Centro riabilitazione Ceglie, Amati: “Autorizzate oggi tre unità operative a stralcio. Grazie assessore e dirigenti. Ma perché ancora non occupati posti codice 75? Lettera a DG”

Comunicato stampa del consigliere e assessore regionale Fabiano Amati.

“È stata autorizzata oggi dalla Regione l’istituzione di due unità operative complesse e un’unità operativa semplice a valenza dipartimentale per il Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, a stralcio dell’atto aziendale.
Le nuove unità operative complesse sono quella di Neuroriabilitazione (cod. 75) e di Medicina fisica e riabilitativa (cod. 56), mentre quella a valenza dipartimentale è l’Unità spinale (cod. 28).
A questa buona notizia, per cui ringrazio l’assessore Piemontese e i dirigenti regionali per la celerità, si collegano gli interrogativi sulla mancata occupazione dei posti di codice 75 di riabilitazione intensiva, nonostante vi siano ampie liste d’attesa, come accertato dal Dipartimento Salute; sulla quantità di prestazioni assicurate per il DH adulti, che si presentano inferiori a quante svolte dal precedente gestore e nonostante lo stesso numero di addetti; sulla mancata attivazione di nuovi 45 posti pubblici e 6 posti privati, per la cura dei codici 56, nonostante notevoli liste d’attesa non solo in provincia di Brindisi ma in tutte le provincie pugliesi. Su quest’ultimo punto si rileva che risultano ampiamente non attivati i posti di codice 56 che la Regione Puglia ha programmato e che ammontano a 1.165 per il privato e a 501 per il pubblico. E su questi interrogativi ho scritto al DG della ASL per stimolare le migliori riposte da garantire ai cittadini.”

Nuovo ospedale Monopoli-Fasano. Amati: “Confermato l’avvio del trasferimento per il 20 luglio. Procedono veloci lavori strade e sale operatorie”

Comunicato stampa del consigliere e assessore regionale Fabiano Amati.

“È stato confermato per il 20 luglio l’avvio del trasferimento delle unità operative dal vecchio ospedale S. Giacomo di Monopoli al nuovo ospedale Monopoli-Fasano. E il tutto con la previsione di completare le operazioni di trasferimento entro la fine del 2025.
In vista dell’avvio del processo di trasferimento procedono velocemente i lavori per il completamento delle sale operatore, dei locali per la diagnostica per immagini e del sistema viario.
Controlleremo ogni mese il rispetto del cronoprogramma, perché sulle questioni di salute non sono di solito ammessi imprevisti.”

Regione Puglia, Amati: “Paghiamo i nostri debiti 12 giorni prima della scadenza e così teniamo alta la nostra credibilità e in ordine i nostri conti”

Nota dell’assessore al Bilancio Fabiano Amati.

“Paghiamo i nostri debiti 12 giorni prima della scadenza e così teniamo alta la nostra credibilità e in ordine i nostri conti. E tutto questo accade grazie ai dirigenti, funzionari e dipendenti dell’assessorato regionale al bilancio.
Pagare in tempo aiuta le aziende che lavorano con la Regione, contribuendo a garantire stabilità economica a tutto il territorio.
Infatti il termine ordinario e più frequente di scadenza dei pagamenti delle fatture è di 30 giorni, ma in Puglia si paga in media entro 19 giorni dalla ricezione delle fatture e comunque con un anticipo medio rispetto alle scadenze effettive (30/60 giorni) di 12 giorni.
Questi i dati relativi al 2024 sull’ammontare dei debiti commerciali e sui tempi di pagamento, elaborati dalla Piattaforma della Ragioneria Generale dello Stato (AreaRGS).
L’importo dello stock di debito commerciale al di sotto delle soglie previste non mette in moto il meccanismo di salvaguardia della costituzione del Fondo di Garanzia dei Debiti Commerciali (FGDC) e quindi le misure di contrazione della spesa corrente che penalizzerebbero l’attuazione delle politiche regionali. L’impegno della Regione Puglia resta quello di garantire trasparenza, efficienza e sostenibilità finanziaria, assicurando pagamenti puntuali alle imprese fornitrici e contribuendo alla stabilità economica del territorio”.

