Depuratori, Amati: “Un’unica condizione ecologica all’idea di convogliare a Fasano i reflui di Locorotondo: centrale idroelettrica per pubblica illuminazione gratuita”

“Finalmente sembra materializzarsi la vecchia idea di convogliare a Fasano i reflui di Locorotondo, così da eliminare il recapito nel sottosuolo e il depuratore. Ottima idea a due condizioni ecologiche: la prima, irrinunciabile, la previsione di una centrale idroelettrica al salto di Laureto per alimentare gratuitamente la pubblica illuminazione di Fasano e la seconda – da valutare – il transito di reflui affinati per distribuirli lungo il percorso e ridurre l’uso di acqua potabile. Su quest’ultima condizione emerge, ovviamente, la decisione di non eliminare il depuratore di Carovigno e ottenere dal programma il risultato – già di suo straordinario – della dismissione del recapito nel sottosuolo.”

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“È un’idea maturata oltre dieci anni fa, stralciata però dei depuratori di Martina Franca e Cisternino. Riguarda la connessione del sistema fognario-depurativo di Locorotondo al sistema di depurazione, riuso e potabilizzazione di Fasano, che ha nel lago Forcatella – invaso artificiale di 5 milioni di litri, al servizio di una rete d’irrigazione allo stato di 30 chilometri – il suo approdo di straordinaria avanguardia.
Ciò detto, mi stupisce la mancata previsione – almeno allo stato – di due segmenti tecnologici. Il primo, irrinunciabile e condizione per ogni tipo di consenso ecologicamente orientato – riguarda la realizzazione di una centrale idroelettrica sul notevole salto geologico di Laureto, per non buttare energia e per alimentare gratuitamente – in tutto o in parte – la pubblica illuminazione di Fasano. Il secondo, invece, da valutare nella sua fattibilità, riguarda la possibilità di far partire i reflui di Locorotondo nella condizione affinata, così da poterli utilizzare lungo il percorso – penso per esempio allo Zoosafari di Fasano – e porre in essere la buona pratica del riuso. In questo caso, lo schema eliminerebbe solo il recapito di Locorotondo e non il depuratore, obiettivo inferiore ma certamente importantissimo.
Per valutare questi aspetti, in ogni caso, ho chiesto un’audizione in V Commissione per saperne di più.”

GAS, XILELLA E IL CAMMELLO DELLA DISFATTA PER I NO-TUTTO

Vorrei prenotare una ristampa del Quotidiano di ieri. E le copie vorrei regalarle ai No-Tap di ieri, ai No-tutto di oggi e ai No-sempre che verranno. Nei secoli dei secoli. Amen. Vorrei regalare una copia ai No-serbatoio GNL di Brindisi, per dargli la possibilità di immaginarel’edizione del 1 novembre di un anno che verrà, quando i Tornesello e Gioffredi di quel giorno, racconteranno chesso-di una grandissima nave crociera a GNL o sintetico che fa ingresso finalmente nel porto di Brindisi portando in dono ciò che da decenni s’agogna. E il commento, sempre quello dei Tornesello e Gioffredi, sarà certamente tagliente: “Tempo perso, soldi sprecati”. E letto ciò, i No-serbatoto si spazzoleranno i pensieri morti caduti sulla spalla, simili a forfora, voltando le spalle all’amara verità finalmente svelata, come se il discorso non fosse rivolto a loro.

Un’altra copia vorrei regalarla ai No-depuratori: non c’entra con il gas, ma il metodo seguito è lo stesso. Anche qui, sempre in un 1° novembre di un anno ormai vicino, Tornesello e Gioffredi daranno notizia dell’avvio all’esercizio del moderno depuratore Sava-Manduria (per esempio), raccontando la fine dello sversamento reflui nel sottosuolo e a mare, candidando quelle meraviglie se località balneari alla bandiera blu che meritano. E i No-depuratori, presi da amnesia, sottoporranno alla punta del vecchio giradischi il vinile del canto “Avetrana mia”, questa volta festeggiando la fine della dipendenza tossica ai liquami, parola romantica per riassumere le umanissime cacca e pipì. E in versione live confido nell’accompagnamento vocale di Romina Power, amica in spi r

