È pronto a portare al centro del dibattito in Regione, ed in particolare nel consiglio regionale, le principali vertenze che riguardano il territorio brindisino il neo assessore al Bilancio Fabiano Amati. In particolare, quelle legate alla decarbonizzazione della centrale Enel “Federico II” di Cerano ed alla transizione “green” di Versalis. Due passaggi molto temuti da lavoratori, diretti e indiretti, e sindacati ma anche molto dibattuti dal mondo politico e produttivo del territorio.
Sul fronte Enel, per l’assessore regionale, la società «può e deve fare di più. Personalmente mi sono sempre sforzato di introdurre una riflessione politica che avesse al centro la cultura industriale. È di tutta evidenza che, in questo momento, cultura industriale significa che l’industria deve, e nel caso di Enel può, accompagnare questo processo di transizione, per cui mi sembra giusto quello che stanno sostenendo i sindacati e parte dei politici».
In questo senso, dice Amati, «penso che una iniziativa regionale di centralizzazione della questione Brindisi, sempre riaffermando la cultura industriale che oggi è diretta alla sicurezza ambientale e non è più come un tempo, cosa che mi sono sforzato di ripetere nel corso degli ultimi anni, sarebbe una cosa opportuna. Una iniziativa regionale significa un interesse quotidiano su questa questione, che poi è il compito che, con riferimento alla mia provincia, mi sono ulteriormente assegnato eseguito dell’incarico di assessore regionale, considerando che sono anche il rappresentante della provincia di Brindisi nell’esecutivo regionale. Una cosa della quale, giustarnente, abbiamo lamentato la mancanza per tanto tempo, anche con articoli di stampa. Mi pare, quindi, che adesso siamo arrivati al punto in cui è mio dovere concretizzare questa iniziativa».
Già nei mesi scorsi, il governatore Michele Emiliano, insieme all’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci, aveva convocato a Bari un vertice sul caso Enel, in attesa di una delle ultime riunioni del Tavolo regionale per la decarbonizzazione, durante il quale erano emersi i primi nove tra i possibili tredici investimenti previsti per sostituire la centra. «Naturalmente – aggiunge – sto aspettando che termini il confronto sulle aree idonee che sta impegnando la commissione Sviluppo nella sua totalità per porre nel dibattito pubblico, attraverso li consiglio regionale, la questione di Brindisi. Infatti ne ho già parlato con l’assessore allo Sviluppo economico, il collega Delli Noci, e con l’assessore Leo, che si occupa di lavoro. Ritengo, infatti, che il dibattito pubblico in consiglio regionale debba essere prioritario, per questo lo sto favorendo e lo favorirò».
Dal canto suo, Versalis ha presentato nelle scorse settimane il piano di riconversione dei suoj stabilimenti, compreso quello di Brindisi, dove è previsto il graduale spegnimento del cracking, con contestuale realizzazione di una gigafactory di batterie e di un hub per il riciclo meccanico della plastica. Un approсcio con un coinvolgimento più “diretto”, quello della controllata Eni, che tuttavia preoccupa molto, anche in questo caso, lavoratori e sindacati.
“Non voglio dare le pagelle sottolinea l’assessore regionale al Bilancio ma mi pare che sia in una che nell’altra vicenda sia necessario rendere centrale la cultura industriale della modernità, con tutto quello che significa. Brindisi, infatti, è anche industria. E questo ragionamento valesia per Enel che Versalis, come dicevo. Riguardo a quest’ultima vicenda, in particolare, voglio capire per bene che fine fa la chimica di base, che mi pare una parte fondamentale dell’argomento di cui stiamo dibattendo, ovvero la possibilità di dare lunghezza e durata agli insediamenti industriali. Perché chimica di base significa anche una notevole attività di ricerca».
In entrambe le vicende, secondo Amati, «l’orientamento del dibattito pubblico dovrebbe essere quello di rafforzare gli insediamenti industriali e salvaguardare l’industria esistente, tenuto conto, mai lo ripeterò allo sfinimento, che l’industria della modernità concorre alla sicurezza ambientale.
Un tempo inquinava. Oggi che, al contrario, porta sicurezza ambientale, o diciamo no o ce la sottraggono. Noi, invece, adesso la vogliano. Altrimenti è duplice il danno: prima, quando era inquinante, ce la prendevamo.
Ora, invece, che è produttiva e non inquinante, ce la tolgono. Non mi pare un ragionamento equo. Ecco perché la classe dirigente di Brindisi, ora più che mai, deve avere al centro una profondissima cultura indu- striale, perché Brindisi ha le caratteristiche di città fortemente compatibile, tenuto conto che, come dico sempre, qui l’unica cosa che non si può fare è una pista da sci. Per il resto, si può fare davvero tutto, a partire dall’industria che, in termini di produzione di ricchezza, è l’ambito che dà di più».