Riabilitazione intensiva, Amati: “Nonostante liste d’attesa e viaggi della speranza, a Ceglie ci sono 33 posti liberi. Grazie a Piemontese e ai Dirigenti per l’eliminazione di questa assurdità”

Comunicato stampa del Consigliere e Assessore regionale Fabiano Amati.

“Nonostante le liste d’attesa e i viaggi della speranza, al Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica risultano 33 posti liberi per la riabilitazione intensiva da codice 75, rivolta a pazienti affetti da esiti di gravi traumatismi cranioencefalici e altre gravi cerebrolesioni acquisite. Come mai tutto questo? Perché si autorizzano ricoveri presso i centri privati convenzionati senza prima verificare la disponibilità di posti nel servizio pubblico? Che giustificazione hanno da dare le ASL al Governo regionale, ai pazienti e alle loro famiglie?

Sono queste le domande fondamentali poste ai direttori generali delle ASL pugliesi dall’Assessorato regionale alla Salute. Domande accompagnate dall’ultimatum del prossimo 5 febbraio, con l’obiettivo di eliminare questa grande assurdità.

Ringrazio perciò l’Assessore regionale Raffaele Piemontese e i Dirigenti regionali Vito Montanaro, Mauro Nicastro e Antonella Caroli per l’immediata presa in carico del problema e per la forte volontà di risolverlo in tempi brevissimi.”

“Colon al sicuro”, avviato progetto per diagnosi precoce contro tumore

Nasce per diagnosticare precocemente il tumore al colon con un semplice esame del sangue

È stato avviato venerdì scorso all’ospedale Di Venere di Bari, con i primi tre pazienti, il progetto di ricerca “Colon al sicuro”, approvato dal Consiglio regionale nel luglio del 2023 e con uno stanziamento di 400 mila euro.
Il progetto è aperto a 2.000 pazienti con prescrizione di colonscopia, arruolati su base volontaria, ai quali è effettuato un prelievo di sangue da analizzare e da comparare con gli esiti della colonscopia, così da verificare la precisione diagnostica.
L’obiettivo del progetto, in altre parole, è poter avere al più presto la diagnosi tempestiva di tumore al colon attraverso un semplice esame del sangue.
Dobbiamo prevenire con tutto ciò che possiamo gli effetti mortali di questo tumore, tra i maggiori killer. E per farlo è opportuno sperimentare l’efficacia di un test di primo livello più immediato e specifico, come quello attraverso un prelievo di sangue, superando quello più complicato e aspecifico del sangue occulto nelle feci.
La mia gratitudine ad Alessandro Azzarone e Marcello Chieppa, rispettivamente direttore dell’Endoscopia digestiva del Di Venere e docente di Patologia generale all’Università del Salento.