ito, perché non ci conosciamo, e donna sensibileda indirizzare però a cause più salutiste e ambientalmente corrette. Ci sono altre copie? Certo che ci sono. Le vorrei dare ai No-resort di Nardò. Qui non ci sarà, purtroppo, un’edizione del 1° novembre intenta a raccontare il fine lavori di un’opera incastonata nell’incanto rispettoso del paesaggio salentino, per usare al meglio il vento, il sole e il mare, piuttosto che relegarli alla funzione ispiratrice di versi poetici, come se tutti avessimo quell’estro invece raro. E Tornesello e Gioffredi, in questo caso, non potranno fare come Miranda de “Il diavolo veste Prada”, direttrice della rivista Runway intenta a spiegare all’ingenua Andy, nella mirabile scena del maglioncino color ceruleo, quanto anche il lusso serva a fare milioni di euro e innumerevoli di posti di lavoro. Sono finite le copie? Ce ne sono. Ce ne sono.

Qui per motivi di spazio non si possono trattare tutti i No. Ma sono tutti imparentati. Hanno un sottofondo comune. Nascosto. Tanto nascosto che a volte hanno preso pure la piega del No-alla-salute. Dice nulla la vicenda No-vax? Un’idea bizzarra di libertà di scelta, costituzionalmente vietata quando da tale scelta può derivare la malattia degli altri. Equi due domande. Perché gli ispiratori di quasi tutti i No sono sempre le stesse persone (compreso il No all’eradicazione degli ulivi nel caso Xylella da ricordare sempre), impegnate con metodo a eccitare le paure delle persone più ignare per reclutare militanza alla causa antagonista? Perché ci sono amministratori pubblici che avallano queste cause pur conoscendonel’infondatezza? Non è difficile. I primi per la solita avversione ideologica all’economia di mercato, anche nella versione sociale, speranzosi di poter riproporre approcci sconfitti dalla storia sotto le mentite spoglie dell’ambientalismo e della paesologia. I secondi per la paura nei confronti di posizioni sempre aggressive, intolleranti ranti, verbalmente squadriste e quindi totalitarie, dal tono sempre improntato all’argomento contro l’uomo, per cui non va contrastato ciò che si dice ma la credibilità morale e personale di chi lo dice, insinuando traffici d’interessi quasi sempre insussistenti. Ce un’ultima copia? È quella che terrò per me. Servirà per guardarla spesso, so prattutto quando finirà; perché tutto finisce, compreso l’impegno pubblico. La guarderò per ripensare al momento dei Si quando era più facile, assecondando la vanità, associarsi ai tanti No. A quando, forse per un’impronta di cultura biblica, da chierichetto, tuonava il divieto di farsi guide cieche e così finire per filtrare moscerini con obiezioni marginali eingoiare il cammello della disfatta. E alla memoria di disfatte che è meglio non vengano più, la dedica più appropriata dell’edizione di Quotidiano di mercoledi 1° novembre 2023.

Piano casa, Azione: “Bene ddl. Proporremo piccole modifiche per renderlo più green, ammettendo anche le zone A, D e a standard”

Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e i Consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo, e il responsabile regionale urbanistica Anna Martellotta.

