Ex Ilva, Amati: “Il Pd pugliese spieghi ai cittadini il piano del governo e, se non lo condivide, proponga modifiche concrete o tolga la fiducia”

“Sull’ex Ilva il Pd pugliese non può essere il partito dei cavalieri dell’onda, cioè di quelli che si posizionano dove l’emozione o la convenienza del momento consentono. C’è un piano industriale con contenuti produttivi e ambientali sottoscritto dal Governo – di cui il Pd è parte essenziale – e vengono avanzati timori sulla cura dell’ambiente, che vanno diradati, prendendosi l’impegno di incontrare i cittadini in carne e ossa, pure con qualche rischio d’incomprensione, e smettendola di produrre solo comunicati stampa o di elaborare iniziative eclatanti a favore di telecamere. E per svolgere questo essenziale lavoro di confronto con i cittadini, c’è ovviamente tutta la mia disponibilità”. Lo dichiara Fabiano Amati, presidente della Commissione regionale Bilancio, commentando il piano industriale e ambientale sottoscritto da ArcelorMittal e Invitalia.

“Sugli argomenti seri – prosegue – non può esistere la via tutta italiana dello scaricabarile, racchiusa nel metodo della lotta e del governo, con una stessa decisione assecondata con fiducia a Roma e contestata con sfiducia a Taranto e in Puglia. Per molto tempo si è preteso di combinare lavoro e ambiente, e ora c’è un piano che parla di questo. È troppo poco? Si dica con chiarezza, concretezza e plausibilità ciò che manca e si rivendichi; non si combinano lavoro e ambiente seduti al tavolo della giuria. Per tanti anni si è indicata la soluzione della nazionalizzazione della fabbrica, forse pensando a qualche posto in cda e, nonostante molti studiosi accorti segnalino l’irragionevolezza di questa scelta, la nazionalizzazione c’è stata. Non so quanti studi o convegni sono stati dedicati alla transizione verso l’eliminazione delle fonti fossili nel processo produttivo e ora che di questo si parla – e pure con qualche cronoprogramma e finanziamento – viene giudicato ‘troppo poco’, senza però avere il coraggio di dire e con chiarezza in cosa consisterebbe il ‘di più’ soddisfacente, perché consapevoli che ogni soluzione alternativa porterebbe a non garantire né il lavoro né l’ambiente. Cioè ritornare al punto di partenza, come nel gioco dell’oca”.
“In questo momento storico, in cui è finalmente morta e sepolta la via ‘vaffa’ al governo del Paese – aggiunge – non possiamo permetterci di avere partiti o istituzioni che si sostituiscano ai Cinquestelle, avviando la fase del populismo degli anti-populisti. Il Pd dovrebbe essere – conclude Amati – un partito equilibrato e perciò disponibile a discutere con chi dissente, aperto alle ragioni del progresso e della cura dell’ambiente attraverso la tecnologia, e con una forte cultura industriale e sociale; per questi motivi non possiamo arruolarci su posizioni ambigue”.

Ex Ilva e acqua del Sinni, Amati: “AM come Riva? Programma prevede osmosi inversa e contributo di gestione ad AQP”

La lettera inviata da ArcelorMittal sembra l’eco più garbato di quelle che mi mandavano i Riva. Lo sanno pure i bambini che l’acqua affinata non è idonea agli usi industriali. Per questo il programma dei miei tempi, spero ancora attuale, prevedeva l’impianto di depurazione con osmosi inversa gestito da AQP, con ILVA che contribuiva ai costi di gestione e pagando una somma decisamente inferiore a quella che paga per l’acqua del Sinni, nelle due voci di costo per remunerare la risorsa grezza e la componente ambientale. Questo è il programma. Va bene per Mittal?”.

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, Presidente della Commissione regionale bilancio, commentando la lettera inviata ieri da ArcelorMittal alla Regione Puglia e ad Acquedotto Pugliese S.p.A..

