Spesa farmaceutica, Amati e Tutolo: “Se le Asl sprecano decade il Direttore generale. Depositata proposta di legge”

“Se una Asl non dovesse rispettare il tetto di spesa farmaceutica, decade il Direttore generale. È questo il senso finale di una proposta di legge che abbiamo depositato oggi. Non si può più tollerare uno spreco di circa 264milioni, come è capitato nel 2020, oppure di circa 74milioni come è già capitato ad aprile 2021 e limitando l’analisi alla sola farmaceutica ospedaliera, considerato che quella convenzionata, cioè quella della ricetta rosa da portare in farmacia, risulta sensibilmente in discesa”.

Lo dichiarano Fabiano Amati e Antonio Tutolo, rispettivamente Presidenti delle Commissioni regionali Bilancio e Affari generali, firmatari della proposta di legge presentata oggi e recante Misure per il contenimento della spesa farmaceutica.

“Il dovere di offrire salute non corrisponde al diritto di sprecare, perché le risorse sprecate potrebbero essere impiegate per servizi allo stato carenti. Nel 2020 il Fondo sanitario nazionale ha assegnato alla Puglia 7.909.197.395 euro. Per gli acquisti diretti dei farmaci (al netto dunque dei gas medicali) il tetto massimo era ed è pari al 6,69 per cento, dunque 529.125.306 euro. Le Asl hanno speso, nel 2020, invece 792.933.887 euro, con uno scostamento di 263.808.582 euro. E nel 2021 non sta andando certo meglio.
Facendo un riscontro tra gennaio e aprile 2021 e gennaio e aprile dello scorso anno i dati non sono dissimili: nei primi quattro mesi del 2020 la spesa per gli acquisti diretti di soli medicinali è stata pari a 295.234.656 euro, con uno sforamento di 119.687.609 euro; nei primi quattro mesi del 2021 la spesa per gli acquisti diretti di soli farmaci è stata di 275.580.948 euro, con uno scostamento di 73.896.415 euro. Non diversa la situazione nell’acquisto diretto da parte delle Asl dei gas medicali. Il raffronto tra i primi quattro mesi del 2020 e i primi quattro mesi del 2021 non ha molti margini di variazione. Tetto massimo sul Fsn stabilito lo 0,20 per cento. In quei primi quattro mesi del 2020– unici dati ad oggi a disposizione per il raffronto – su un tetto di 5.248.043 euro ne sono stati spesi 9.224.958, con uno scostamento di 3.976.914 euro. Nello stesso periodo di riferimento per il 2021, su un tetto con la stessa percentuale pari a 5.272.798 euro ne sono stati spesi 9.348.116 euro, con uno scostamento di 4.075.318 euro.
La situazione è dunque particolarmente grave, per cui c’è la necessità di adottare misure drastiche.
La nostra proposta di legge prevede dunque una maggiore responsabilizzazione dei manager delle aziende sanitarie, i quali devono sapere che la mancata adozioni di atti di contenimento della spesa comporta la decadenza dall’incarico per dettato di legge.
Non si tratta ovviamente di una criminalizzazione, poiché vorremmo che l’approvazione della nostra proposta coincida con la soluzione del problema e che quindi non ci sia bisogno di far decadere i direttori generali. Facciamo infatti affidamento sul dato d’esperienza che gli uomini prestano maggiore attenzione alle attività per cui vengono adibiti quando il mancato raggiungimento degli obiettivi può far scattare una conseguenza di carattere diretto, come appunto lo è la decadenza”.

Piano rifiuti, Amati: “Tutto bene tranne le discariche. Porcate ambientali per ostinazioni inquinanti e anti-tecnologiche”

 

“Il Piano dei rifiuti può andar bene, salvo le discariche e in particolare quelle di Conversano e Corigliano d’Otranto, che sono una porcata insopportabile, tollerata per non accogliere i migliori rimedi tecnologici e regalando ai cittadini del futuro guai ambientali”.

Lo dichiara Fabiano Amati, Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione, commentando l’adozione del Piano regionale dei rifiuti urbani.