DETTAGLI DEL PROGETTO

L’ipotesi della ricerca attiene all’utilizzo del sangue per individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon.
Il progetto di ricerca, quindi, potrebbe rilevarsi idoneo a determinare, ove concluso con successo e secondo tutte le regole della sperimentazione, anche la sostituzione del test di primo livello sul sangue occulto nelle feci (SOF), così da assicurare una maggiore precisione nell’eleggibilità al più complesso approfondimento diagnostico a mezzo di colonscopia. Il test SOF, infatti, ha caratteristiche aspecifiche, ben potendo registrare un esito positivo causato da motivazioni benigne e quindi diverse dalle lesioni cancerose.
Nel dettaglio. Il progetto di ricerca, chiamato “Colon al sicuro” propone la valutazione del profilo metabolomico e lipidomico ottenuto dal siero dei pazienti risultati positivi al test SOF ed eleggibili per lo screening endoscopico, nonché la valutazione dei fattori di stili di vita che possono determinare un aumentato rischio di sviluppare neoplasia colorettale.
Prima dell’esame, personale specializzato registra peso, altezza, circonferenza e forza del muscolo dell’avambraccio, e propone alcuni questionari validati per valutare lo stile di vita del paziente per quanto riguarda le abitudini alimentari, il livello di attività fisica e l’abitudine al fumo.
Durante la preparazione del paziente per l’esame endoscopico, un campione di siero pari a 2 ml viene prelevato e conservato a -20°C in una biobanca dedicata. Gruppi di circa 200 campioni alla volta saranno spediti presso i laboratori specializzati per essere analizzati con analisi multi-omiche (metabolomica e lipidomica).
I risultati delle analisi -omiche saranno analizzati in forma semi-anonima (codice alfanumerico) e confrontati con i risultati oggettivi ottenuti dall’analisi endoscopica per individuare eventuali correlazioni tra i profili-omici e fattori di stile di vita dei pazienti con la presenza di lesioni pre-cancerose.
L’obiettivo principale del progetto è individuare e validare un pannello di biomarcatori associati alla presenza di lesioni pre-cancerose o cancerose nel colon. Il successo del progetto permetterebbe di individuare precocemente i soggetti a rischio ed intervenire tempestivamente prima che le lesioni rappresentino un rischio per la vita dei pazienti.
In Italia i tumori del colon retto sono un rilevante problema sanitario e si collocano al terzo posto per incidenza tra gli uomini, al secondo tra le donne. In entrambi i sessi, l’incidenza è aumentata tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, seguita da una lieve riduzione della mortalità. Riguardo alla distribuzione, l’Italia è in linea con la media europea: 49% per gli uomini e 51% per le donne. Lo screening dei carcinomi colorettali (CCR) mira a identificare precocemente le forme tumorali invasive, ma anche a individuare e rimuovere possibili precursori.
Le modalità esecutive dello screening del CCR in Puglia prevede l’invio di un invito a recarsi alla farmacia di riferimento territoriale per ritirare il kit per l’esecuzione della ricerca del SOF e quindi riconsegnare alla stessa farmacia la provetta adeguatamente utilizzata. Il soggetto SOF è successivamente contattato telefonicamente ed invitato ad eseguire, se idoneo, la colonscopia come esame di approfondimento di II livello con l’obiettivo di evidenziare l’eventuale presenza di polipi o lesioni tumorali nell’intestino e rendere possibile la prevenzione e/o una più efficace e tempestiva cura.
L’obbiettivo della ricerca proposta è individuare uno o più biomarcatori che si correlino con la presenza di formazioni precancerose o con la diagnosi di lesioni neoplastiche avanzate. Un tale auspicabile riscontro permetterebbe di avere a disposizione indagini non invasive con una alta sensibilità e specificità e quindi in grado di meglio selezionare il target della popolazione da sottoporre a colonscopia. Ciò contribuirebbe ad ottenere una maggiore appropriatezza prescrittiva endoscopica non solo nei programmi di screening, ma anche nelle prescrizioni ambulatoriali con conseguente abbattimento delle liste d’attesa ed indubbio vantaggio anche economico.
Inoltre, il progetto prevede la valutazione di numerosi parametri legati allo stile di vita (abitudini alimentari, livello di attività fisica, abitudine al fumo), in modo da evidenziare eventuali fattori di rischio e/o fattori confondenti che possono determinare poi falsi positivi/negativi nelle analisi lipidomiche e metabolomiche.”

San Raffaele Ceglie, Amati. “Per mollare questa battaglia mi devono abbattere. Ce la faremo, perché siamo dalla parte della salute e della legge”

“Per mollare questa battaglia hanno un’unica possibilità: abbattermi”.