“Va bene il disegno di legge della Giunta per il nuovo Piano casa. Proporremo piccole modifiche per renderlo più compatibile con le indicazioni contenute nella proposta di direttiva europea Prestazioni Energetiche degli Edifici (Casa green), ammettendo tra gli ambiti consentiti anche le zone A, D e a standard.
L’obiettivo delle nostre proposte di modifica è la promozione degli interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico di tutto il parco immobiliare pugliese, così da ridurre le emissioni nocive del 50%, entro il 2030, e del 100% entro il 2050.
La riuscita di tutte le iniziative ambientali, come quella del Piano casa, è strettamente legata all’economia di mercato, con alti profili di socialità. Infatti: riqualificare il patrimonio edilizio e ridurre le emissioni nocive, soprattutto per gli immobili più vecchi, non può che avvenire attraverso un sistema di incentivi volumetrici, forieri peraltro di gettito fiscale statale e locale (oneri di urbanizzazione e monetizzazione degli standard). Fuori dal sistema degli incentivi volumetrici ci pare quasi impossibile raggiungere il risultato dell’efficientamento e della riduzione delle emissioni nocive, a meno che non si usi la leva della maggiore tassazione per coprire nuovi bonus; cosa già di suo insostenibile ma impossibile in un tempo d’inflazione galoppante.
Accanto a questi evidenti profili ambientali, da raggiungere utilizzando le leggi del mercato, rilevano profili sociali di grande importanza, a cominciare dal sostegno a un settore ad alta densità di posti di lavoro (il piatto a tavola) e la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria con l’utilizzo degli introiti da oneri di urbanizzazione e monetizzazione degli standard per rendere le città più vivibili e quindi più amiche della socialità.
Il tutto lasciando la decisione ai comuni, ovviamente, nell’ambito del proprio potere d’indicare la trama amministrativa da dare al proprio territorio, perché la legge regionale sul Piano casa è solo uno strumento di semplificazione procedurale rispetto a competenze che i comuni già hanno, ma legati da regole molto tortuose e perciò idonee alle lungaggini e alla frustrazione di speranze orientate al benessere.”

Liste attesa. Azione: “30 milioni tutti alla sanità privata, senza risolvere il problema dell’attesa. Serve la nostra legge”

”Non ci voleva un mago per prevedere l’utilizzo dei 30 milioni di risorse messe a disposizione del recupero delle liste d’attesa: sono state interamente assegnate al privato convenzionato, senza risolvere il problema delle liste d’attesa, così come risulta da tutti i dati disponibili e anche dalle dichiarazioni in Commissione dei rappresentanti delle ASL. Serve al più presto la riproposizione della nostra proposta di legge, magari sottoscritta dagli altri gruppi politici, perché i problemi organizzativi non si risolvono aumentando le risorse, così come finalmente hanno colto anche molti colleghi sino a qualche tempo fa ostili alle nostre idee e proposte.”

Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e i consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.

“18 milioni ai tre grandi ospedali privati convenzionati e gli altri 19 alle altre strutture private convenzionate. È sintetizzabile in questo il Piano di recupero delle prestazioni ineseguite, giustificato dal fatto che le strutture pubbliche non sono nelle condizioni di farcela, nonostante l’attribuzione delle quote di fabbisogno tra pubblico e privato convenzionato direbbe ben altro; per cui o è sbagliato il riparto del fabbisogno, o stiamo pagando due volte le stesse prestazioni, oppure – ma saperlo non sia questa l’ipotesi – stiamo parlando di sanità pubblica solo sulla carta.
“E il bello di questa storia è che non sappiamo nel dettaglio quante sono le prestazioni ambulatoriali e chirurgiche contabilizzate dopo il recall e oggetto dei 30milioni assegnati e non sappiamo su quali tempi medi di esecuzione delle prestazioni da recuperare è stata effettuata la contabilizzazione e quindi l’attribuzione delle risorse. Non sappiamo a quanto ammonta la riduzione del fabbisogno assegnato a ogni ASL in forza delle prestazioni da recuperare,
assegnate e pagate ai privati convenzionati, così da comprendere la dinamica sui tetti di spesa.
“Insomma, sono parecchie le cose che non si sanno, mentre è chiarissima la difficoltà delle persone in fila dinanzi al CUP. E mentre tutto ciò accade, ci ritroviamo spesso a tergiversare sull’intero scibile in materia sanitaria, senza mai considerare che accanto ai problemi generali e comuni del Paese su questo argomento, ci sono pure i nostri problemi organizzativi che da anni attendono di essere invano risolti. Per cui, la di ripresentazione della nostra proposta di legge si avvicina con grande velocità.”