“Proverò a battermi contro le discariche, offrendo ovviamente l’alternativa impiantistica secondo le più avanzate tecnologie, per poter poi dare il mio voto favorevole e convinto a un Piano rifiuti necessario e condivisibile.
Sul versante dei rifiuti organici, invece, il Piano confessa gli anni persi inseguendo l’impossibile, ritrovandoci nel ribadire ciò che era ovvio: impianti di compostaggio di taglia ragionevole, per evitare aumento delle tariffe e inquinamento da turismo d’immondizia. Per il ritardo conseguito, purtroppo, l’obiettivo di trattare in Puglia tutta la materia organica è rinviato al 2025, cioè al tempo in cui saranno in esercizio gli impianti previsti dal Piano.
Sempre per il ritardo accumulato negli anni passati, e non mi riferisco solo agli ultimi sei anni, siamo privi di una società pubblica, che avrebbe potuto essere Aqp con Aseco, a cui molti di noi avevano pensato e cercato di realizzare. Tale ritardo ha creato un sistema ibrido e dispendioso, per cui non riusciamo a prendere né il meglio di una gestione pubblica né i risparmi da concorrenza nella gestione privata. Abbiamo infatti un sistema che dalla scarsità impiantistica pubblica fa derivare un’impennata dei costi da emergenza in favore dei gestori privati.
Spero dunque che questo Piano possa essere approvato al più presto, colmando i ritardi ideologici del passato e previa sostituzione delle discariche con gli impianti a più avanzata tecnologia”.

Radiazioni ionizzanti, Amati: “Non in linea con Direttiva europea. Abbiamo i macchinari ma non le autorizzazioni. Ho presentato una proposta di legge per l’adeguamento”

“In alcuni reparti di radiologia abbiamo i macchinari, per esempio acceleratori lineari, ma non possono funzionare per mancanza di autorizzazione. E tutto questo perché sul fronte della tutela dalle radiazioni ionizzanti, la normativa regionale non si è ancora adeguata alle legislazioni europea ed italiana. Per questo ho depositato una proposta di legge.”

Lo dichiara il presidente della Commissione Bilancio e programmazione della Regione Puglia, Fabiano Amati.

“La Direttiva Euratom del 2013 che abroga le precedenti prevede in particolare che il responsabile della sorveglianza sanitaria possa richiedere che la sorveglianza prosegua anche dopo l’esposizione, per il periodo di tempo che ritiene necessario per proteggere la salute del lavoratore, e inoltre che informi il lavoratore stesso riguardo all’opportunità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa come avviene già oggi per l’esposizione all’amianto. Prevede anche limiti più stringenti per la radioattività naturale ed in particolare del Radon. Per quel che concerne l’aspetto delle competenze legislative regionali, in Puglia si riferisce al processo di autorizzazione all’utilizzo di apparecchiature radiologiche nei presidi ospedalieri, che allo stato sono già disponibili e probabilmente utilizzate senza autorizzazione. Inoltre – prosegue Amati – nella proposta ho voluto incidere sul processo di snellimento delle procedure, ampliando anche la platea cui la norma è indirizzata alle attività comportanti esposizioni non solo a scopo medico, come nella previsione normativa vigente, ma anche a medico veterinario e di ricerca scientifica in vivo e in vitro svolte presso le strutture sanitarie. Nella parte più specificatamente legata ai nulla osta, la proposta di legge prevede il rilascio da parte del Comune nel cui territorio è ubicato l’insediamento entro 45 giorni dalla richiesta, e il successivo invio all’Organo tecnico che deve esprimersi entro 30 giorni. Successivamente il Comune ha 15 giorni per rilasciare il provvedimento finale. La proposta di legge prevede anche l’ipotesi di responsabilità da ritardo risarcibile per il mancato rilascio dell’autorizzazione nei termini previsti senza motivazioni che lo giustifichino.

Diverso l’iter previsto – spiega ancora Amati – per le domande di autorizzazione all’allontanamento dei rifiuti, sia nel caso di sorgenti di radiazioni naturali sia di sostanze radioattive. Le domande in questo caso vanno presentate all’autorità regionale competente che le trasmette all’Organismo tecnico, sempre con tempistiche di risposta prestabilite: 60 giorni agli uffici tecnici, 30 all’autorità regionale per il provvedimento finale. Anche in questa procedura il mancato rispetto dei termini senza giustificazioni determina responsabilità da ritardo risarcibile. Non si tratta di individuare punizioni ma di assegnare responsabilità nella gestione dell’amministrazione pubblica”

False cure xylella, Amati: “Truffa anche nell’uso dei loghi. L’Università di Bari non ha mai autorizzato”

“L’Università Aldo Moro di Bari non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione ad apporre sulla cartellonistica del prodotto Nuovolivo il proprio logo. Lo ha comunicato il prof Luigi Ricciardi, direttore del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti. Ancora una volta, in questa storia, dobbiamo prendere atto di messaggi ambigui con i quali si cerca evidentemente di convincere gli agricoltori della bontà di rimedi che purtroppo non ci sono”.