Lo ha detto il Consigliere regionale Fabiano Amati, durante sit-in organizzato da FP CGIL Brindisi, CISL FP Taranto e Brindisi, UILFPL Brindisi, nel piazzale del Centro di Riabilitazione del San Raffaele.

“Ce la faremo a riportare il Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica nella sanità pubblica, perché la nostra iniziativa è dalla parte della salute, dei malati, delle loro famiglie e della legge. Chiunque definisca proditorie le battaglie, come fa la Fondazione San Raffaele, magari per scarsa dimestichezza con il vocabolario, sappia che proditorio si definisce un atto realizzato a tradimento e che solo il silenzio nello scoperchiare i fatti per ripristinare la giustizia sarebbe un tradimento, nei confronti dei miei doveri e del mio datore di lavoro, che è la pubblica amministrazione.
Il Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, struttura pubblica, di proprietà della ASL Brindisi, da considerarsi un reparto dell’ospedale Perrino di Brindisi, è condotto da un privato in sperimentazione gestionale assegnata illegittimamente, peraltro con una dotazione di medici privi di specializzazioni appropriate a quel tipo di malati gravi.
Da tempo lotto contro la prepotenza della Fondazione San Raffaele – che da 24 anni svolge (ripeto) senza alcuna gara una funzione pubblica, che negli anni è stata costantemente remunerata attraverso artifizi e raggiri sui numeri di posti letti, relativa distribuzione dei codici e illegittima compensazione del canone di locazione – per garantire il futuro pubblico del Centro di riabilitazione, che vive, o meglio sopravvive, in condizioni di assistenza sanitaria decisamente inadeguate e condizioni di lavoro inconcepibili in qualsiasi azienda, figurarsi in una struttura pubblica e pienamente inserita nella rete ospedaliera pubblica.
Per mollare questa battaglia mi devono perciò abbattere e proditorio sarebbe disinteressarsene. Non risparmierò colpi, con rigore e rispetto delle leggi, perché ho visto il dolore dei pazienti e dei lavoratori e perché ritengo intollerabile l’abuso normativo consumatosi. Si aggiunga il perfido tentativo dello stesso privato che, con la rappresaglia dei licenziamenti, ha provato nei mesi scorsi a mescolare le carte, nel tentativo di ‘arruolare’ subdolamente gli stessi lavoratori in una lotta militante contro il Consiglio regionale, – che finalmente ha inteso all’unanimità interrompere l’esercizio abusivo della gestione – per abbarbicarsi nella struttura ospedaliera, magari in vista di maggiori business.
Ringrazio i lavoratori, i sindacati, i dirigenti del Dipartimento dell’assessorato regionale alla Salute, la ASL e tutti coloro i quali, con la schiena dritta, stanno facendo il loro dovere e chiedo ad alcuni colleghi politici di emanciparsi dalla timidezza ed esporsi, uscendo dal pantano dell’ambiguità, mettendosi in prima linea in questa battaglia di legalità.”

San Raffaele, Amati: “ASL chiede rispetto dei tetti e la Fondazione replica che gli extra-tetti li ha autorizzati il TAR. Vuol dire che i ricoveri in più li pagherà il Presidente del TAR? Ma che strano Paese.”

