Come si arriva ad essere prima candidati e dopo scelti per il G7? Lo chie diamo a Fabiano Amati, pre sidente della Commissione Bi lancio della Regione Puglia. Lei era assessore all’urbanistica di Fasano nel 2000, la data punto d’avvio amministrativo di Borgo Egnazia. Ma prima era il deserto?
«No. Borgo Egnazia è storicamente figlia di un’intuizione, la società Itala: più o meno, un fondo d’investimento ante litteram, che con il denaro raccolto da circa 170 soci avviò l’acquisizione di terreni, compreso quelli ove è stato rea lizzato Borgo Egnazia. Credo di non sbagliare, per eccesso di affetto, se attribuisco a don Pierino Bianco l’intuizione di organizzare questa società, coinvolgendo imprenditori e professionisti di Fasano, per sviluppare la residenzialità turistica e costruire – tanto per cominciare – I’Hotel Sierra Silvana a Selva di Fasano e l’Hotel del Levante a Torre Canne, completando con le Terme di Torre Canne sviluppate da Vito Dell’Aglio l’offerta turistica più grande sino ai primi anni 2000»
E nel 2000 la miccia. Che successe?
«Prima della miccia, che data 10 agosto 2000, un pezzo della società Itala entrò nel controllo di Vito Muolo, che poi aggiun gerà alla sua offerta con lun gimiranza, piglio e saggezza Torre Coccaro e Torre Maizza, e alcuni terreni – sempre della società Itala – entrarono nella disponibilità di Sergio Melpignano e della sua famiglia, sino a quel momento impegnati solo nel trasformare un luogo bel lissimo per le vacanze familiari in un albergo di alta qualità, San Domenico. Si tenga conto, ovviamente, che prima della miccia Fasano era la capitale del contrabbando di sigarette, quindi niente che potesse attirare il turismo. E ciò che stiamo razza contando ora non sarebbe mai accaduto se l’operazione Primavera degli inizi 2000, ideata dal ministro Enzo Bianco, fasanese per parte di padre, non avesse sgominato il contrabbando».
Giovedi 10 agosto 2000. Cosa fa il giovane assessore Amati?
«A pensarci mi vengono i brividi, anche pensando che da quel momento tutti i sindaci e i Consigli comunali che si sono susseguiti dopo Donato De Carolis, ossia Vito Ammirabile, Lello Di Bari e Francesco Zaccaria, hanno portato avanti con costanza lo stesso programma. Quel giovedì di agosto del 2000 propongo al Consiglio comunale di approvare 32 varianti al PRG, per un investimento che all’epoca stimammo in difetto per 700 miliardi di lire, oggi 350milioni di euro: tra questi investimenti c’era Borgo Egnazia, con una soluzione progettuale molto più grande di quella poi realizzata, in ottemperanza alle prescrizioni della Soprintendenza, e l’ampliamento di San Domenico».
Un Consiglio comunale tranquillo?
«Tutte le 32 delibere furo noapprovate all’unanimità e con convinzione, anche perché bisognava approvarle prima che fosse entrata in vigore una legge regionale di abrogazione di una precedente legge sulle amministrative procedure semplificate per gli investimenti produttivi. Insomma, per i soliti eccessi di ideologia, funzionali a individuare nelle trasformazioni territoriali, anche quelle più accordate con il paesaggio. il diavolo dell’economia di mercato anche con l’attitudine sociale. Pero posso nascondere uno stato di paura, che in quel pomeriggio-sera aleggiava e si toccava con mano».
Perché paura?
Perché per fare quelle proposte e approvarle bisognava essere o matti oppure inco scienti. Sette anni prima, infatti, erano stati arrestati e portati in carcere per abuso d’ufficio, pensi un po’, cinque amministratori a vario titolo, compreso un ex sindaco e un assessore in carica. Ingiustamente, come si vedrà dopo. Il motivo? Cambio di destinazione senza opere a una masseria, Boccone del Cardinale. E pensare che oggi si legifera, si promuovono e si finanziano proprio le iniziative imprendito riali di valorizzazione a scopi turistici degli immobili rurali, anche molto catastrofiche per aspetto e dimensioni». «A provare la paura ci furono le affermazioni un po dissacranti ma forse apotropaiche (infatti più di qualcuno fu visto toccare ferro o toccarsi) di un vecchio Consigliere comunale, Pierino Dell’Anno. Le sue parole furono “sono certo che non appena scenderemo troveremo in piazza la camionetta”. In effetti, stavamo facendo una cosa proprio enorme, prendendoci un gran rischio. In altri tempi sarebbe finita probabilmente molto male».
E in tutto questo come fu il rapporto tra i politici e gli imprenditori?
“Il solito rapporto di condivisione e conflitto, con le varie parole d’ordine in grado di sconfiggere, per eccesso di fumo dialettico, anche un’ovvietà: ogni vicenda umana appartenente alla sfera del diritto pubblico non può accadere senza una scelta politica. Nel caso dei resort di Fasano e di questa grandioso programma realizzato, ci sono decisioni politiche stimolate da iniziative imprenditoriali e agevolazioni economiche pubbliche unite a ca pitali messi a rischio dai privati».
Ma stiamo parlando di Borgo Egnazia e, quindi, non si può evitare di chiedere: quale rapporto tra Sergio Melpignano e gli amministratori pubblici?
«Sergio, con il conforto della sua famiglia, era un visionario ancorato alla realtà. Lo ricordo sempre con tanto affetto e no stalgia. La sua proposta per Borgo Egnazia fu la locomotiva di quel 10 agosto 2000. Aveva un approccio molto aperto, con sapevole che nel settore turistico bisognava favorire decine di investimenti, addirittura sti molandoli e incentivandoli, perché- diceva – “il giocatore di golf è esigente, e se un giorno viene nel mio campo il giorno dopo vuole cambiare.” Per lui noi politici dovevamo quindi decidere di offrire al mercato turistico non solo la sua iniziativa ma anche quella degli altri, alla condizione comune dell’alta qualità che poi finisce per preservare l’incanto paesaggistico. Suggeriva, in buona misura, che in quel settore l’offerta incrementa la domanda».
In qualche modo un insegnamento politico?
«Direi di sì e questa storia lo prova del tutto, compresa la designazione per il G7. Tomasi di Lampedusa scrive nel Gattopardo che Angelica non immaginava che un discorso di Cavour potesse influire sulla vita di lei e mutarla. Sergio, invece, aveva grande rispetto della decisione politica e non commetteva mai l’errore di Angelica… e a questo punto m’immagino Marisa, sua moglie e mia cara amica, che alla lettura di questa risposta in terrompe e dice “aveva ragione Angelica”, ma non perché la pensi così, ma per dire a Sergio il suo amore e rispetto, ma senza darlo a vedere. E dico questo perché dietro a ogni evento, compreso il G7 fatto mondiale che si accentra a Fasano, c’è vita normale, fatta d’imprese, passi falsi, gioie, tragedie piccoli gesti dell’umanità di ogni giorno».