare efficienza sulle competenze già attribuite, ridurle in caso di persistenti inefficienze ed eventualmente ampliarle solo a quelle che non hanno bisogno di trasferimenti economici. E tutto questo perché non è ragionevole che a Roma si tassi, nei territori si spenda e che il gettito delle tasse si possa riferire alle regioni e non al dovere del singolo contribuente nei confronti dello Stato unitario”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“L’idea della maggiore autonomia delle regioni su alcune materie si fonda su due equivoci: lo Stato agente contabile delle regioni, per cui a Roma l’onere di tassare e ai territori l’onore di spendere; le tasse a Roma sono pagate dalle regioni e non dalle persone, per cui ognuno si spende a casa propria ciò che paga per il Paese.
Nel nostro mondo, in cui le funzioni delle nazioni risultano connesse, e avanza il processo di digitalizzazione e l’accesso ai dati, è anacronistico continuare a proporre autonomia ai singoli pezzi di una stessa nazione.
C’è invece la necessità di recuperare efficienza nei procedimenti relativi alle competenze già attribuite, con un potere generale di avocazione allo Stato per inefficienza reiterata, e magari demandare alle regioni e agli enti locali quelle più propriamente ordinamentali per facilitare l’accesso dei cittadini ai servizi della pubblica amministrazione.
Non trovo una sola competenza aggiuntiva che possa essere svolta meglio dalle regioni, quindi da chi è fisicamente più prossimo ai cittadini, se non nel classico schema di lotta alle lentezze della burocrazia.
Sarebbe comprensibile, pur con ammirevole buona volontà, l’idea di trasferire le competenze assieme al potere di tassare, per cui le regioni sarebbero chiamate a rispondere sia della gestione dei servizi che della decisione d’imporre le tasse per assicurarli. Se chi mette le tasse è persona diversa da chi spende, colui che spende diventa irresponsabile per la tassazione e finisce per sprecare. Ecco perché l’idea dello stato quale agente contabile delle regioni è sbagliata e altamente pericolosa per le tasche dei cittadini.
A ciò si aggiunga la stranezza logica con cui si continua ad affermare la natura regionale (le tasse lombarde, laziali, pugliesi, ecc.) e non nazionale del gettito fiscale. Ciò è irragionevole perché portando tale ragionamento alle sue conseguenze più logiche porterebbe a sostenere conclusioni irragionevoli, a cominciare dalla legittimità di trattenere nei singoli comuni o quartieri il gettito pagato dai propri residenti, magari sulla base del fatto che un ricco magnate abiti in un paese con non più di qualche centinaio di residenti. Il gettito fiscale italiano, invece, è il risultato di un dovere di pagamento nei confronti dello Stato a carico di ogni singola persona e a prescindere dalla sua residenza.
Per quanto tali riflessioni appiano ovvie e molto europee, siamo però costretti a dover ritornare con puntualità su un argomento non meritevole di particolare impegno nel dibattito pubblico e parlamentare. Mi auguro pertanto di vedere al più presto, così come capitato in passato, l’archiviazione della questione”.