Dichiarazione del Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Ogni giorno una storia nuova. La ASL di Brindisi ha chiesto alla Fondazione San Raffaele che gestisce il Centro di Ceglie Messapica, diversamente da come è accaduto purtroppo in passato, di rispettare la distinzione dei posti letto in ossequio ai regolamenti regionali, vietando ogni e qualsiasi ricovero in più, che ovviamente non risulterebbe autorizzato e non remunerabile, e di rispettare il setting assistenziale a tutela dei malati e il personale impiegato. Tutto chiaro? Così sembrerebbe ai più. E invece succede che la Fondazione San Raffaele, travisando il significato dell’ordinanza presidenziale del TAR Lecce, che ha solo sospeso il subentro della ASL nella gestione del Centro sino all’udienza del 4 settembre, ritiene che la decisione del giudice amministrativo li autorizzi a fare diversamente da quanto prevedono i regolamenti, magari continuando a fare – in materia di ricoveri – tutto quello che è accaduto sinora, mettendo in atto iniziative di ricoveri ben oltre i tetti autorizzati e compensando le maggiori prestazioni con il mancato pagamento del canone di locazione.
A parte l’assurdità di tale teoria, verrebbe da chiedere: in base al ragionamento della Fondazione San Raffaele, il numero dei ricoveri non autorizzati, e decisamente splafonati rispetto ai posti letto autorizzati, chi li dovrebbe pagare? Forse il Presidente del TAR di Lecce?
Il vero problema è che in questo Paese nessuno vuole fare il suo dovere, per cui c’è chi usa una struttura pubblica per fare un’attività a chiara titolarità ospedaliera (nella specie il Perrino) con modalità (sperimentazione gestionale) mai assegnata con gara, di durata pari a ventiquattro anni e senza alcuna data di scadenza; c’è una sanità pubblica che per fare il suo mestiere deve sudare sette camicie, scontrandosi pure con l’uso politico delle impegnative statali delle leggi regionali, magari per assecondare qualche parlamentare; c’è una Fondazione privata che non vuole mollare e si rivolge al TAR per ostacolare il subentro nella piena titolarità dell’ospedale Perrino; c’è il TAR che sospende il subentro solo nell’attesa dell’udienza cautelare del 4 settembre; c’è la ASL Brindisi che finalmente si accorge di 24 anni di gestione illegittima della vicenda e puntualizza formalmente l’ovvio, ossia che non è possibile a nessuno violare i tetti assegnati per l’assistenza, erogando maggiori prestazioni; c’è la Fondazione San Raffaele, che richiamando l’ordinanza presidenziale del TAR di sospensione del subentro della ASL sino al 4 settembre, pretende di continuare come prima ed erogare illegittimamente ben oltre i tetti, come se a dirgli di fare così fosse stato il Presidente del TAR. Fosse così, la Corte dei conti chi dovrebbe condannare per danno erariale da oggi sino al 4 settembre? Il Presidente del TAR? Ma per piacere. Invito la ASL a continuare sulla strada intrapresa, perché deve finire il tempo in cui in quella struttura tutti hanno fatto come meglio gli piaceva.”

Carta identità genetica, Amati: “Si parte il 18 giugno su 1.500 neonati all’anno. Da 407 geni si diagnosticheranno 300 malattie. Tra i primi al mondo”

“Finalmente si parte. Dal 18 giugno in Puglia sarà avviato il progetto carta d’identità genetica. Si parte con 3.000 neonati (1.500 all’anno), partoriti nei punti nascita più importanti per casistica, con l’obiettivo di estenderlo a tutti i neonati e a tutti punti nascita.
Il progetto consiste nell’esaminare 407 geni, con il prelievo dal tallone di una goccia di sangue, per diagnosticare precocemente 300 malattie genetiche, selezionate per età d’insorgenza, significativa mortalità, trattamenti disponibili e efficacia della diagnosi anticipata sul migliore percorso assistenziale. Insomma, condizioni per cui la conoscenza comporta la mutazione, in termini positivi, della storia naturale della malattia.
Il progetto, che in buona sostanza consiste nella mappatura parziale del genoma per non incorrere in problematiche di carattere etico, è quanto di più avanzato c’è al mondo in materia genetica, ponendo la Puglia tra i primi posti al mondo in cui attecchisce questa novità. Il prossimo passo sarà l’estensione del progetto a tutti i neonati e a tutti i punti nascita, poiché diversamente si porrebbe un grave problema d’ingiustizia e anche di democrazia. Già, di democrazia: la genetica medica e la sua rivoluzione pongono, infatti, seri problemi di democrazia, se non tutti i cittadini ne possono usufruire. È questo il motivo per cui non può esistere una regione avanzata come la Puglia e le altre regioni, chi più o chi meno, arretrate.”