Lo dichiara il presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Già in Commissione abbiamo avuto la conferma dai tecnici e dallo stesso assessore che non vi è al momento alcun rimedio per fitopatologie che provocano il disseccamento degli alberi, quindi anche la Xylella. Tanto che gli uffici della sezione Agricoltura stanno valutando di procedere per pubblicità ingannevole. Adesso apprendiamo anche che una delle due aziende che promuovono prodotti (uno è un mix di saponi naturali, l’altro di coadiuvanti) ha apposto senza autorizzazione il logo dell’Università di Bari sulla propria cartellonista con l’evidente tentativo di dare al prodotto (Nuovolivo, in questo caso) il credito di un autorevole ente pubblico di ricerca. E invece il prof Ricciardi precisa che non solo non hanno mai autorizzato l’utilizzo del logo ma che non esistono nel Disspa progetti di ricerca sottoposti al Consiglio di Dipartimento e dallo stesso autorizzati o giunti a finanziamento riconducibili a quanto segnalato e che in nessun caso il Dipartimento ha intrattenuto formali rapporti o interazioni di lavoro o scientifiche con i rappresentanti legali dell’azienda produttrice del Nuovolivo, per cui il Disspa non è neanche a conoscenza degli itinerari colturali messi in atto col prodotto citato. Ora, appreso con chiarezza tutto questo, cos’altro serve al Comune di Lecce per far ritirare immediatamente il proprio logo e alle autorità preposte per intervenire? Il mondo dell’olivicoltura pugliese non ha subito già abbastanza danni?”

Tamponi, Amati: “Quando una cosa è gratis c’è sempre qualche altro che paga”

“Ma perché i tamponi ai non vaccinati devono pagarli i vaccinati? Quando una cosa è gratis c’è sempre qualche altro che paga: i cittadini con le loro tasse o le imprese togliendo le risorse alla produzione per un capriccio scientificamente infondato”.

Lo dichiara il presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“L’ipotesi incredibile caldeggiata da qualcuno di far pagare alle casse pubbliche o ai datori di lavoro i tamponi per chi ha scelto di non vaccinarsi è irrispettosa verso quella grande comunità che nei mesi scorsi si è messa pazientemente in fila per ricevere il vaccino. Quel gesto di senso del dovere verso gli altri (perché è diseducativo e anche scorretto parlare sempre e solo di diritti e delle proprie piccole rivendicazioni) ci sta consentendo di tornare alla normalità. Il lockdown prima e le vaccinazioni poi hanno permesso a molte attività di riaprire e di tornare a produrre economia. E oggi che vogliamo fare? Premiare e dare ragione a coloro che si sono fatti tuttologi stando dietro a un pc? Coloro i quali, vale ricordarlo, hanno anche in qualche caso deriso chi ha scelto, pur con legittime preoccupazioni, di fidarsi della prova scientifica? Le libertà che si rivendicano con estrema facilità prevedono per tutti l’assunzione di responsabilità di pensiero e scelte. C’è stata una meravigliosa e faticosa campagna vaccinale. Chi ha scelto di non fidarsi della competenza si paghi il tampone perché è venuto meno a dei doveri verso quella comunità da cui oggi vuole, anzi pretende di ricevere il sostegno economico per farsi il tampone ogni due giorni”.

Xylella, fitopatologie e truffe, Amati: “Non ci sono prodotti in commercio che curano le fitopatologie. La conferma in Commissione”

“Come volevasi dimostrare: i tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura hanno riferito che non c’è prova scientifica di efficacia sull’essiccamento da patologie allo stato incurabili, compresa ovviamente la Xylella, dei prodotti Nuovolivo e Nutrixgold. Spero che il Comune di Lecce revochi l’autorizzazione a usare il suo logo e l’Università di Bari diffidi all’utilizzo del proprio”.

Lo dichiara il presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati al termine della IV Commissione che ha ascoltato l’assessore Pentassuglia e i tecnici dell’Osservatorio e dell’assessorato, Infantino e Nardone.