Il programma di utilizzo delle acque del Sinni – attualmente destinate allo stabilimento ex Ilva – per invasare la diga Pappadai e integrare la disponibilità idrica delle province di Brindisi, Lecce e Taranto, è fondato sull’ottima pratica del riuso, auspicato dalla legislazione europea e statale. A questo scopo emerge la piena funzionalità degli impianti di depurazione Gennarini-Bellavista, con la tecnologia dell’osmosi inversa e non quella dell’affinamento, per produrre acqua idonea agli usi industriali. Acquedotto Pugliese, gestore del servizio idrico integrato, potrebbe occuparsi di produrre e convogliare tale risorsa sino all’ingresso dello stabilimento (nodo K), alla ovvia condizione che ArcelorMittal contribuisca ai costi di una parte del processo di gestione (l’osmosi inversa) posto al di fuori del servizio idrico integrato. Tale contributo annuo a carico di AM – prosegue Amati –, calcolato negli anni con particolare attenzione, sarebbe decisamente inferiore ai costi già sopportati dall’azienda per approvvigionarsi dell’acqua del Sinni, calcolati nella duplice voce dell’acqua grezza pagata all’EIPLI e della componente ambientale pagata alla Regione Basilicata”.

Il programma è dunque un raro esempio di virtù amministrativa e aziendale – aggiunge ancora –, perché fa conseguire i seguenti risultati positivi: riuso e tutela ambientale, attivazione della diga Pappadai, maggiore risorsa idrica per potabile e agricoltura alle province di Brindisi, Lecce e Taranto, economia di scala nella gestione dell’impianto di depurazione per AQP e consistente risparmio economico per ArcelorMittal. Se questo problema cominciasse a essere affrontato con un approccio fondato sulla sensibilità amministrativa, sui saperi tecnici e sulle buone pratiche economico-aziendali, sono certo – conclude – che non staremmo ancora a scrivere dichiarazioni alla stampa per far sapere ciò che invece rischiamo di perdere tra un fiume di parole e pochi fatti concreti”.

Acque Sinni ed ex Ilva, Amati: “Sono contento che i 5 Stelle abbiano cambiato idea sul programma”

“I parlamentari del M5S riferiscono di aver fatto cambiare idea al sottosegretario Mario Turco sull’acqua del Sinni. Me ne rallegro. L’opera sarà dunque realizzata e l’ex Ilva di Taranto utilizzerà l’acqua trattata dei depuratori della città, così da consentire l’utilizzo dell’acqua del Sinni per invasare la diga Pappadai e aiutare i cittadini delle province di Brindisi, Lecce e Taranto. Ho temuto per la sorte del mio vecchio programma, altamente innovativo, e per questo ho usato toni sostenuti. Sono a disposizione di Turco per ogni forma di collaborazione”.

Lo comunica il Consigliere regionale Fabiano Amati, Presidente della Commissione regionale bilancio commentando l’incontro di oggi tra i parlamentari M5S, Giovanni Vianello e Giampaolo Cassese, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco, nel corso del quale è stata confermata l’attuazione dell’opera.

“Voglio ricordare che proprio venerdì scorso, in un vertice in Prefettura a Taranto, il sottosegretario Turco aveva evidenziato che il programma relativo all’uso per la fabbrica dell’acqua dei depuratori non poteva andare avanti, anche perché ritenuto irrealizzabile dai commissari Ilva e da ArcelorMittal, annunciando che i reflui della depurazione sarebbero stati canalizzati verso l’agricoltura e altri settori. Questa notizia mi aveva destato molta amarezza perché attivato anni fa durante la mia gestione dell’assessorato regionale alle Opere pubbliche, attraversando anche notevoli tensioni con la famiglia Riva e i suoi ambasciatori in tempi in cui erano celebrati a ogni latitudine. In ogni caso, dopo aver offerto la mia piena collaborazione politica e tecnica – prosegue Amati – affinché l’iniziativa si possa portare a termine, la conferma di oggi mi fa ben sperare che i fatti e la visione futura delle cose siano in grado di mettere d’accordo anche opinioni discordanti. Voglio infine sottolineare – conclude – che le acque del Sinni sono così preziose che non possono continuare a essere utilizzate per scopi industriali, soprattutto se l’alternativa per il processo produttivo è a portata di mano”.

Acque reflue ex Ilva: questione grandiosa che riguarda la tutela dell’ambiente e l’approvvigionamento idrico e irriguo delle province di Brindisi, Lecce e Taranto

 

È una balla clamorosa che le acque ultra-affinate non siano idonee alle esigenze industriali dell’ex Ilva. La questione è grandiosa e riguarda la tutela dell’ambiente e l’approvvigionamento idrico e irriguo delle province di Brindisi, Lecce e Taranto.

