“Sui Consorzi di bonifica commissariati c’è bisogno di decisioni radicali dirette al riordino delle forme di gestione, per esempio la distinzione tra bonifica e irrigazione, ponendosi peraltro in coerenza con una recente delibera della Giunta regionale (diversamente l’atto sarebbe impossibile e illegittimo) che ha promosso un protocollo d’intesa con AIP, AQP, ANBI e ARIF, sul finanziamento dell’attività di progettazione (con costi anche a carico dell’Acquedotto Pugliese) di opere dirette a conseguire l’integrazione tra servizio idrico integrato, affinamento e irrigazione.”
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati.
“Fuori dallo schema di proposte di riordino – dice – tutte le posizioni sembrano giuste e ingiuste. È un paradosso, non c’è dubbio, ma è ciò che capita quando ogni opinione si barcamena tra la salvaguardia dei principi di bilancio e risanamento e la necessità di non infliggere aggravi di costi a carico di un settore ritenuto giustamente meritevole di attenzione e protezione.
Se quanto appena detto somigliasse a una fedele fotografia della realtà, penso che non sia più procrastinabile una decisione nettamente riformatrice, che per essere tale deve mettere nel conto anche qualche buona dose di eventuale resistenza, cominciando per esempio a distinguere l’attività di bonifica da quella irrigua. È una decisione difficile? Può darsi, ma non è detto che non sia realistica, anche perché, diversamente, tutto rischia di cadere nella trama paradossale del giusto e dell’ingiusto, assieme.
Credo che nessuno potrebbe negare la necessità, come è stato fatto dalla Giunta regionale, di richiedere ai Consorzi commissariati un piano di risanamento finalizzato al pareggio della gestione; ma questo tuttavia non può essere oggettivamente retto senza che il piano di risanamento abbia cura di prevedere l’iscrizione a ruolo e la riscossione dei contributi di bonifica e irrigazione dei soggetti consorziati, almeno con riferimento ai nuovi piani di classifica.
Le cose stanno necessariamente assieme, salvo che non si imbocchi con nettezza la strada della distinzione tra bonifica e irrigazione, ove la prima ha ormai notevole interfaccia con la difesa del suolo (e con le risorse pubbliche che al tema bisognerebbe destinare con maggiore abbondanza), mentre la seconda attiene alla gestione efficiente di una risorsa (acqua) che a prescindere dagli usi dovrebbe essere irregimentata sotto un’unica gestione e un unico canone (regolarmente fatturato e pagato), conseguendo così notevoli risparmi da efficientamento. All’occasione potrebbe risultare vantaggiosa, come detto per esempio, l’idea di far transitare il ramo irrigazione dei Consorzi commissariati sotto la gestione dell’Acquedotto Pugliese, conferendogli tutti gli schemi di adduzione e distribuzione ed ottenendone prevedibili risparmi per la ovvia teoria delle economie di scala. Tale iniziativa, con il naturale trasferimento del personale dei Consorzi commissariati alla stessa AQP, solleverebbe i Consorzi di bonifica dall’attività forse più dispendiosa, anche per la sua organizzazione replicata in ogni consorzio, e più in grado di ripagare i debiti pregressi (o parti di essi) con i risparmi che dalla unificazione del servizio irrigazione inesorabilmente si conseguirebbero.
Non è valida questa idea? Può darsi. Allora se ne facciano avanti altre, purché abbiano l’ambizione di traguardare almeno i prossimi cinque anni. Altrimenti, lo ripeto, tutto è giusto e allo stesso tempo ingiusto, costringendoci ad accompagnare un ulteriore rinvio della ‘resa dei conti’, che fatalmente ci porterebbe a conferire il problema in eredità, magari abbondantemente aggravato.”