“Non esiste al momento un prodotto terapeutico in grado di contrastare il disseccamento degli ulivi provocato dal batterio Xylella o da altre fitopatologie allo stato incurabili. Ha usato parole nette il dirigente della sezione dell’Osservatorio Fitosanitario, Infantino, il quale in Commissione ha spiegato che i due prodotti commercializzati nelle ultime settimane quali toccasana contro il disseccamento e utili a riportare gli ulivi allo splendore originario sono un mix di saponi naturali, Nuovoulivo, o coadiuvanti come il Nutrixgold.
Ovviamente avremmo avuto piacere qualora fosse stato registrato un esito diverso e per così dire miracoloso, ma dobbiamo invece rilevare che restano ancora le buone pratiche agricole e l’eradicazione, almeno con riferimento alla Xylella, le uniche strade per prendere tempo nell’attesa della scoperta di una cura efficace.
Allo stato, dunque, non ci sono prove scientifiche per affermare l’efficacia dei prodotti esaminati nei casi di fitopatologie incurabili, per cui il Direttore del dipartimento Agricoltura, Nardone, ha annunciato che si procederà attraverso gli uffici legali a valutare gli eventuali presupposti di pubblicità ingannevole, e lo stesso assessore Donato Pentassuglia ha ribadito che nessuno dei due prodotti può considerarsi un rimedio e che su questo si è già espresso il Comitato scientifico. Invito pertanto – chiude Amati – anzitutto i due enti il cui logo è stato debitamente o indebitamente utilizzato a mettere in campo azioni a tutela della propria credibilità. Soprattutto auspico che le amministrazioni pubbliche non commettano gli errori del passato dando credito a teorie non scientifiche che di danni ne hanno fatti fin troppi e che non ci hanno dunque permesso di comprare tempo e ridurre la distruzione.
Nel corso dell’audizione abbiamo anche appreso, ed è questa un’incoraggiante buona notizia, di alcuni studi americani e spagnoli che sembrerebbero far ben sperare nell’utilizzo di alcuni virus che si nutrono del batterio. Ma bisognerà comunque vedere cosa accade nel passaggio dai laboratori ai campi”.

Green pass, Amati: “L’obiettivo è la vaccinazione e la protezione dai no-vax. Tamponi gratis è ingiustizia”

“L’obiettivo di sanità pubblica è la vaccinazione e il green pass serve a proteggere le persone dai no-vax. Non si può pretendere di esercitare la propria testardaggine credulona, con tutto il potenziale di pericolo per gli altri, godendo di tamponi ingiustamente pagati dallo Stato o dal datore di lavoro. Chi vuole obiettare sulla vaccinazione deve almeno essere disposto a pagarne tutte le conseguenze”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Lo spostamento dell’obiettivo di salute pubblica dalla vaccinazione ai tamponi avrebbe l’effetto di vanificare gli sforzi dell’imponente campagna vaccinale ancora in corso.
Il tampone gratis sarebbe peraltro una concessione diseducativa al complottismo che sta alla base di tutte le manifestazioni contro il green pass, dando addirittura fiato e giustificazione alle frange di violenti che in quelle manifestazioni s’insinuano per scopi politici.
Bisogna comprendere una volta per tutte che non può essere a spese degli altri il diritto di pensare contrastando la prova scientifica e il dovere di non danneggiare gli altri”.

Serbatoio GNL Brindisi, Amati: “Pareri politici camuffati da pareri tecnici violando la legge: così si uccide un porto e speranze ambientaliste della città. E gli altri godono”

“Così si uccide un porto e le speranze ambientaliste di una una città: con indebite e pacchiane interferenze politiche sui pareri tecnici del Consiglio superiore dei Lavori, il quale addirittura le accoglie violando la legge che regola la sua stessa competenza. E il bello è che non hanno nemmeno avuto la cura di pulire la scena del delitto dalle impronte digitali. Ovviamente ci sono altri porti, Taranto e Barletta per esempio, che stanno già brindando. Intervengano i ministri Cingolani e Giovannini”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati, con riferimento al parere del’Organo di consulenza tecnica del Mit sul deposito costiero di GNL proposto nel porto di Brindisi.