Si tratta di risparmiare le acque del Sinni che attualmente vengono utilizzate per scopi industriali nell’ex Ilva, per poi convogliarle nell’invaso Pappadai e destinarle alle esigenze irrigue e potabili di milioni di persone. Il progetto, oggetto di prescrizione Aia, prevede di sostituire le acque del Sinni con quelle ultra-affinate dei depuratori Gennarini-Bellavista.

Si tratterebbe di utilizzare acque rese quasi potabili dal processo di ultra-affinamento risparmiando risorsa idrica da destinare agli usi umani ed evitando di buttare in mare i reflui. Insomma, i migliori trattamenti di tutela ambientale, riuso e risparmio idrico.

 

 

Acqua a ex Ilva, Amati: “Sottosegretario Turco dice una balla clamorosa. L’acqua affinata si può usare”

“È una balla clamorosa che le acque ultra-affinate non siano idonee alle esigenze industriali dell’ex Ilva. Sono costretto a dirlo perché quella decisione, tecnicamente approfondita dai dirigenti del Ministero dell’ambiente, della Regione, dell’Autorità di bacino e di Aqp, mi costò una battaglia quasi solitaria contro la riluttanza dei Riva e dei loro rappresentanti. Abbandonarla ora senza ragioni significherebbe un ritorno a quei tempi bui, in cui i dirigenti Ilva dettavano legge”.

Lo dichiara il consigliere regionale Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio, con riferimento alle dichiarazioni rilasciate ieri dal sottosegretario Mario Turco.

“La questione è grandiosa e riguarda la tutela dell’ambiente e l’approvigionamento idrico e irriguo delle province di Brindisi, Lecce e Taranto. Non si può perciò far passare sotto silenzio questa notizia, oppure relegarla nei fatti di cronaca della città di Taranto”, prosegue Amati.

Si tratta – spiega – di risparmiare le acque del Sinni, che attualmente vengono utilizzate per scopi industriali nell’ex Ilva, per poi convogliarle nell’invaso Papadai e destinarle alle esigenze irrigue e potabili di milioni di persone. Il progetto, oggetto di prescrizione Aia, prevede di sostituire le acque del Sinni con quelle ultra-affinate dei depuratori Gennarini-Bellavista. Il progetto di ultra-affinamento, che va ben aldilà del dm 185 del 2003 (e non 183, come dice Turco), produce acque addirittura più idonee agli scopi industriali, da immettere nei circuiti di raffreddamento (o altri usi) dello stabilimento”.

“L’ex Ilva, infatti, utilizza – sostiene ancora Amati – le acque del Sinni tal quali e perciò con impurità granulometriche ben maggiori delle acque ultra-affinate, perché la preventiva decantazione all’interno del lago non riesce a garantire l’eliminazione di residui biologici o chimico-fisici. In buona sostanza, si tratterebbe di utilizzare acque rese quasi potabili dal processo di ultra-affinamento, risparmiando risorsa idrica da destinare agli usi umani ed evitando di buttare in mare i reflui. Insomma, i migliori trattamenti di tutela ambientale, riuso e risparmio idrico. Mi piacerebbe peraltro conoscere – conclude – la corrispondenza con cui AM ha fatto presente la sua volontà di disattendere l’Aia, e in particolare le questioni tecniche che sottendono tale decisione. Non vorrei – conclude – fossero le stesse utilizzate da Girolamo Archinà, quando decise di abbandonare un lungo e acceso confronto sulla stessa questione, con il seguente parere tecnico: noi siamo noi e voi non siete nessuno”.

Ex Ilva, Amati: “Non conosco fan dei tumori. È insopportabile l’uso della malattia per avere ragione, perché siamo tutti orfani di malati”

Siccome siamo tutti orfani di malati di tumore, trovo insopportabile l’uso della malattia per imporre la propria ragione. È un atto di prepotenza, perché punta a incidere sull’emotività e sul dolore. Non conosco in Italia politici o persone con un minimo di senno che possano essere definiti fan dei tumori; conosco invece persone che ragionevolmente, e tra mille difficoltà, lavorano per attuare i Piani ambientali e così salvaguardare la salute dalle conseguenze inquinanti degli impianti industriali”.

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, commentando il dibattito sulla questione ex Ilva svoltosi ieri in Consiglio regionale.

