“Le dighe pugliesi e lucane sono tutte ammalorate e la mancanza di interventi di manutenzione impedisce l’invaso dei volumi d’acqua. Su un complessivo volume massimo di 811 milioni di metri cubi, ne risultano autorizzati solo 495 milioni. È tutto ciò per l’assenza di manutenzione straordinaria, nonostante vi siano a disposizione 12,5 milioni di euro”.
Lo comunica il presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione, Fabiano Amati.
“La mancata realizzazione dei lavori di manutenzione straordinaria delle dighe – spiega Amati – ci porta a rischiare la sete anche nelle stagioni con grandi piogge. Il nostro sistema di accumulo non è infatti in grado di svolgere appieno alle sue funzione, perché gli invasi non sono autorizzati per motivi di sicurezza a contenere il massimo possibile, a causa della mancata realizzazione dei lavori di manutenzione straordinaria. Detti lavori, peraltro, sono tutti finanziati con delibera Cipe n. 25 del 2016”.
Nel dettaglio. Diga di Conza: massimo invaso 61,81 milioni di metri cubi d’acqua; volume autorizzato 45,50 milioni; finanziamento per manutenzione 2 milioni di euro.
Diga Saetta: massimo invaso 3,48 milioni di metri cubi d’acqua; volume autorizzato 2,53 milioni; finanziamento per manutenzione 2,5 milioni di euro.
Diga del Locone: massimo invaso 118,47 milioni di metri cubi d’acqua; volume autorizzato 57,00 milioni; finanziamento per manutenzione 1,5 milioni di euro.
Diga del Pertusillo: massimo invaso 155,00 milioni di metri cubi d’acqua; volume autorizzato 104,72 milioni; finanziamento per manutenzione 1,5 milioni di euro.
Diga di Monte Cotugno: massimo invaso 480,70 milioni di metri cubi d’acqua; volume autorizzato 285,70 milioni; finanziamento per manutenzione 5 milioni di euro.
“La situazione è quindi molto preoccupante – dichiara – e risulta stupefacente sentire continuamente riferimenti al Recovery found come toccasana di ogni problema e di ogni aspettativa, nonostante basterebbe usare le risorse già a disposizione. Nelle prossime settimane proseguirò l’approfondimento, chiamando – conclude – in audizione il servizio regionale competente e i gestori delle singole dighe”.