“Quel parere contiene abnormità giuridiche che si possono accettare solo se ascoltate in un’assemblea di disinformati. Si sostiene, infatti, che la proposta debba essere localizzata su spazi previsti dal Piano regolatore portuale. Cioè da uno strumento del 1975.
Tale indicazione non tiene però conto di due questioni preliminari: il Piano regolatore portuale non ha valore urbanistico, come stabilito dal Consiglio di Stato con diverse sentenze e dallo stesso Consiglio superiore in occasioni precedenti; altre localizzazioni avrebbero bisogno di lavori di adeguamento per un tempo non inferiore a dieci anni.
Ma il rilievo più grave è che il Consiglio superiore dei Lavori pubblici dimentica di applicare l’art. 13 del Decreto Legislativo 257 del 2016, il quale dispone che proprio il parere del Consiglio è di per sé una variante al Piano regolatore portuale. Il che vale quanto dire che l’Organo di consulenza tecnica del Ministero delle Infrastrutture avrebbe potuto dare il suo parere contrario su tutto, tranne che sulla questione di compatibilità con il Piano regolatore portuale, perché il suo stesso parere costituisce per legge una variante.
Che la norma citata sia stata violata con coscienza e volontà si deduce poi chiaramente dal fatto che sia stata cancellata dalla proposta di parere la frase “ovvero, se da realizzare nell’area proposta, sia oggetto di una preventiva variante, anche localizzata, al predetto Piano regolatore”. Qualora l’assemblea l’avesse mantenuta sarebbe infatti incorsa in una confessione esplicita d’incompetenza.
In questa cancellazione c’è comunque l’impronta digitale lasciata da chi sta provando in ogni modo a uccidere le speranze ambientaliste e salutiste di Brindisi, a tutto vantaggio della continuità inquinante e carboniera.
E tutto ciò è evidente in tempi in cui nemmeno le notizie sulle clamorose riduzioni delle scorte di gas dell’Europa stanno fermando i sabotatori.
Se non fosse per il grande danno che si compie nei confronti di Brindisi sarebbe più soddisfacente fermarsi a guardare la scena di una città moribonda, nell’attesa di poter dire “ve l’avevo detto”. Ma giacché l’amministrazione pubblica non è il luogo in cui si può attendere di avere ragione sulle cose che gli altri hanno impedito di fare, non ci resta che rivolgerci ai ministri Cingolani e Giovannini, affinché Brindisi e il suo porto non perdano occasioni utili e perché non sia pagato ancora una volta dai cittadini un nuovo tributo all’arretratezza e all’inquinamento”.

Spesa farmaceutica, Amati: “Male quella delle Asl per 264milioni, bene quella convenzionata per 108milioni. Urgono interventi”

 

“Sulla spesa farmaceutica risultati contraddittori: eccesso di spesa per le Asl, più 264milioni nel 2020 rispetto al tetto di 529milioni, e notevoli risparmi per la convenzionata, meno 98milioni nel quadriennio 2017-2020. Credo che ci sia bisogno di una stretta nella gestione degli ospedali e degli enti di ricerca, perché non si può predicare la virtù agli altri, nella specie i medici di medicina generale e i farmacisti, e tollerare il vizio delle strutture aziendali proprie. Gli eccessi di spesa farmaceutica, inoltre, ci regalano una beffa: la metà della spesa in eccesso, cioè 132milioni riferendoci al 2020, è stata coperta con il bilancio autonomo, cioè le tasse dei cittadini, sottraendo risorse per altri obiettivi necessari”.

Lo dichiara Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio e programmazione della Regione Puglia, al termine della seduta congiunta di I e III Commissione (Bilancio e Sanità).

