“Un contributo annuo per i gestori pubblici di impianti di recupero delle acque reflue e relative reti di distribuzione, non superiore al 50% di quanto spende regolarmente Aqp, con decurtazione dei ricavi della vendita dell’acqua. È quanto previsto dalla legge di bilancio regionale, in accoglimento di un mio emendamento. L’obiettivo è quello di incentivare la tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, limitando il prelievo delle acque superficiali e sotterranee, riducendo l’impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori, favorendo il risparmio idrico mediante l’utilizzo multiplo delle acque reflue, risparmiando pure un po’ di denaro pubblico e agendo con una logica industriale”. Lo comunica il presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione, Fabiano Amati.
“Il contributo – spiega – deve essere utilizzato esclusivamente per agevolare e incentivare il riutilizzo delle acque e la tutela ambientale e sarà erogato dal gestore del servizio idrico integrato, l’Acquedotto Pugliese, solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione tecnico-economica dell’Autorità idrica pugliese. Potranno usufruirne i gestori pubblici di impianti di recupero realizzati ai sensi del decreto ministeriale 12 giugno 2003 n. 185 e in prevalenza finanziati con fondi europei o del bilancio autonomo della regione, a condizione che l’impianto di recupero sia strettamente connesso alla rete di distribuzione e riutilizzo”.
“Il contributo non potrà essere superiore al 50% delle risorse utilizzate da AQP – prosegue Amati – per gestire impianti simili, detratti i ricavi conseguiti dalla vendita dell’acqua. Questa norma mette ordine – conclude – in un settore che parla la lingua del futuro, ma ancora troppo assoggettato alle finanze pubbliche, cioè le tasse dei cittadini, nonostante sia nelle condizioni (con opportuni accorgimenti) di camminare da solo, se solo si ampliassero le reti di distribuzione e quindi i soggetti utilizzatori”.