“Come ripeto da mesi, ci sono più di 400 pratiche per rinnovabili in attesa di autorizzazioni, però irragionevolmente bloccati da una burocrazia fortemente ideologizzata, che interpreta in modo pretestuoso alcune norme del Piano paesaggistico, sostenute da fronti di dissenso politico che attraverso il no-a-tutto favoriscono l’inquinamento pensando di ripristinare la lotta di classe. Occorre fare qualcosa al più presto, modificando le norme del Piano paesaggistico usate per ingrassare l’ideologie, accogliere le richieste conformi a legge e favorire il ricorso al gas nel periodo di transizione”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.
“In Puglia ci sono più di 400 pratiche bloccate per fotovoltaico, eolico e biomasse, per 15 miliardi di watt complessivi, e all’orizzonte sta emergendo ostilità anche sui parchi eolici offshore.
Le richieste sono tutte candidate alla bocciatura, perché una norma del Piano paesaggistico viene interpretata può per respingerle, addirittura nei casi, come purtroppo è accaduto, di insediamento in aree inquinate.
La norma del Piano paesaggistico che si adatta ai pareri contrari seriali è l’articolo 37, che è un passaporto per ogni diniego discrezionale e in contrasto con i principi di legalità formale.
In questo senso anche l’orientamento del Ministero della Cultura, ente di copianificazione del Piano paesaggistico e in evidente conflitto con i programmi del Ministero della Transizione Ecologica, non sembra per nulla incline a modificare l’articolo 37 o altre norme ostative del Piano paesaggistico, anche se la Regione non ha in verità mai avanzato una richiesta formale.
Ne deriva, allora, che tutta la narrazione e le buone intenzioni sul contenimento delle emissioni di CO2, sono in netto contrasto con la pratica politica e burocratica quotidiana.
E come se non bastasse, anche sulle alternative localizzative in ambito offshore, cominciano a mettersi in evidenza forti resistenze, senza che la Regione Puglia abbia ancora espresso un’opinione chiara.
Gli ingredienti ci sono dunque tutti per mettere in cottura il fallimento del più imponente programma ambientale della storia, lasciando spazio a pratiche inquinanti e insalubri. E il tutto per la difficoltà di alcuni ad adattarsi alla realtà, inseguendo un mondo in cui a dar fastidio è l’uomo e la sua aspirazione inarrestabile di progresso e libertà.
L’ambientalismo senza la ragione e la tecnologia diventa giardinaggio o il titolo di una degustazione a sfondo magico di prodotti biodinamici”.