“Sulla base dei dati presentati in Commissione dai dirigenti di sezione emergono forti criticità, sul fronte della spesa e del rispetto del tetto, negli acquisti diretti dei farmaci da parte delle Asl pugliesi: nel 2020, solo per fare un esempio, si è registrato uno scostamento di oltre 263 milioni di euro. Secondo quanto spiegato in Commissione, questo dipende dalla necessità di una maggiore verifica da parte delle Asl soprattutto sull’appropriatezza prescrittiva da parte dei medici specialistici e sul non sufficiente utilizzo dei farmaci biosimilari o generici. Tanto per fare un esempio, esiste un farmaco per la cura dei tumori gastrointestinali che ha un costo di 1599 euro. Il suo biosimilare costa 19,90 euro. Anche per questo bisognerà continuare a lavorare nella direzione della centralizzazione delle gare.
Più efficiente invece la situazione della spesa per la farmaceutica convenzionata: dal 2017 si è registrata una graduale riduzione, fino ad avvicinarsi nel 2021 al valore di riferimento della media nazionale. In particolare in Puglia abbiamo avuto nel 2017 una riduzione di 28 milioni di euro, nel 2018 di 46,8 milioni, nel 2019 di 6,5 milioni, nel 2020 di 16,9 (e anche nel 2021 il trend sembra essere positivo). Complessivamente fino al 2020 la spesa si è ridotta di 98 milioni di euro. E si rileva con grande soddisfazione che per la prima volta, nel 2019 e nel 2020, la Puglia si è ritrovata adempiente ai tetti di spesa.
Anche per quel che riguarda l’acquisto di gas medicali si rileva il superamento del tetto di spesa indicato dal Fondo sanitario nazionale. Nel 2020 la spesa per acquisti diretti è stata di 9milioni 224mila 958 euro, rispetto ad un tetto massimo previsto di 5milioni 248mila. Nell’anno ancora in corso la situazione non sembra variare granché: tetto di 5 milioni272mila798, spesa raggiunta ad oggi 9milioni 348mila 116 euro. Secondo i tecnici, dei buoni risultati (esattamente come accaduto per la spesa farmaceutica convenzionata) si avranno non appena entrerà a regime l’adesione da parte delle Asl alla nuova gara regionale espletata da InnovaPuglia. Lunedì prossimo approfondiremo meglio alcune delle questioni emerse oggi per individuare soluzioni che consentano un risparmio indispensabile a garantire un servizio sanitario efficiente”

Rinnovabili, Amati: “Italia deve installare 70miliardi di watt ma in Puglia dormono 400 autorizzazioni”

 

“Era già noto ciò che il ministro Cingolani ha ribadito oggi a Lecce: se l’Italia vuole essere protagonista sul fronte della tutela ambientale, bisogna installare 70miliardi di watt da rinnovabili entro il 2030. Su questo obiettivo la Puglia potrebbe fare la sua parte se non fosse che ci sono oltre 400 pratiche per la realizzazione di impianti rinnovabili in attesa di autorizzazione. Complessivamente parliamo di 15 miliardi di potenziali watt fermi su carta per colpa del solito predominio del no-a-tutto e a vantaggio dell’inquinamento”

Lo dichiara Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio e programmazione della Regione Puglia, commentando l’intervento del ministro Cingolani oggi a Lecce.

“È chiaro che non tutte le oltre 400 richieste siano meritevoli di approvazione, ma la situazione pugliese è altamente contraddittoria tra gli intenti di decarbonizzazione e l’ostilità alle rinnovabili.
I dati pugliesi ottenuti durante alcune audizioni in Commissione raccontano purtroppo bene di quanto si preferisca fare ambientalismo con le sole parole e poi si attui, più o meno consapevolmente, la strada dell’inquinamento e dell’aumento delle bollette. Sulla base dei dati presentati, se si esclude la provincia di Bari, di cui attendiamo l’elenco dettagliato, le istanze sono così suddivise: 230 pratiche tra eolico e fotovoltaico in provincia di Foggia per una potenza complessiva di 170 mw; in provincia di Brindisi i procedimenti aperti sono 6 per l’eolico con una potenza complessiva di 450 mw e 79 per il fotovoltaico con potenza richiesta di 2200 mw; a Taranto i progetti in attesa di autorizzazione sono 25 per il fotovoltaico, per una potenza complessiva di 500 mw e due progetti di impianti per la produzione di energia da biometano/biomasse; nella Bat, i progetti presentati riguardano due impianti di eolico, uno di fotovoltaico, due di biometano; in provincia di Lecce le pratiche aperte sono 23, tutte di fotovoltaico, per una potenza complessiva di 395 mw. Per quel che riguarda le istruttorie ferme invece negli uffici della Regione, ve ne sono 32 statali, per le quali è richiesto agli uffici dell’ente il parere, e invece di competenza esclusiva, vi sono 17 progetti di fotovoltaico in attesa di Paur all’ufficio ambiente per una potenza di 718 mw. È dunque urgente sbloccare i procedimenti mettendosi alle spalle anche i conflitti sull’argomento, così come li abbiamo registrato durante le audizioni, tra due diverse sezioni della Regione (ambiente e paesaggio) e tra Regione e province”