“Siamo in forte ritardo sul più avanzato esame genetico per diagnosticare l’85 per cento delle malattie dall’1 per cento del DNA, ossia il sequenziamento dell’esoma. E se lo facessimo in Puglia risparmieremmo sino a 2milioni di euro all’anno. Strana sorte quella dei Consiglieri regionali: dobbiamo fare le leggi, supplendo l’attività di governo, e poi stare alle calcagna per vederle eseguite. Speriamo che nel giro di due settimane sia pubblicata la gara per l’acquisto delle attrezzature, così da cominciare con gli esami, inaccessibili per almeno 2000 persone all’anno”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione Bilancio e Programmazione Fabiano Amati, nonché promotore della legge regionale 6 agosto 2021, n. 28, istitutiva del servizio di sequenziamento dell’esoma presso il laboratorio di genomica del Di Venere di Bari.
“Ogni anno avremmo bisogno di effettuare almeno 2000 esami per il sequenziamento dell’esoma, per diagnosticare malattie rare o per procreazioni in condizioni ad alto rischio. E invece ne facciamo circa 500, lasciando fuori dalla porta 1500 esigenze, utilizzando laboratori extra regionali alla spesa complessiva di circa 1,2 milioni di euro, ossia 2.400 euro ciascuno.
In un solo colpo, dunque, registriamo un’inefficienza diagnostica e uno spreco economico.
Per ovviare a tutto questo proposi una legge regionale, poi approvata all’unanimità dal Consiglio. A nove mesi dall’approvazione non è stata ancora pubblicata la gara per l’acquisto delle attrezzature e dei reagenti, che comunque dovrebbe avvenire entro una settimana.
Qualora il sevizio fosse svolto in Puglia ogni esame costerebbe circa 1.400 euro ciascuno, calcolato tenendo in considerazione 900 euro per attrezzature e reagenti, e 500 euro per il personale, con un risparmio ad esame di circa 1000 euro. Ne deriva che considerando solo i 500 esami che in media si eseguono fuori regione per cittadini pugliesi, il risparmio sarebbe di 500mila euro all’anno, che diverrebbe di 2milioni l’anno se facessimo tutti gli esami di cui abbiamo bisogno.
Insomma, alla fine le questioni sono sempre le stesse: conoscenza, informazione, buon governo e lavoro”.