Centro malattie neuromuscolari, Amati: “Invece di farne uno subito ci lanciamo nell’ipotesi di farne tre. Sulla carta. E il tempo passa, purtroppo”

Dichiarazione del Presidente della Commissione Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“Invece di fare un Centro per malattie neuromuscolari al più presto – come deciso dalla Giunta regionale, per colmare il ritardo e come in tutte le regioni italiane anche più grandi – in Puglia c’è un tavolo di lavoro che in diverse settimane ha partorito solo l’idea di farne tre.
E tutto questo forse per nascondere le difficoltà strutturali del Policlinico, che in 3.000 metri quadrati di spazi per la neurologia non può ovviamente ricavare 2.000 metri quadrati per le malattie neuromuscolari. E il tutto senza considerare la necessità di dotare il Centro di piscina per l’attività fisiatrica, indispensabile per un’assistenza all’avanguardia. Ma poiché la differenza tra noi politici e i burocrati consiste nel fatto che per noi sono irrilevanti sia il luogo dove farlo che tutti gli ingranaggi sulla gestione, importandoci solo la realizzazione al più presto, attenderemo un altro mese per capire come va a finire questa ulteriore puntata di giustificazioni per ottenere un rinvio; trascorso il quale – speriamo di no – la battaglia si farà ancora più dura e senza particolare diplomazia. A noi interessa solo e soltanto il Centro per malattie neuromuscolari, fatto al meglio, anche meglio rispetto alle altre regioni, utilizzando al massimo del potenziale il personale scarso di cui disponiamo – altro che tre centri – e il tutto al più presto.”

Bollette gas, Azione: “SÌ a Tap ma vogliamo compensazioni della Marzano per sconti in bolletta. La battaglia aspra ha portato frutti. Grazie a tutti”

“I pugliesi potrebbero risparmiare sulla bolletta del gas, usando una legge dello Stato (Marzano) che offre alla Regione la possibilità di applicare automaticamente le compensazioni per riequilibrio territoriale. Una lunga battaglia, utilizzando anche l’ostruzionismo, per provare a fare qualcosa di buono.
Da oggi siamo tutti SÌ Tap e SÌ alle infrastrutture energetiche, ma con la schiena dritta.”

Lo dichiarano il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e i Consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.

“Nell’ottobre scorso, in piena crisi energetica, approvammo una norma per ottenere, finalmente, le compensazioni Tap; la norma fu impugnata dal Governo nazionale dinanzi alla Corte costituzionale.
In quel giudizio la Regione si è costituita, spiegando per mezzo dell’Avvocatura
un’eccellente difesa delle nostre ragioni; la Corte costituzionale aveva fissato l’udienza per lo scorso 19 settembre. In vista dell’udienza il Governo nazionale impugnante, grande stranezza, richiedeva un rinvio nell’attesa di modifiche alla legge (ossia rinuncia all’automatismo delle compensazioni) da parte della Regione. Dall’eventuale decisione della Corte costituzionale, probabilmente non evitata con la norma approvata oggi, capiremo se la Regione potrà imporre a Tap di versare diversi milioni di euro a titolo di sconti in bolletta, oppure qual è il senso, o l’interpretazione corretta, da attribuire alla legge Marzano.”

Infrastrutture, Amati: “Cantieri per eolico offshore a Taranto. Ottimo. E Brindisi? Non c’è spazio perché no-a-tutto colpisce ancora”

“Stanno per arrivare 420milioni per la cantieristica navale destinata alla produzione di tutto ciò che occorre per sviluppare l’eolico offshore. E questi soldi saranno destinati ai porti meridionali capaci di mettere a disposizione aree idonee. L’ottima notizia è che Taranto ha i requisiti e può essere candidata. La pessima notizia è che Brindisi non ha i requisiti perché il no-a-tutto si è accanito negli anni scorsi sulla contrarietà alla colmata di Capobianco, ammazzando ogni tipo di prospettiva alla polifunzionalità industriale: polifunzionali certamente, ma nella scrittura di comunicati stampa e nell’organizzazione di manifestazioni contro ogni forma di sviluppo ecologico.”

Lo dichiara il Consigliere e commissario regione di Azione Fabiano Amati.