“Nessuno di noi può accreditare la teoria per cui c’è chi agisce pensando ai morti di tumore e chi li ignora – prosegue Amati –. Per tutti la salute viene prima di ogni cosa e la sua tutela è assicurata proprio attuando i Piani ambientali, così come prevedono le leggi. Per questo motivo dobbiamo chiedere al Governo atti normativi urgenti per attuare il Piano ambientale, cioè salute, e conseguentemente difendere la fabbrica, il suo potenziale produttivo e l’indotto. La mozione presentata ieri da me e dal collega Sergio Blasi chiede proprio questo, e ricalca appieno il documento approvato a Bologna dall’assemblea nazionale del PD. Resto solo stupito – conclude – che quel documento, sottoscritto anche dal segretario regionale e sostenuto dal PD nazionale, trovi difficoltà a ottenere il sostegno del gruppo consiliare e della maggioranza di centrosinistra in Regione. E questo è per ora un mistero”.

Ex Ilva, Amati: “Si può decidere la sorte di Taranto sui veti della Lezzi? Conte ascolti tutti i parlamentari e i consiglieri pugliesi”

Ma è mai possibile che l’attuazione del Piano ambientale a Taranto e la politica industriale italiana si possano fondare sui veti di Barbara Lezzi? Sarebbe il caso che Conte ascoltasse tutti i parlamentari e i consiglieri regionali pugliesi, e non un gruppetto di persone arrivate in Parlamento a loro insaputa. È ora che si esca dai silenzi imbarazzati, perché si ha l’impressione che in molti temano più la caduta del governo che la distruzione di Taranto”.

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, Presidente della Commissione regionale bilancio.

“Conte ha detto che il governo sarà giudicato per aver affossato Taranto e non per aver introdotto la protezione legale per attuare il Piano ambientale. Parole equilibrate e logiche che però non riescono a entrare nella mente di alcuni parlamentari pugliesi dei Cinquestelle. E mentre ciò accade, si nota una sequenza di silenzi imbarazzati, forse perché in tanti temono più la caduta del governo che la distruzione di Taranto – prosegue Amati –. Ma come si fa a non capire che pure la prova di forza con Mittal, per salvare Taranto e i crediti dell’indotto, passano dall’eliminazione del presupposto su cui si fonda tutta l’azione legale di risoluzione del contratto? L’atto di citazione di Mittal ruota attorno alla protezione legale e perciò l’ascolto dell’opinione di un gruppetto di politicanti inesperti, Lezzi & company, servirebbe solo per darla vinta all’azienda”.

“Il tutto condito dal fatto, e non mi stancherò mai di ripeterlo, che la protezione legale non è una scriminante, né un’immunità, né un salvacondotto e nemmeno un’affermazione d’impunità. Si tratta solo di una norma finanche ridondante, perché afferma solo ciò che è già scritto nell’articolo 27 della Costituzione a proposito di colpevolezza. Cioè che nessuno può essere condannato per eventi non prevedibili, non evitabili e non calcolabili. È mai possibile – conclude – che dobbiamo perdere in salute e lavoro per la sciatteria di un gruppetto di volubili parlamentari pugliesi Cinquestelle?”.

Ex Ilva, Amati: “Approvo intenzione PD e Italia Viva su ripristino immunità. Serve anche a capire reali intenzioni di AM”

Approvo l’intenzione dei gruppi parlamentari di PD e Italia Viva di presentare un emendamento per ripristinare la norma che sottrae l’azienda dalle conseguenze penali derivanti dall’attuazione del Piano ambientale, cioè dalle conseguenze non prevedibili e non evitabili, anche per verificare sino in fondo le reali intenzioni di ArcelorMittal”.

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, Presidente della Commissione regionale bilancio.

Per una fabbrica che produce il 12% del PIL regionale e impiega migliaia di lavoratori, mi pare alquanto irresponsabile correre rischi o fornire alibi per l’introduzione di una norma che, a mio modesto giudizio, non scrimina né immunizza, ma si limita a presumere la diligenza nell’esecuzione del Piano ambientale e a sancire – forse in modo ridondante – il principio costituzionale di colpevolezza, quello secondo cui non è possibile affermare a carico di chiunque una responsabilità penale a titolo di colpa generica residuale, cioè ben oltre la prevedibilità, l’evitabilità e la calcolabilità dell’evento”.

“La reintroduzione della norma, dunque, servirà a capire definitivamente se ArcelorMittal è spaventata da alcuni precedenti giurisprudenziali non conformi al principio costituzionale di colpevolezza o – conclude Amati – se il tutto è un pretesto per concorrere alla chiusura della fabbrica e all’appropriazione senza oneri delle sue quote di mercato”.