“Il no all’eolico offshore di molti comuni della provincia di Lecce, pronunciato probabilmente per suggestione, riduce la risposta anti inquinamento della Puglia e genera povertà produttiva e occupazionale per l’intera regione, a cominciare da Brindisi. La costruzione e la gestione di quegli impianti, infatti, porta con sé una realistica ipotesi di consistente utilizzo del Porto di Brindisi, con le intuibili ricadute positive. Per questo è importante che l’intero mondo politico regionale, a cominciare da quello brindisino, faccia sentire la sua voce anche sulla proposta che interessa la costa basso-salentina.
La risposta alla carenza di lavoro e alle crisi industriali si trova nell’accoglienza dei nuovi programmi industriali a caratura ambientale e non nel no-a-tutto e nei sussidi”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“La Regione del sole, del mare e del vento è interessata a molteplici iniziative di produzione energetica fondate sul sole, sul mare e sul vento. Ovviamente.
In particolare: vi sono due iniziative di eolico offshore, che hanno caratura strategica nazionale e si dirigono nell’ambito della transizione ecologica e produttiva: un’inedita combinazione d’interessi.
A queste iniziative, in particolare a quella al largo della costa salentina, si contrappongono suggestioni politiche che utilizzano le paure paesaggistiche per bloccare l’iniziativa.
Non si può procedere così, perché le occasioni perse portano il conto salato dell’inquinamento e della povertà.
Brindisi e la sua classe politica, interessata ai valori ambientalisti e produttivi, non può dichiararsi spettatrice di movimenti di protesta che finiscono per ridurre il potenziale del suo Porto. Aver detto SÌ all’impianto offshore al largo di Brindisi non esaurisce il compito, come se gli effetti benefici degli impianti fossero limitati ai confini amministrativi comunali o provinciali.
L’esperienza di Brindisi deve invece essere valorizzata anche per offrire elementi di valutazione positiva pure sull’impianto previsto al largo della costa adriatica di Lecce, spiegando ai sindaci salentini che il loro NO finisce per essere contro l’ambiente, la nuova industria, il lavoro e gli interessi del Porto di Brindisi”.