“Il prossimo decreto energia conterrà una disposizione di stanziamento di 420milioni di euro, per individuare aree demaniali marittime nelle regioni meridionali, finalizzate all’insediamento della cantieristica navale, per la realizzazione di infrastrutture volte ad assicurare l’autonomia energetica nazionale, attraverso la produzione di piattaforme galleggianti e di infrastrutture energetiche funzionali, l’assemblaggio e il varo delle piattaforme medesime, e per l’installazione di impianti di produzione di energia eolica in mare.
Il porto di Taranto ha certamente i requisiti per essere prescelto; il porto di Brindisi, invece, non potrà farsi trovare pronto all’appuntamento per i clamorosi ritardi sul procedimento di realizzazione della colmata di Capobianco. Certo, Taranto è Puglia, ma non sarebbe stato più bello avere due siti, uno sullo Ionio e l’altro sull’Adriatico, per confermarsi campioni di infrastrutture energetiche accordate con la sicurezza ambientale? Non sarebbe stato più bello lasciare il posto di comando nelle manifestazioni no-a-tutto, che finiscono per agevolare l’inquinamento per la mera nostalgia – tutta ideologica – di combattere sotto mentite spoglie l’economia di mercato e il capitalismo? La nostalgia delle vecchie ideologie non è una politica, tantomeno ambientale.”

Neuropsichiatra Bitonto, Amati: “La sede c’è, grazie al Comune. Ora subito appalto lavori. Lunedì prossimo il cronoprogramma”

Dichiarazione del Presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati.

“La sede per il Centro di neuropsichiatria infantile di Bitonto è stata messa a disposizione della ASL di Bari, grazie alla disponibilità del Comune di Bitonto e alla collaborazione della Città metropolitana di Bari.
Si tratta dell’ex plesso scolastico San Carlo, di proprietà comunale; ora bisogna affrettarsi per la realizzazione dei lavori, stimati con progetto di fattibilità per euro 870mila. All’interno della struttura saranno pure allocati, oltre alla neuropsichiatria infantile, altri sevizi sanitari territoriali da concordare tra Asl e Comune di Bitonto.
Sul punto del cronoprogramma, ossia ciò che rende credibili gli amministratori pubblici, la riunione della Commissione è stata aggiornata a lunedì prossimo.
Ringrazio per la collaborazione il sindaco del Comune di Bitonto Francesco Ricci e il Presidente della Città metropolitana di Bari Antonio Decaro.”

Dipartimenti Asl BR, Azione: “250mila euro annui, per 11 dipartimenti, pagandoli più di tutti e spesso violando il regolamento della stessa ASL”

Dichiarazione del Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e dei Consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.

“Dipartimenti quarta puntata: BR. I dipartimenti in attività per la ASL di BR sono 11, per un costo annuo di euro 254.999,81 a titolo d’indennità erogata ai rispettivi direttori, in numero decisamente maggiore rispetto ai 3 previsti di norma dalla legge. A ciò si aggiunga che i direttori dei dipartimenti della ASL BR sono quelli meglio pagati di tutte le altre ASL o AUO della regione.
Allo stato non risultano pervenuti i verbali delle riunioni e la fissazione degli obiettivi di tutti i dipartimenti e pertanto la possibilità di controllo si articola a macchia di leopardo.
Anche con riferimento alle relazioni sulle attività degli anni scorsi, risultano redatti – per gran parte dei dipartimenti – in concomitanza con l’avvio dell’indagine conoscitiva della Giunta regionale, lasciando supporre – almeno per gli anni precedenti al 2022 – la carenza di numerosi atti a riprova delle attività compiute e degli obiettivi raggiunti.
Circa la tipologia funzionale degli 11 dipartimenti, essi sono così organizzati: assistenza territoriale; medico; farmaceutico; salute mentale; chirurgico-ricostruttivo; onco-ematologico-radioterapico-radiodiagnostico; direzioni mediche dei presidi ospedalieri; medicina di laboratorio; emergenza-urgenza; giuridico-amministrativo; prevenzione.
Ci pare di poter dire, infine, la eccessiva e disfunzionale quantità degli 11 dipartimenti, da ridurre ai tre previsti di norma, dalla legge nazionale, con ampliamento – considerata la dimensione territoriale molto piccola della ASL BR – a non più di qualche ulteriore dipartimento per macro-aree disciplinari.
E non si dica, come pure è stato detto per altre Asl, che il numero eccessivo dipende dall’organizzazione complessa, poiché altre Asl o AUO italiane o della stessa Puglia, con complessità decisamente superiore, risultano avere un numero di dipartimenti e relativi costi decisamente inferiori. In coerenza con l’attività ispettiva e di controllo avviata con la decisione della Giunta regionale, c’è bisogno di razionalizzare un fenomeno, quello dei dipartimenti, abbastanza fuori controllo.”

