Dichiarazione del Consigliere regionale Fabiano Amati.
“Anche sul nuovo Piano casa il Ministero della Cultura manda in onda la stessa canzone e obiezioni. I dirigenti e funzionari ministeriali se ne infischiano, in fila, delle norme vigenti, delle sentenze della Corte costituzionale (non riconoscendole), dei Governi e dei ministri (di qualsiasi colore) e della necessità ecologica di portare a efficienza energetica il patrimonio edilizio italiano. Si sentono, in buona sostanza, un potere superiore alle stesse leggi statali, non dotati di compiti di amministrazione attiva, ma di un ruolo da giuria su tutte le condotte umane, anche a mezzo delle locali Soprintendenze, in preda a un narcisismo etico da fare spavento.
Se si esclude, infatti, l’obiezione minima e ragionevole sugli incrementi volumetrici in zona agricola, tutte le otto pagine di osservazioni servono a dire che ogni iniziativa sul territorio deve passare dall’esame preliminare di Ministero/Soprintendenze, a dispetto delle leggi che invece invocano, nell’ambito del concetto di legalità, la conformità al Piano paesaggistico, come riconosciuto più e più volte dalla Corte costituzionale.
I dirigenti del Ministero della Cultura mettono in rilievo le stesse obiezioni avanzate sulla vecchia legge eco-Casa, riconoscendone (l’unica cosa reale che scrivono) la chiara sovrapponibilità, con l’intento di padroneggiare e bloccare uno dei settori più produttivi del nostro Paese, anche in controtendenza con l’opinione favorevole del Governo italiano alla proposta di direttiva Case green. Insomma, ideologia affastellata sotto l’egida di osservazioni tecniche, per coltivare la supremazia culturale del paesaggio rispetto a ogni necessità ambientale.
Spero che il Governo nazionale voglia approfondire le questioni, cosi da evitare il ricorso alla Corte costituzionale, e sottrarre al iMinistero della Cultura questioni che a rigore dovrebbero essere appannaggio del Ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente, risolvendo peraltro un problema di contrasto nell’amministrazione centrale che i vari Governi nazionali sono costretti ad affrontare anche con riferimento alla più vasta problematica degli insediamenti energetici. Insomma, far capire ai dirigenti del Ministero della Cultura che non gli è riconosciuta la possibilità di sabotare e violare le leggi vigenti, mantenendosi per conseguenza nella sfera dell’illegale, al fine di esercitare la tirannia del paesaggio anche sulla protezione ambientale.
Ma la cosa gravissima è che nel frattempo perdiamo tempo, generiamo incertezza nei comuni e negli uffici tecnici, fiacchiamo la vena ecologica ed ambientalista delle amministrazioni pubbliche e riduciamo i piatti a tavola, come se tutti in Italia fossero stipendiati e le risorse per pagare gli stipendi non venissero da chi produce.”