“È chiaro che i passi in avanti che si compiono su problemi complessi come quello della depurazione non arrivano per magia, o per annunci ridondanti, ma sempre a seguito di un precedente e lungo lavoro di amministratori e tecnici. In questo senso, ringrazio il Presidente Vendola, che ha riconosciuto oggi, attraverso me, il lavoro compiuto negli ultimi quattro anni e che a mia volta sento di dover accreditare alle precedenti gestioni di AQP e soprattutto ai suoi straordinari dipendenti di ogni ordine e grado e alle strutture tecniche della Regione e all’Autorità Idrica Pugliese.
Anche se per le opere non ancora realizzate sono pronti i progetti per andare in appalto e centinaia di realizzazioni programmate, finanziate e realizzate sono già in esercizio, il mio invito è quello a non farsi prendere da entusiasmi, perché il cammino è ancora lungo per giungere al completamento di tutte quelle opere già previste dal Piano d’Ambito del 2009, con molte addirittura previste sin dal precedente Piano d’Ambito”.
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento alla conferenza stampa svoltasi oggi a Roma alla presenza del Presidente Vendola, del Ministro Orlando e dell’Amministratore Unico di AQP Maselli.
“Sulla depurazione pugliese c’è tuttavia un merito che mi sento di attribuire all’attuale gestione di AQP: aver saputo lavorare sulla medesima scia della precedente, pur in tempi decisamente più difficili, senza farsi incantare da sentimenti di dannazione della memoria, piuttosto tipici solo nella disputa politica.
Per rispetto della realtà, devo inoltre dire che quanto oggi è stato giustamente celebrato (ma, come detto, il percorso è ancora lungo per vedere realizzate le opere) è accreditabile anche a precedenti gestioni di diverso colore politico, almeno a partire dagli inizi del 2000.
Quando ci si avvicina ad un argomento di tale complessità e conflittualità, non ci si deve mai far prendere da giudizi sbrigativi: basti ricordare che i maggiori procedimenti di infrazione sono previsti per gli agglomerati urbani in cui fortissima è la contestazione sulle opere di recapito finale. Se il ciclo delle acque in Puglia è certamente figlio della pionieristica attività dei primi anni del 1900, allo stesso modo deve essere riconosciuto il fatto che molte altre opere successive e più piccole sono appartenute al lavoro (lento o veloce è secondario) di diverse generazioni di amministratori pubblici regionali.
Dire cose diverse, oppure accreditarsi meriti esclusivi, non è consentito a nessuno, così come io stesso non mi consento tali licenze perché proprio dall’Acquedotto ho capito che la natura non conosce salti, compresi quelli sbrigativi con cui le stagioni politiche del presente si dimenticano di dire, molte volte, ciò che seppero fare quelle che le precedettero.”