“L’ospedale in Fiera è stata una scelta sbagliata, peraltro foriera di sperperi e guai vari; tenerlo in funzione può solo allargare il fronte delle responsabilità e aggravare i problemi che già ci sono. Averlo usato per curare le persone è il minimo sindacale e non può essere usato come argomento a giustificazione degli errori, perché una soluzione più razionale avrebbe avuto la stessa utilità. Ora bisogna attendere le dimissioni degli ultimi pazienti e smantellare la struttura avendo cura di recuperare altrove arredi e attrezzature. E tutto questo è possibile approvando un accordo in grado di definire tempi certi, così come chiede giustamente il sindaco di Bari Antonio Decaro, possibilmente senza oneri a carico della Regione o riducendoli al minimo indispensabile”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“Dopo un lungo dibattito su destinazioni alternative e non senza ipotesi fantasiose, giunge al capolinea la storia dell’ospedale in Fiera.
Era chiaro sin dall’inizio che la soluzione non avrebbe potuto avere durata, soprattutto per la mancata contiguità strutturale con un ospedale di II o I livello. E questa semplice considerazione avrebbe dovuto suggerire, in applicazione dei principi basilari delle organizzazione di Protezione Civile, una scelta di bilanciamento tra l’esigenza emergenziale e l’utile riconversione delle strutture e attrezzature alla fine dell’emergenza.
Così purtroppo non è andata e ora appare indispensabile gestire la fase del ritorno alla normalità, cercando di recuperare al massimo gli arredi, le attrezzature e i materiali.
Non credo che l’accordo puntuale tra Regione e Ente proprietario degli immobili, giustamente reclamato dal sindaco Decaro, debba essere calibrato su tutto il 2022, ben potendo contenere clausole di risoluzione ben più anticipate e quindi con minori oneri. Confido, ovviamente, che il periodo di proroga possa essere negoziato con oneri ridotti al minimo oppure senza alcun onere per la Regione, sia per motivi di principio – in fondo siamo tutti Stato – che in forza delle numerose partite di locazione, alcune di discutibile necessità, intercorrenti tra gli stessi soggetti”.