La legge sugli sconti nella bolletta del gas tramite una compensazione del 3% sul gasdotto Tap deriva da una legge dello Stato.
Esattamente, la legge Marzano. Qualcuno – come Giuseppe Coco sul Corriere del Mezzogiorno di ieri – dice che non si può fare. Bene. Ma se non si può fare, potremmo sapere a cosa serve la legge Marzano? In altre parole: se quella legge non serve a stabilire compensazioni, a cosa servirebbe? Ogni legge deve avere il suo senso e l’interpretazione più sensata. Pure i quadri, che stanno immobili, hanno sempre da suggerire idee e far muovere pensieri nuovi. Figurarsi una legge, che ha il compito di vivere accompagnando i continui movimenti del mondo.
Certo, sappiamo pure noi di correre qualche rischio. C’è il rischio di entrare in conflitto con il governo nazionale e pure con le imprese. Non l’abbiamo mai nascosto. Ma non saremmo stati amministratori pubblici calati nella realtà, se in queste ore non ci fossimo posti il problema delle bollette del gas e delle possibilità legali per scontarle. Abbiamo ripescato la legge Marzano, plenamente vigente, e stiamo provando ad applicarla per come abbiamo ritenuto di leggerla e interpretarla, mettendoci in gioco con una decisione politica.
E la nostra una lettura sbagliata? Forse. Ma possiamo sapere dai commentatori quale sarebbe la lettura corretta e alternativa della legge Marzano? Resto in attesa di risposta. Non escludo la possibilità di vedersi eccepire qualcosa sulla percentuale della compensazione o sulle modalità di portarla in sconto in bolletta. Oppure di sentire la critica sul tentativo di far pagare a tutti gli italiani gli “egoismi” dei pugliesi. Ma è la norma nazionale a dire questo, abilitando le Regioni a chiedere compensazioni proprio per riequilibrare su tutto il territorio nazionale la concentrazione di infrastrutture energetiche. Le compensazioni non possono essere chieste da qualunque Regione e per qualsiasi infrastruttura. La nostra decisione non è dunque un fatto arbitrario, da bulli del diritto. Le controindicazioni ci sono, come tutto nella vita. Staremo a vedere, aggiungendo che proprio per questo abbiamo chiesto al governo nazionale di guardare al provvedimento con lo spirito della collaborazione e non con quello della giuria o del commentatore.
Noi, la Regione Puglia, e il governo, siamo sulla stessa barca. Mi duole ancora molto, lo confesso, la solitudine dolorosa vissuta ai tempi dell’idea Tap. Di mio sì, convinto, segnalando inoltre la necessità del gasdotto per assicurarci prosperità, sicurezza ambientale e pure pace, era sbeffeggiato e assalito da squadrismo verbale alimentato nelle piazze e sui social. Ah, se avessimo detto sì all’epoca avremmo ottenuto compensazioni molto più vantaggiose del g 96 che reclamiamo oggi. Ma quei momenti fui costretto a viverli in quasi solitudine, senza il conforto dei commentatori che sbucano solo quando spiove, come le lumache, per dire ciò che è giusto e ingiusto.
E forse è meglio così. Molti non sanno, eppure commentano, che la Puglia paga alla Basilicata e nei prossimi anni alla Campania, le compensazioni ambientali per l’acqua. E tutto questo lo facciamo per evitarci di morire di sete. Paghiamo le compensazioni ambientali nonostante il profilo idrologico del meridione d’Italia non sia organizzato nel rispetto dei confini amministrativi. La natura se ne frega dei nostri confini. Anzi, si potrebbe dire tranquillamente che senza la condizione sitibonda della Puglia difficilmente potrebbero esserci le sorgenti in Basilicata e Campania. Tuttavia paghiamo le compensazioni. Siamo vittime di signorotti medievali, soggiogati dagli esattori per ogni passaggio di carro come nella scena dell’immortale «non ci resta che piangere»? Non penso. Siamo in un Paese, situato nell’Europa, con le sue leggi da applicare o da modificare.
E nell’applicazione della legge dobbiamo pensare alle persone travolte dal caro-bollette. Potevamo rispondere a questa esigenza da menefreghisti signorotti medievali? No, non ce la siamo sentita di rispondere alla richiesta di pane consigliando, come Maria Antonietta, di mangiare brioche. Abbiamo fatto ciò che abbiamo potuto, guardando il mondo dalla prospettiva di chi ci ha mandato a governare, con tutti i rischi che questo comporta. Chi ci ha mandato a governare; soprattutto quelli con maggiore difficoltà. Perché in fondo quando si discute di queste cose è sempre un problema di prospettiva.
E d’immedesimazione.
Articolo pubblicato su Corriere del Mezzogiorno del 21 ottobre 2022