Nasce per diagnosticare precocemente il tumore al colon con un semplice esame del sangue
È stato avviato venerdì scorso all’ospedale Di Venere di Bari, con i primi tre pazienti, il progetto di ricerca “Colon al sicuro”, approvato dal Consiglio regionale nel luglio del 2023 e con uno stanziamento di 400 mila euro.
Il progetto è aperto a 2.000 pazienti con prescrizione di colonscopia, arruolati su base volontaria, ai quali è effettuato un prelievo di sangue da analizzare e da comparare con gli esiti della colonscopia, così da verificare la precisione diagnostica.
L’obiettivo del progetto, in altre parole, è poter avere al più presto la diagnosi tempestiva di tumore al colon attraverso un semplice esame del sangue.
Dobbiamo prevenire con tutto ciò che possiamo gli effetti mortali di questo tumore, tra i maggiori killer. E per farlo è opportuno sperimentare l’efficacia di un test di primo livello più immediato e specifico, come quello attraverso un prelievo di sangue, superando quello più complicato e aspecifico del sangue occulto nelle feci.
La mia gratitudine ad Alessandro Azzarone e Marcello Chieppa, rispettivamente direttore dell’Endoscopia digestiva del Di Venere e docente di Patologia generale all’Università del Salento.
DETTAGLI DEL PROGETTO
L’ipotesi della ricerca attiene all’utilizzo del sangue per individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon.
Il progetto di ricerca, quindi, potrebbe rilevarsi idoneo a determinare, ove concluso con successo e secondo tutte le regole della sperimentazione, anche la sostituzione del test di primo livello sul sangue occulto nelle feci (SOF), così da assicurare una maggiore precisione nell’eleggibilità al più complesso approfondimento diagnostico a mezzo di colonscopia. Il test SOF, infatti, ha caratteristiche aspecifiche, ben potendo registrare un esito positivo causato da motivazioni benigne e quindi diverse dalle lesioni cancerose.
Nel dettaglio. Il progetto di ricerca, chiamato “Colon al sicuro” propone la valutazione del profilo metabolomico e lipidomico ottenuto dal siero dei pazienti risultati positivi al test SOF ed eleggibili per lo screening endoscopico, nonché la valutazione dei fattori di stili di vita che possono determinare un aumentato rischio di sviluppare neoplasia colorettale.
Prima dell’esame, personale specializzato registra peso, altezza, circonferenza e forza del muscolo dell’avambraccio, e propone alcuni questionari validati per valutare lo stile di vita del paziente per quanto riguarda le abitudini alimentari, il livello di attività fisica e l’abitudine al fumo.
Durante la preparazione del paziente per l’esame endoscopico, un campione di siero pari a 2 ml viene prelevato e conservato a -20°C in una biobanca dedicata. Gruppi di circa 200 campioni alla volta saranno spediti presso i laboratori specializzati per essere analizzati con analisi multi-omiche (metabolomica e lipidomica).
I risultati delle analisi -omiche saranno analizzati in forma semi-anonima (codice alfanumerico) e confrontati con i risultati oggettivi ottenuti dall’analisi endoscopica per individuare eventuali correlazioni tra i profili-omici e fattori di stile di vita dei pazienti con la presenza di lesioni pre-cancerose.
L’obiettivo principale del progetto è individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon. Il successo del progetto permetterebbe di individuare precocemente i soggetti a rischio ed intervenire tempestivamente prima che le lesioni rappresentino un rischio per la vita dei pazienti.
In Italia i tumori del colon retto sono un rilevante problema sanitario e si collocano al terzo posto per incidenza tra gli uomini, al secondo tra le donne. In entrambi i sessi, l’incidenza è aumentata tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, seguita da una lieve riduzione della mortalità. Riguardo alla distribuzione, l’Italia è in linea con la media europea: 49% per gli uomini e 51% per le donne. Lo screening dei carcinomi colorettali (CCR) mira a identificare precocemente le forme tumorali invasive, ma anche a individuare e rimuovere possibili precursori.
Le modalità esecutive dello screening del CCR in Puglia prevede l’invio di un invito a recarsi alla farmacia di riferimento territoriale per ritirare il kit per l’esecuzione della ricerca del SOF e quindi riconsegnare alla stessa farmacia la provetta adeguatamente utilizzata. Il soggetto SOF è successivamente contattato telefonicamente ed invitato ad eseguire, se idoneo, la colonscopia come esame di approfondimento di II livello con l’obiettivo di evidenziare l’eventuale presenza di polipi o lesioni tumorali nell’intestino e rendere possibile la prevenzione e/o una più efficace e tempestiva cura.
L’obbiettivo della ricerca proposta è individuare uno o più biomarcatori che si correlino con la presenza di formazioni precancerose o con la diagnosi di lesioni neoplastiche avanzate. Un tale auspicabile riscontro permetterebbe di avere a disposizione indagini non invasive con una alta sensibilità e specificità e quindi in grado di meglio selezionare il target della popolazione da sottoporre a colonscopia. Ciò contribuirebbe ad ottenere una maggiore appropriatezza prescrittiva endoscopica non solo nei programmi di screening, ma anche nelle prescrizioni ambulatoriali con conseguente abbattimento delle liste d’attesa ed indubbio vantaggio anche economico.
Inoltre, il progetto prevede la valutazione di numerosi parametri legati allo stile di vita (abitudini alimentari, livello di attività fisica, abitudine al fumo), in modo da evidenziare eventuali fattori di rischio e/o fattori confondenti che possono determinare poi falsi positivi/negativi nelle analisi lipidomiche e metabolomiche.”