“La sanità pubblica non si afferma con vacui e lunghi bla-bla, ma con stipendi più alti agli operatori, in linea con i loro colleghi europei, e una maggiore efficienza della spesa e nella organizzazione, afflitta dagli stipendi bassi degli operatori. Solo se paghi bene, ti organizzi meglio, gestisci con competenza e non sprechi, puoi pretendere di vedere applicati i criteri di lavoro più manageriali ed innovativi. Queste sono le parole che ci sentiamo di dire per sostenere lo sciopero dei medici ospedalieri e metterci al loro fianco.”
Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e i Consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.
“A parte i problemi che investono le decisioni del Governo nazionale, relativi a percorsi di studi e maggiori risorse, c’è una buona parte dei problemi che attengono all’organizzazione, alla qualità dei manager scelti e all’efficienza della spesa nelle singole regioni. Per contribuire a risolvere i problemi, tuttavia, c’è bisogno di una notevole spinta riformatrice sostenuta con entusiasmo dal personale sanitario; ma quest’entusiasmo non ci sarà mai se gli stipendi resteranno tra i più bassi d’Europa. Come si fa, infatti, ad avere entusiasmo rispetto a un datore di lavoro che fiacca ogni migliore intenzione?
Ecco perché l’aumento degli stipendi è una precondizione per riuscire in ogni riforma.
Senza l’aumento degli stipendi rischierà il sabotaggio o non vedrà mai la luce AziendaZero, ossia un’organizzazione aziendale fondata sulla centralizzazione efficiente nell’utilizzo del personale, nell’acquisizione di beni e servizi e nella realizzazione dei lavori; senza l’aumento degli stipendi non si potrà mai realizzare la sospensione dell’attività a pagamento – ALPI – nel caso di disallineamento dei tempi d’attesa con quelli dell’attività istituzionale; senza l’aumento degli stipendi non si potrà mai avere sostegno e simpatia per il CUP unico regionale, per le agende sempre aperte e dedicate per malati oncologici, cronici e affetti da malattie rare; senza aumento degli stipendi non si potrà mai pretendere maggiore impegno lavorativo per ridurre la spesa dei farmaci e delle protesi; senza aumento degli stipendi non si potrà abolire la distinzione tra attività svolta in ambito ospedaliero e attività in ambito territoriale; senza l’aumento degli stipendi non si potrà ottenere maggiore indipendenza e capacità di critica rispetto a decisioni manageriali non propriamente opportune; senza l’aumento degli stipendi non si potrà mai raggiungere la semplificazione dell’organizzazione, oggi in preda a invenzioni continue di funzioni per raggiungere una migliore qualità della vita professionale. Senza l’aumento degli stipendi, insomma, il datore di lavoro della sanità pubblica non sarà mai credibile agli occhi del proprio personale e perciò mai si potrà ottenere la collaborazione straordinaria che oggi serve per rimettere in sesto un sistema che scoppi per salute e non di potere.”