Fabiano Amati, presidente della Commissione regionale Bilancio e coordinatore regionale di Azione, che succede nella politica pugliese dopo il successo del centrodestra a Brindisi?
Si è inaugurato un nuovo laboratorio del centrodestra aperto ai liberali?
“Non credo ai laboratori o alle stagioni. Lì c’è stata una convergenza sulle cose da fare, con un candidato riformista, appoggiato da chiunque condividesse il suo profilo e le sue idee, senza pregiudizi, maledicendo cinque anni di “no” a tutto, quelli del sindaco Rossi, e proponendo un programma di “sì” con giudizio. Su questo i cittadini brindisini ci hanno premiato. Nessun esperimento da piccolo chimico ma un atto di realismo e concretezza».
Il centrosinistra è in difficoltà nel costruire le alleanze per Bari. I 5S hanno rifiutato un assessorato, i civici minacciano di andare da soli. Il dopo Decaro che binario potrebbe seguire?
“Bisognerebbe ricominciare dal popolo. Il centrosinistra dovrebbe dire che si fanno le primarie: le persone riescono a fare qualcosa di utile se si mettono in urto. Non bisogna temere il popolo, una selezione di popolo è meglio di una selezione di politicanti. Bisogna avere coraggio, la politica non è fatta solo di carriere da proiettare in alto. Noi di Azione parteciperemo ad un processo di selezione con i gazebo, come proposto da Decaro, idea utile a evitare l’autoreferenzialità. In quella sede potremmo individuare anche un nostro candidato sindaco. La stessa formula sarebbe utile anche per il centrodestra”.
Dove andrà Azione?
“Noi tendenzialmente preferiamo coalizioni che sono all’opposizione del governo nazionale”.
I grillini vogliono dettare la linea nei Comuni e alla Regione. Ma hanno i numeri per imporre diktat?
“Non lo so. Diffido da chi vuole imporre una direttiva senza interpellare il popolo. Se hanno i numeri, partecipassero alle primarie. La Puglia nel 2005 ha invitato le primarie con la vittoria di Vendola, aprendo un ciclo di eccellenze pugliesi. Se i contiani hanno idee e personale politico da proporre, accettino la sfida. Altrimenti hanno paura».
I civici si vogliono mettere in proprio?
“Sono liste obiettivo. Poi raggiunto l’obiettivo si sciolgono. Non credo al civismo come fatto partitico. Se vogliono diventare una organizzazione struttura
ta lo facciano. Ma devono dire cosa si vuol fare”.
I casi “ibridi” ad Altamura e Monopoli con alleanze da sinistra a destra…
“A livello locale andare ancora a caccia di distinzioni è una operazione démodé”.
Il segretario d’aula del Consiglio regionale Sergio Clemente alla fine è rimasto al suo posto. Prevede ulteriori step nel dialogo tra il governatore Emiliano e il mondo centrista?
“Emiliano ci ha cacciati dalla maggioranza con parole forti e furibonde. E noi lo abbiamo aiutato ad avere ragione. Abbiamo difeso Clemente, ai sensi di statuto e legge. Se Emiliano varia idea e ci aiuta ad approvare le nostre proposte di legge sulla lista d’attesa e sull’azienda
unica sanitaria regionale, non ha che da
dirlo. Sulle questioni di merito siamo
pronti sempre a lavorare con concordia.
Noi siamo, come diceva Machiavelli, per l’azione utile e necessaria”.
II suo rapporto con il governatore?
“Sempre cordiale, i miei scontri sono su cose concrete: liste d’attesa, screening, i nuovi ospedali, l’organizzazione della sanità, il piano casa. Non ho mai discusso se non su questioni di merito. Se dovesse essere d’accordo su questi temi, sono pronto a fare anche da dattilografo per scrivere le delibere”.
Il dopo Emiliano?
“Il presidente degli Usa ha due mandati e poi va a casa. E siamo nella democrazia più antica del mondo. Nel dopo Emiliano, allo stato, vedo Decaro ben posizionato. Se qualcuno ha opinioni diverse, si possono fare le primarie. Meglio i gazebo dei caminetti d’antan”.
La morte di Berlusconi cambierà la geografia del centro? Già sul Ddl Nordio si registrano convergenze…
“Azione aveva proposto l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, reato che determina un gran “mal di firma”. Sosterremo la riforma. Mi chiedo che fine fatto abbiano i riformisti del Pd e perché non ascoltino i sindaci. Noi non possiamo che essere dalla parte del diritto penale della libertà respingendo reati come l’abuso d’ufficio che esistono solo nell’ordinamento ita liano, pur essendo la patria di Cesare Beccaria”.