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati, promotore e primo sottoscrittore della legge regionale sul Genoma Puglia.

“Anche questa volta voglio ringraziare il Laboratorio di Genetica medica del Di Venere, Mattia Gentile e il suo staff – siamo tra le regioni più efficienti grazie a loro -, e la ASL di Bari per le procedure ulteriori di allestimento tecnologico, in particolare Giuseppe Volpe, e per il servizio reso a tutta la Puglia.
Con Legge Regionale n.31 del 2023, la Regione Puglia ha approvato il finanziamento di un
Progetto di ricerca avanzata che riguarda la possibilità di ampliare lo screening genetico a 300 malattie genetiche mendeliane monogeniche (407 geni) e quindi migliorare ulteriormente la capacità di diagnosi precoce già sul neonato. I criteri di scelta principali delle malattie da investigare sono basati su: età di insorgenza precoce, significativa morbidità/mortalità, trattamenti disponibili, comprovata efficacia della diagnosi anticipata sul migliore/corretto percorso assistenziale.
Il progetto, indicato in Legge come Genoma Puglia, vuole verificare su un campione di circa 3.000 neonati (1.500 neonati/anno) se tale indagine sia eseguibile mediante estrazione DNA da punzonatura di DBS e analisi di NGS.
Va sottolineato come su questo ambito siano in corso diversi Progetti importanti negli Stati Uniti
(BabySeq), in Inghilterra e nella UE (Screen4Care https://screen4care.eu/).
L’obiettivo è quello di mettere la Puglia al passo con questa entusiasmante prospettiva di diagnosticare prima per curare meglio. A differenza degli screening obbligatori, si tratta di un Progetto di ricerca per cui l’adesione è su base volontaria e serve il consenso.
Ecco alcune risposte a eventuali domande.
In cosa consiste la analisi che sarà eseguita?
L’analisi NGS è un’analisi di sequenziamento con tecniche di nuova generazione che analizzerà i 407 geni che determinano una serie di 300 malattie monogeniche per le quali una diagnosi precoce potrebbe consentire di migliorare il percorso di assistenza/terapia.
Comporta dei costi per le famiglie?
No. È un Progetto finanziato dalla Regione.
Comporta dei rischi/prelievi aggiuntivi di sangue per il neonato?
No. Sarà eseguito utilizzando gli stessi campioni prelevati per gli screening di Legge. Uno spot di sangue (Dried Blood Spot, DBS) non correttamente eseguito, ovvero campione di DNA non idoneo, non permetterà l’inclusione del campione stesso nel progetto.
Perché dare il consenso?
A differenza degli altri screening, non c’è ancora una evidenza assoluta a favore dei costi/benefici e per questo motivo lo screening genomico fa parte di un Progetto di Ricerca e, come per qualsiasi Progetto, va richiesto il consenso.
Si analizzeranno tutti i geni del neonato?
No. Saranno analizzati solo quei geni per i quali esiste una evidenza che la diagnosi in epoca neonatale/infantile precoce potrebbe significativamente migliorare la storia della malattia. Nel complesso saranno analizzati 407 geni responsabili di 300 malattie genetiche su base mendeliana (monogeniche). Le condizioni sono state scelte nell’ambito di diverse categorie di malattie [principali gruppi: metaboliche (43%), endocrinologiche (20%), ematologiche (12%), neurologiche (7%), immunologiche (6%)].
Perché analizzare alla nascita e non aspettare che compaia qualche segno/sintomo?
È dimostrato da diversi lavori che lo screening genomico anticipa in media di oltre 2 mesi la diagnosi rispetto ad un approccio basato su test genomico in presenza di segni/sintomi di malattia. È intuibile come diagnosticare prima della comparsa dei sintomi possa migliorare molto la gestione della malattia, trattandosi in genere, tra l’altro, di malattie rare per le quali non è semplicissimo fare diagnosi ed avviare eventuale trattamento.
Lo screening escluderà in maniera assoluta che il neonato abbia le malattie analizzate?
No. Negli studi più ampi la capacità diagnostica non supera l’80-85% dei casi.
Lo screening fa diagnosi definitiva?
No. È necessario, come per tutti gli screening, un test di conferma.
Sarà comunicato l’esito del test?
No, salvo esplicita richiesta o qualora siano state identificate varianti geniche che è importante comunicare. In tal senso si indica che l’analisi sarà completata entro un tempo massimo di 15 giorni dalla ricezione del campione. Solo laddove siano identificate varianti potenzialmente patogenetiche nei geni studiati, con possibili importanti implicazioni per la vita futura del neonato e/o della famiglia, le stesse saranno comunicate in sede di visita eseguita da specialista in genetica medica con specifica esperienza nell’ambito della diagnostica NGS e del relativo counselling in epoca pre/neonatale.”

