“La Basilicata non è la Puglia, io rispondo per la mia regione e non per le altre».
Fabiano Amati, commissario regionale di Azione, non cambia il suo punto di vista sul posizionamento dei calendiani e a chi accusa Calenda di muoversi in maniera opportunistica risponde: «Ci alleiamo con
chi abbia un programma da condividere».
Fabiano Amati, non teme che l’uscita di Pittella dalla coalizione lucana possa avere delle ripercussioni sull’assetto generale del campo largo, soprattutto dopo lo scivolone in Abruzzo?
“Quello che è accaduto in Basilicata segue delle logiche territoriali, la nostra tendenza è quella di allearci con i partiti con cui a Roma facciamo opposizione. Quindi tendenzialmente siamo portati a fare coalizioni che siano riconducibili a una politica che sia all’opposizione di questo governo nazionale, come è accaduto in Abruzzo. Quando il centro-sinistra si mette a fare politiche riformiste noi non potremmo che essere li poiché noi siamo riformisti».
Lo stesso ragionamento che avete fatto in Regione?
«Sì, dove noi di Azione siamo stati sempre in maggioranza».
Anche con momenti di critica feroce però.
“Noi ci alziamo a criticare duramente e senza timori quando non si rispetta il programma elettorale, come ad esempio sulle liste d’attesa. Se presentiamo una legge per abbatterle – come da programma – e quella legge viene bocciata, vuole che la critica non sia feroce? Stesso discorso per quanto riguarda le lentezze nella costruzione dei nuovi ospedali. Semmai il problema è di chi non rispetta il programma in coerenza con la vittoria elettorale». Chi vi ostacolava?
“Chi votava per bocciarci le leggi pur essendo parte della stessa maggioranza. Ma anche chi non scuoteva e non scuote i burocrati per fare presto sui nuovi ospedali. Noi continuiamo a fare quello che facevamo: anche in queste ore stiamo esercitando il nostro diritto di indirizzo e controllo non chiedendo altro se non il rispetto del programma elettorale e sfido chiunque a darci torto”.
Avete ottenuto di sancire la vostra permanenza in maggioranza anche mantenendo la presidenza della Commissione Bilancio, che lei continua a guidare. Pd e M5s però avevano chiesto un chiarimento politicoche non c’è mai stato. «Cosa dovremmo chiarire?».
La vostra posizione a Brindisi, per esempio, dove sostenete il centrodestra.
«Ma anche noi chiediamo un quadro di possibile omogeneità nei comuni in cui il Pd è con la destra. A Castellana grotte e Altamura, per dirne due. O in cui la lista Con è con il centrodestra, Monopoli per esempio. Noi a Brindisi siamo con il centrodestra per due motivi. Il primo di natura programmatica: il centrosinistra brindisino allargato ai 5 Stelle si è schierato contro le politiche della Regione in materia energetica e ambientale, basti pensare al serbatoio Edison dove la Regione deliberò l’intesa con il voto favorevole di Pd, Si e M5se a Brindisi la stessa coalizione va contro quell’intesa. Noi abbiamo soste nuto le politiche energetiche della Regione. Sul piano del posizio namento politico invece ci avevano posto dei veti, una “fatwa”. Che dovevamo fare, restare a саsa? Poi è anche capitato che abbiamo vinto e allora per qualcuno è diventato un problema politico».
In quel momento c’erano vari veti contro di voi.
«All’epoca c’era anche quello di Emiliano, tanto che a Francavilla non riuscimmo a fare l’alleanza. Poi dopo qualche mese l’abbiamo fatta a Foggia, siamo stati insieme alle Provinciali e anche in Regione è tornato il dialogo».
Questo vi lascia le mani libere di andare dove vi pare, quindi?
«Noi non abbiamo veti. Ci alleiamo o rompiamo solo alla luce dei programmi concreti e riformistí. A Lecce siamo con Salvermini perché apprezziamo, per esempio, la sua difesa del principio di concorrenza sulle concessioni demanjali, per affermare i beni comuni attraverso le gare, magari con prelazione per i vecchi concessionari. Se fossimo a Roma né noi né il Pd staremmo con il M5s che è contrario al termovalorizzatore. Nel parlamento nazionale stiamo con il Pd a dire che Putin è un dittatore sanguinario e che Mattarella ha fatto bene a non mandare messaggi di congratulazioni diversamente da Salvini ma anche da Conte, che non ha detto una parola. La nostra è dunque coerenza a programmi elettorali e politiche riformiste, senza porte veti ma meritando voti».