Centro neuromotulesi Ceglie, Amati: “Nostra proposta per mettere fine a illegalità è sabotata da burocrazia”

“Una nostra proposta di legge, per riportare nell’alveo della legalità la situazione del Centro neuromotulesi di Ceglie Messapica, non può essere esaminata a causa di un sabotaggio, speriamo involontario, della burocrazia dell’assessorato della sanità. Sono mesi, infatti, che si attende un semplice referto tecnico, ossia un’attestazione sulla sussistenza o meno di oneri, che purtroppo non arriva mai.
La nostra proposta di legge intende riportare nell’alveo della gestione pubblica il servizio, così da attivare finalmente un Centro regionale risvegli. E pensare che l’affidamento provvisorio avvenne nel 2000, cioè 23 anni fa, a titolo di sperimentazione gestionale e per la durata massima di 10 anni. Dalla scadenza del contratto, purtroppo, l’attività continua senza alcun titolo, per cui i dirigenti della ASL pagano in modo inappropriato il servizio.”

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati di Azione Fabiano Amati, promotore con il Consigliere Mauro Vizzino, della proposta di legge per riportare nella gestione pubblica il Centro neuromotulesi di Ceglie Messapica.

“Nel 2000, e con una serie di atti che a rileggerli incutono inquietudine, il Centro neuromotulesi di Ceglie Messapica fu affidato – provvisoriamente (?) – alla Fondazione Silvana Paolini Angelucci-Tosinvest sanità-San Raffaele, con una durata di 5 anni più 5 e con formidabili ambizioni d’assistenza.
Siamo a fine 2023 e tale gestione provvisoria e di sperimentazione gestionale continua di fatto e senza alcuna copertura contrattuale, nonostante vari tentativi di avviare una gara a evidenza pubblica.
La Asl Brindisi paga, dunque, circa 10 milioni di euro annui senza alcun atto negoziale e in virtù di proroghe di fatto non appropriate con riferimento alle regole della pubblica amministrazione.
In disparte eventuali problemi di responsabilità a titolo di danno erariale, risulta giunta l’ora di smetterla con la gestione provvisoria (per 23 anni?) o di sperimentazione gestionale, riportando l’idea originaria di un Centro risvegli pubblico e all’avanguardia nell’alveo della gestione pubblica della ASL Brindisi e con la collaborazione delle Università pubbliche pugliesi.
In questo senso sin dal maggio scorso, cioè cinque mesi fa, abbiamo depositato una proposta di legge per accordare il Centro di Ceglie Messapica alle ragioni dell’amministrazione pubblica, il nostro datore di lavoro; ma da allora abbiamo registrato una serie di ritardi ingiustificabili nella predisposizione degli atti burocratici necessari all’esame della proposta.
E poiché l’attività binaria di sollecitazione non ha sortito effetti, non resta che la denuncia pubblica, anche per riportare tutti sotto l’insegna per cui siamo chiamati a svolgere la nostra funzione, la Regione Puglia, senza alcun sbandamento nei confronti di altri interessi, certamente legittimi, ma interferenti con la programmazione assistenziale pubblica.
Si tenga conto, peraltro, che di recente sono stati avviati i lavori di costruzione di un immobile in ampliamento, per ampliare l’attività al risveglio, evitando per i pugliesi viaggi della speranza e ampliando la reputazione sanitaria del nostro sistema.
Cosa c’è di sbagliato in tutto questo, tanto da meritare inerzia ingiustificata?”