Spesa dispositivi, Amati: “Tutte le ASL sforano tetto. Sprecati 173 milioni di sforamento sul tetto nel 2023”

“Le ASL pugliesi hanno sforato il tetto di spesa per i dispositivi medici, per un ammontare complessivo di euro 173.105.845. Sette aziende su dieci hanno addirittura incrementato la spesa rispetto al 2022 e solo una – Ospedali riuniti di Foggia – ha raggiunto l’obiettivo minimo di riduzione dello scostamento. Mi pare di poter dire in generale che non si rispettano sia i tetti derivanti dalla legge statale e sia gli obiettivi minimi di riduzione dello scostamento. Un grande problema che ci portiamo avanti da tanti anni e che non riusciamo a risolvere, sprecando una grande possibilità di rendere economicamente più efficiente il servizio sanitario, senza ricorrere a tagli.”

Lo dichiara il Presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Ecco i dati.
REGIONE PUGLIA.
Tetto di spesa 2023, euro 371.277.354; spesa effettiva euro 544.383.199, con scostamento pari a euro 173.105.845.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 362.119.615, la spesa effettiva euro 537.714.878, con uno scostamento pari a euro 175.595.263.
ASL BARI.
Tetto di spesa 2023, euro 62.795.913,99; spesa effettiva euro 100.752.447,53, con scostamento pari a euro 37.956.533,54. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 9.264.073.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 61.247.022, la spesa effettiva euro 99.166.495,21, con uno scostamento pari a euro 37.919.473,21.
ASL BRINDISI.
Tetto di spesa 2023, euro 35.748.411,41; spesa effettiva euro 48.304.743, con scostamento pari a euro 12.556.331,59. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 5.054.161.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 34.866.659, la spesa effettiva euro 49.902.809, con uno scostamento pari a euro 15.036.150.
ASL BT.
Tetto di spesa 2023, euro 29.671.642,09; spesa effettiva euro 42.886.583,47, con scostamento pari a euro 13.214.941,38. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 4.149.225.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 28.939.776, la spesa effettiva euro 41.736.683,51, con uno scostamento pari a euro 12.796.907,51.
ASL FOGGIA.
Tetto di spesa 2023, euro 16.804.321,29; spesa effettiva euro 31.560.772,90, con scostamento pari a euro 14.756.451,61. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 4.498.877.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 16.389.834, la spesa effettiva 30.949.957,49, con uno scostamento pari a euro 14.560.123,49.
ASL LECCE.
Tetto di spesa 2023, euro 81.399.824,42; spesa effettiva euro 118.359.518, con scostamento pari a euro 36.959.693,58. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 11.998.955.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 79.392.058, la spesa effettiva 115.071.310, con uno scostamento pari a euro 35.679.252.
ASL TARANTO.
Tetto di spesa 2023, euro 51.949.102,35; spesa effettiva euro 74.704.014,00, con scostamento pari a euro 22.754.911,65. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 7.821.373.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 50.667.752, la spesa effettiva 72.788.469, con uno scostamento pari a euro 22.120.717.
AO POLICLINICO.
Tetto di spesa 2023, euro 48.247.766,59; spesa effettiva euro 70.553.437,70, con scostamento pari a euro 22.305.671,11. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 6.775.077.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 47.057.712, la spesa effettiva 70.374.385,66, con uno scostamento pari a euro 23.316.673,66.
AO RIUNITI.
Tetto di spesa 2023, euro 33.301.827,95; spesa effettiva euro 40.479.647,13, con scostamento pari a euro 7.177.819,05. È stato raggiunto l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 3.792.689.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 32.480.422, la spesa effettiva 43.882.013,07, con uno scostamento pari a euro 11.401.591,07.
IRCCS DE BELLIS.
Tetto di spesa 2023, euro 4.214.705,10; spesa effettiva euro 8.387.647, con scostamento pari a euro 4.172.941,9. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 662.612.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 4.110.747, la spesa effettiva 6.168.241,77, con uno scostamento pari a euro 2.057.494,77.
IRCCS ONCOLOGICO.
Tetto di spesa 2023, euro 7.143.838,38; spesa effettiva euro 8.394.388, con scostamento pari a euro 1.250.549,62. Non è stato raggiunto nemmeno l’obiettivo minimo annuale di riduzione dello scostamento, pari a euro 574.776.
Nel 2022 il tetto di spesa era stato pari a euro 6.967.632, la spesa effettiva 8.674.513, con uno scostamento pari a euro 1.706.881.”

