“Così si uccide un porto e le speranze ambientaliste di una una città: con indebite e pacchiane interferenze politiche sui pareri tecnici del Consiglio superiore dei Lavori, il quale addirittura le accoglie violando la legge che regola la sua stessa competenza. E il bello è che non hanno nemmeno avuto la cura di pulire la scena del delitto dalle impronte digitali. Ovviamente ci sono altri porti, Taranto e Barletta per esempio, che stanno già brindando. Intervengano i ministri Cingolani e Giovannini”.
Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati, con riferimento al parere del’Organo di consulenza tecnica del Mit sul deposito costiero di GNL proposto nel porto di Brindisi.
“Quel parere contiene abnormità giuridiche che si possono accettare solo se ascoltate in un’assemblea di disinformati. Si sostiene, infatti, che la proposta debba essere localizzata su spazi previsti dal Piano regolatore portuale. Cioè da uno strumento del 1975.
Tale indicazione non tiene però conto di due questioni preliminari: il Piano regolatore portuale non ha valore urbanistico, come stabilito dal Consiglio di Stato con diverse sentenze e dallo stesso Consiglio superiore in occasioni precedenti; altre localizzazioni avrebbero bisogno di lavori di adeguamento per un tempo non inferiore a dieci anni.
Ma il rilievo più grave è che il Consiglio superiore dei Lavori pubblici dimentica di applicare l’art. 13 del Decreto Legislativo 257 del 2016, il quale dispone che proprio il parere del Consiglio è di per sé una variante al Piano regolatore portuale. Il che vale quanto dire che l’Organo di consulenza tecnica del Ministero delle Infrastrutture avrebbe potuto dare il suo parere contrario su tutto, tranne che sulla questione di compatibilità con il Piano regolatore portuale, perché il suo stesso parere costituisce per legge una variante.
Che la norma citata sia stata violata con coscienza e volontà si deduce poi chiaramente dal fatto che sia stata cancellata dalla proposta di parere la frase “ovvero, se da realizzare nell’area proposta, sia oggetto di una preventiva variante, anche localizzata, al predetto Piano regolatore”. Qualora l’assemblea l’avesse mantenuta sarebbe infatti incorsa in una confessione esplicita d’incompetenza.
In questa cancellazione c’è comunque l’impronta digitale lasciata da chi sta provando in ogni modo a uccidere le speranze ambientaliste e salutiste di Brindisi, a tutto vantaggio della continuità inquinante e carboniera.
E tutto ciò è evidente in tempi in cui nemmeno le notizie sulle clamorose riduzioni delle scorte di gas dell’Europa stanno fermando i sabotatori.
Se non fosse per il grande danno che si compie nei confronti di Brindisi sarebbe più soddisfacente fermarsi a guardare la scena di una città moribonda, nell’attesa di poter dire “ve l’avevo detto”. Ma giacché l’amministrazione pubblica non è il luogo in cui si può attendere di avere ragione sulle cose che gli altri hanno impedito di fare, non ci resta che rivolgerci ai ministri Cingolani e Giovannini, affinché Brindisi e il suo porto non perdano occasioni utili e perché non sia pagato ancora una volta dai cittadini un nuovo tributo all’arretratezza e all’inquinamento”.