Xylella, Amati: “Così non va. A morte Piana degli ulivi, agricoltura e turismo. Mobilitazione per monitoraggio speciale”

“Il Piano di azione sul monitoraggio Xylella non va bene. Così rischia di morire la Piana degli ulivi monumentali, un marchio agricolo di successo e il turismo di alta gamma. A prescindere dalle disposizioni europee, dunque, bisogna mobilitarsi affinché in quell’area sia istituito un programma di monitoraggio speciale, per difendere paesaggio, economia e prevenire l’ulteriore espansione del batterio”.

Lo dichiara il presidente della commissione bilancio e programmazione del Consiglio regionale Fabiano Amati.

“Ho fiducia nell’assessore Pentassuglia, anche in nome dell’antico sodalizio nell’amministrazione fattiva e critica, e nei confronti del Comitato tecnico scientifico di cui si avvale. Ed è proprio in coerenza con la prova scientifica offerta dai componenti del CTS, che ho deciso di avviare da oggi una campagna di confronto per giungere urgentemente al risultato auspicato.
Sulla base del vigente Regolamento UE sono state infatti ridotte a circa 5 km, rispetto ai 20 e 10 km, le rispettive larghezze delle fasce di contenimento e cuscinetto della zona infetta. Dai 30 km complessivi siamo dunque passati a 10 km.
Tale nuova delimitazione includerebbe dunque solo i focolai più avanzati (Fasano), escludendo tutti gli altri focolai e interrompendo l’azione massiccia di contenimento che serve per limitare l’espansione del contagio nella Piana degli ulivi monumentali e in provincia di Taranto.
Per questi motivi, c’è bisogno di un Piano di azione integrativa, finanziato dalla Regione e magari dallo Stato, per proseguire le efficaci azioni di contenimento poste in essere sinora e riguardanti la Piana degli ulivi monumentali, partendo dal nord del territorio di Carovigno.
Senza questa essenziale attività, idonea a conoscere quasi immediatamente lo stato di salute degli alberi, è più che plausibile prevedere la totale distruzione della Piana degli ulivi monumentali e la maggiore aggressività del contagio nei territori ancora indenni.
E a quel punto non ci sarebbe più nulla da fare per salvare paesaggio, produzione agricola di qualità e turismo di alta gamma. Cioè la combinazione di tutto quello che ci ha caratterizzato negli ultimi due decenni”.